A stretto contatto col Covid-19

Intervista al Dottor Luca Scala, medico dell'Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar che ha lavorato a stretto contatto con le persone affette da Codiv-19

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Medici dell'Ospedale di Negrar
Tempo di lettura articolo: 5 minuti

In questo ultimo periodo ci siamo trovati tutti, escluso nessuno, immersi in questa situazione sconosciuta, confusa e soprattutto grave. Abbiamo affrontato momenti davvero difficili, ma fortunatamente ci sono stati davvero dei lati molto positivi in tutto questo: è diminuito l’inquinamento, il traffico e lo spreco di alimenti, la maggior parte dei cittadini si sono responsabilizzati nell’osservazione delle norme, si è incentivata la digitalizzazione e l’alfabetizzazione informatica ma soprattutto tutti sono  diventati più solidali, più socievoli e desiderosi di interagire con il prossimo.

L’aiuto di operatori, infermieri e medici è stato estremamente essenziale, perciò abbiamo deciso di intervistare il Dottor Luca Scala, impiegato in medicina generale dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar che ha lavorato e dato una mano negli ultimi mesi agli affetti da COVID-19.

Buongiorno Dott. Scala, in questo periodo sentiamo parlare di epidemia e anche di pandemia. Quale differenza c’è tra le due? 

L’epidemia è una patologia che si diffonde fino a colpire un gran numero di persone in un territorio più o meno vasto. La pandemia si diffonde in una zona più vasta in diverse aree del mondo. La pandemia può essere estremamente grave per la mancanza di difese immunitarie. L’11 marzo 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che il focolaio internazionale di infezione da nuovo coronavirus SARS-CoV-2 è considerato una pandemia.

Come avviene il contagio da Coronavirus?

Dobbiamo prima sapere che cosa sono i Coronavirus. I coronavirus (CoV) sono un’ampia famiglia di virus respiratori che possono causare malattie da lievi a moderate, dal comune raffreddore a sindromi respiratorie come la MERS (sindrome respiratoria mediorientale, Middle East respiratory syndrome) e la SARS (sindrome respiratoria acuta grave, Severe acute respiratory syndrome). Sono chiamati così per le punte a forma di corona che sono presenti sulla loro superficie. I coronavirus sono comuni in molte specie animali (come i cammelli e i pipistrelli) ma in alcuni casi, se pur raramente, possono evolversi e infettare l’uomo per poi diffondersi nella popolazione. I coronavirus umani conosciuti ad oggi, comuni in tutto il mondo, sono sette, alcuni identificati diversi anni fa (i primi a metà degli anni Sessanta) e alcuni identificati nel nuovo millennio. Il 9 gennaio 2020 l’OMS ha dichiarato che le autorità sanitarie cinesi hanno individuato un nuovo ceppo di coronavirus mai identificato prima nell’uomo, chiamato SARS-CoV-2. Questo virus è associato a un focolaio di casi di polmonite registrati a partire dal 31 dicembre 2019 nella città di Wuhan, nella Cina centrale. L’11 febbraio l’OMS ha annunciato che la malattia respiratoria causata dal nuovo coronavirus è stata chiamata COVID-19. I coronavirus umani si trasmettono da una persona infetta a un’altra attraverso la saliva, tossendo e starnutendo, contatti diretti personali, toccando con le mani contaminate (non ancora lavate) bocca, naso o occhi; raramente la trasmissione può avvenire mediante una contaminazione fecale. Sulla base dei dati oggi conosciuti la modalità principale di trasmissione del coronavirus SARS-CoV-2 avviene mediante contatto con pazienti sintomatici, cioè persone che hanno contratto l’infezione e hanno già manifestato i sintomi della malattia. L’OMS è a conoscenza di una possibile trasmissione del virus da persone infette ma ancora asintomatiche e molti sono gli studi in corso per ampliare le conoscenze sulle modalità di trasmissione di SARS-CoV-2.

Quali sono gli effettivi sintomi che una persona prova dopo essere stata contagiata?

I sintomi più comuni nell’uomo includono febbre (talvolta elevata), faringodinia, tosse secca e stizzosa, dolori muscolari diffusi, astenia. Segnalo anche la perdita del gusto (ageusia). I casi gravi si caratterizzano da difficoltà respiratoria e polmonite che devono essere trattati in regime di ricovero ospedaliero.

Quale terapia viene adottata per curare le persone che risultano positive?

Non esistono trattamenti specifici e al momento non sono disponibili vaccini per proteggersi dal virus. Fino a pochi mesi fa non ne conoscevamo l’esistenza. Tuttavia vengono trattati i vari sintomi della malattia come la febbre elevata e la tosse. In caso di difficoltà respiratoria l’ossigenazione del Paziente deve essere normalizzata mediante il supporto di ossigeno. Nei casi più gravi si utilizzano farmaci come eparine a basso peso molecolare per rendere il sangue più fluido così da evitare eventi trombo-embolici. Ci sono inoltre altre terapie che sono tuttora oggetto di studio e di sperimentazione, come: i farmaci antivirali; la clorochina/idrossiclorochina, un farmaco di prima linea usato nel trattamento e nella prevenzione della malaria che è in grado di inibire la crescita di diversi virus a DNA e RNA tra cui diversi Coronavirus umani; il tocilizumab, farmaco utilizzato per l’artrite, sembra offrire risultati incoraggianti sul miglioramento clinico; il plasma dei Pazienti guariti. In queste persone infatti si sviluppano anticorpi contro il coronavirus che possono servire, a chi è malato, per combattere l’infezione . Attualmente in alcune città d’Italia come Mantova, Padova, Lodi e Pavia, sono partite delle sperimentazioni che dimostrano i primi risultati di successo in Pazienti gravi.

Come funzionano i test per la diagnosi?

Ci sono due test diagnostici. Il primo è quello basato sulla ricerca dell’RNA virale mediante il tampone rino-faringeo, il secondo si esegue con un prelievo di sangue venoso ed è un test sierologico perché ricerca la presenza o meno di anticorpi contro il virus; tuttavia non è attualmente dirimente per la diagnosi di infezione in atto in quanto l’assenza di anticorpi non esclude la possibilità di un’infezione in fase precoce, con relativo rischio che un individuo, pur essendo risultato negativo al test sierologico, possa essere contagioso.

Come vi preparate prima di entrare nelle stanze degli infetti?

Questa è una procedura importantissima sia nella vestizione dei dispositivi di protezione, sia nella svestizione. Deve avvenire in un ambiente idoneo, rispettando delle precise sequenze di vestizione e di svestizione davanti ad uno specchio e per le prime volte sotto l’osservazione di un secondo operatore addestrato.  Per comprendere tale procedura invito ad andare al seguente indirizzo: https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-ipc-video-vestizione-svestizione 

Come vive questa situazione? Ha paura di recarsi al lavoro ogni giorno?

Io lavoro all’Ospedale di Negrar nel reparto di Medicina Interna che ha ospitato i Pazienti affetti da Covid-19. I primi giorni sono stati veramente complicati perché le competenze erano limitate e si doveva creare rapidamente la migliore struttura organizzativa possibile. Soprattutto all’inizio devo ammettere di aver provato paura, che è stata, però, ben presto superata grazie alle conoscenze sul virus, alla collaborazione e affiatamento con tutti i medici, infermieri e operatori sanitari, e al desiderio di essere utile ai malati.

Come protegge lei e la sua famiglia dal possibile contagio?

Fin dai primi giorni di contagio con grande dispiacere ho prudentemente lasciato la famiglia isolandomi in un appartamento.

Sono diminuiti i ricoveri dopo questa forzata quarantena?

Capisco quanto possa essere stato difficile il lungo periodo di isolamento, non dimenticando la preoccupazione economica di quanti non hanno potuto lavorare, ma è stato fondamentale per arrestare la diffusione del virus.

Quando potremo sperare di aver debellato questo virus?

I dati sono ogni giorno più confortanti e infatti il trend dei nuovi contagiati da Covid-19 in Italia è in calo. Il valore RT, che misura la potenziale trasmissibilità del virus nel tempo dalla fine del lockdown, conferma che il rischio sta diminuendo. Personalmente raccomanderei ancora un pò di prudenza e pazienza, ma sono certo che assaporeremo l’estate senza mascherine.

Intanto ringraziamo il Dottor Scala per aver risposto alle nostre domande, speriamo di aver fatto almeno un po’ di chiarezza su questo argomento assai complicato e ignoto e, come tutti, confidiamo nel miglioramento completo di questa situazione. 

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