La storica biblioteca viene gestita dall’Ordine del Capitolo dei Canonici della Cattedrale, fin dai tempi dei monaci amanuensi, che hanno contribuito sensibilmente al suo arricchimento e, quindi, anche della città; ad oggi è una delle poche funzionante e aperta al pubblico. Nonostante non venga comunemente considerata come una delle attrazioni principali della nostra città, spesso vengono gruppi di studiosi da tutto il mondo per compiere le proprie ricerche sulle tracce di libri passati. La maggior parte dei libri è scritta in pergamena, materiale derivato dal dorso della pecora, che viene fatto essiccare attraverso un trattamento costoso, ma che la rende molto più resistente rispetto ad altri materiali, come per esempio il papiro, che è meno costoso da produrre, ma che possiede minor resistenza all’umidità (fattore che era presente in abbondanza nelle biblioteche di un tempo).

Questa biblioteca vanta tra i suoi abituali frequentatori del passato Dante e Petrarca: Dante studiò qui quando fu ospite della famiglia Della Scala, mentre Petrarca al suo interno scoprì le lettere Ad Atticum di Cicerone, il cui contenuto, infatti, fu dal Petrarca stesso recuperato. Il centro culturale è sopravvissuto a diverse e terribili calamità come la peste, incendi e alluvioni, oltre alle due Guerre mondiali. Proprio durante una di queste, in seguito all’arrivo di un esercito di Lanzichenecchi in città, il bibliotecario nascose i volumi ritenuti da lui più importanti; egli però morì di peste poco tempo dopo e i libri andarono apparentemente persi. Vennero recuperati solo grazie alla testardaggine di Scipione Maffei (in verità, dal bibliotecario dell’epoca che Maffei ossessionava tutti i giorni affinché lo aiutasse nella ricerca): questo ritrovamento fece sì che molti nobili regalassero alcuni dei loro volumi alla biblioteca – lo stesso Maffei lasciò in eredità la sua collezione personale.

Il 7 gennaio 1945 il salone principale venne distrutto da un bombardamento tedesco e i libri devastati; quel che ne rimaneva fu inglobato nel ghiaccio (aveva nevicato proprio quella notte). Grazie all’aiuto di tutta la cittadinanza furono recuperati, e quelli con meno danni sono ancora qui conservati. Fortunatamente 5300 libri erano stati spediti in Lessinia per tenerli al sicuro durante la guerra e vennero salvati. La sala bombardata distrutta venne ricostruita, anche se non bella come quella originale, con gli scaffali a vista pieni zeppi di volumi. Nonostante la nostra biblioteca sia stata messa spesso in pericolo da eventi di natura climatica e umana, è sempre riuscita a rimettersi in sesto.












