Il verbo fare deriva dal latino facere che significa “credere, costruire e creare” ed è quindi legato ai concetti di produzione e azione. La comunità Fuori C’entro della Cooperativa Sociale Monscleda Onlus di Roncà ha compreso perfettamente questo concetto con il progetto Shopper bag.
L’idea è nata dalla psicoterapeuta Milena Siliprandi, la quale lavora all’interno della cooperativa e che ha avuto la possibilità di realizzarlo affiancata dall’educatrice Elisa Piccoli. Questo nuovo progetto è nato per permettere ad ognuno di sviluppare e migliorare le proprie competenze personali attraverso il fare. Il progetto è inserito all’interno di un percorso di psicoterapia creativa di gruppo, il quale permette di creare relazioni e offre la possibilità agli ospiti di relazionarsi e conoscersi l’un l’altro al di fuori della vita di tutti i giorni, scoprendo nuovi aspetti di ognuno.

Attraverso il fare insieme ad altri si sentono bene, scoprono di avere competenze e ciò migliora l’immagine che hanno di sé stessi. “Anche nelle persone con disturbi mentali, se ci relazioniamo con la loro parte sana, emergono delle competenze, le quali attraverso il progetto vengono cercate per essere messe in gioco, permettendo loro di fare esperienze di “normalità“, afferma la psicoterapeuta.
A questo proposito abbiamo intervistato l’educatrice Elisa Piccoli.
Qual è stato il tuo ruolo all’interno del progetto?
“Il mio ruolo è quello di affiancare la terapeuta nell’esecuzione effettiva del lavoro, come supporto degli ospiti. Si è attuato un lavoro di ricerca con la persona per capire le abilità di ognuno per farle riemergerle e per riattivare i pazienti. Ad esempio, una signora ha scoperto di essere molto capace con la macchina da cucire. In passato aveva lavorato come sarta, ma poi con la malattia l’abilità era stata messa da parte e infine dimenticata.”
Grazie al progetto quali cambiamenti si sono potuti osservare nei pazienti?
“Si sono potuti osservare dei notevoli cambiamenti nei pazienti. Il progetto ha permesso a ognuno di loro di vedere se stessi e i compagni in maniera diversa. Abbiamo dato possibilità ad ognuno di esprimersi liberamente e sperimentare le diverse fasi del lavoro, migliorando l’autostima percependosi più utili e capaci, vedendo realizzare manufatti con una precisione che non si potevano aspettare prima. Vedendo come il prodotto che fanno viene venduto e apprezzato dai clienti si sentono gratificati. All’ inizio realizzavamo oggetti molto semplici su richiesta di ciò che gli ospiti volevano fare, soffermandoci anche sul significato del tipo di prodotto, poi, man mano, abbiamo cominciato a spaziare, realizzando oggetti sempre più elaborati.”
Progetti simili erano già stati realizzati in passato?
“Assolutamente no, questa è stata la prima volta che un progetto del genere veniva realizzato. Grazie a questo, gli ospiti si sono risvegliati e riattivati, dando loro la motivazione di prendersi un impegno”.















