A partire dal 1963 quello che oggi conosciamo come il più accanito tifo gialloblu cominciava ad aggregarsi nello spicchio dello stadio Marcantonio Bentegodi ora denominato Curva Sud. Le Brigate Gialloblu, così si chiamano oggi coloro che si riuniscono in quella parte di anello, nel corso del tempo sono diventate un vero e proprio simbolo della città, unendo il popolo veronese, giovane e non, in un unico coro per sostenere la squadra scaligera ed entrando nel cuore di tutti i tifosi, anche quelli che non occupano direttamente un posto nel settore.

I problemi comportamentali che però rendono, in questo momento, la tifoseria dell’Hellas Verona, e soprattutto della Curva, una delle più al limite sono innegabili. I primi attacchi verbali sono iniziati nel 1983, con uno striscione contro il giocatore brasiliano Dirceu José Guimaraes, dopo essere passato dal club scaligero al Napoli, storica rivale della squadra veneta. Seguì poi una serie interminabile di eventi di razzismo, come l’impiccagione di un manichino di colore nero creato per contestare l’acquisto del giocatore olandese di colore Maickel Ferrier, oltre quelle di discriminazione territoriale contro gli italiani meridionali e di manifestazioni a favore del nazismo, dovuti alla radicale ideologia di estrema destra di molti gruppi che hanno occupato i seggiolini della Sud. Sfortunatamente, l’aggressività di alcuni di questi tifosi si è diffusa addirittura fuori dai confini del Bentegodi, causando vere e proprie devastazioni di luoghi abitati, come il “saccheggio di Brescia” e la devastazione del paese di Cavalese.

Molti presidenti si sono succeduti in questi anni e quasi tutti si sono visti essere indotti, se non addirittura obbligati, dai sostenitori scaligeri cambiare idea sull’acquisto di un calciatore di colore o meridionale, all’epoca infatti solo il presidente Chiampan si era opposto al discutibile tifo veronese. Tutto ciò fino ad arrivare a Setti, che, salito al comando nel 2012, sembra aver migliorato la condotta delle Brigate Gialloblu, come afferma il tifoso Loris Albertini, in curva da ormai 25 anni: ”La mia opinione nei confronti di Setti è positiva. Ovviamente all’interno della Curva c’è chi è pro e contro il suo operato, ma io sono a suo favore perché ha cambiato la mentalità del razzista tra gli ultras. Infatti, a forza di multe e multe, ci sono quelli che da una parte hanno capito che era il momento di smetterla, però dall’altra ci sono quelli che continuano a compiere gesti espliciti e illegali. Quindi, Setti prima ha bandito certi tifosi di una determinata sezione della curva, chiamata Inferno, i quali erano legati al circolo di droga e poi è riuscito a sfruttare il periodo in cui in Italia le squadre iniziavano a acquistare sempre più giocatori non italiani, molti dei quali erano di colore. In questo momento, l’attuale consulente sport dei gialloblu, è riuscito sia a comprare calciatori stranieri sia a farli integrare e “amare” anche dal gruppo di tifosi con la mentalità un po’ meno aperta”.
Perciò, si può dire che il lavoro svolto, negli anni, da Setti per ricostruire una curva più “tifosa” nel vero senso del termine e meno “criminale” ha ottenuto ottimi risultati, riducendo sempre di più le multe e i cori e i canti non graditi che, ancora oggi ma con meno frequenza, in preda all’agonismo possono risuonare all’interno dello stadio.













