Livio Cinetto, un caso di bullismo

In occasione di un incontro sociale nel comune di Buttapietra, parla la famiglia della vittima per sensibilizzare la comunità.

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Livio Cinetto
Livio Cinetto

Durante l’incontro SBULLONIAMOCI, avvenuto l’11 aprile scorso alla Sala Civica di Buttapietra, oltre a introdurre e spiegare il fenomeno del bullismo, è stata raccontata la storia di un ragazzo che ha subito sulla propria pelle questa orribile esperienza e che purtroppo non è riuscito a riprendersi: Livio Cinetto. Livio il 3 giugno 2012 si è tolto la vita a soli 16 anni. Ha deciso di andarsene da solo, nel giardino di casa, per non sentire più le prese in giro dei bulli della scuola che lo avevano preso di mira per il suo peso e per i suoi interessi da “intellettuale”. Purtroppo la sua è solo una delle tante storie che negli ultimi anni è stata narrata.

A raccontarci di lui sono i suoi famigliari, che crearono in suo onore una associazione, AUTO AIUTO LUTTO, che accoglie tutti coloro che devono sperimentare il lutto.

La prima a prendere la parola è Emma, sorella di Livio, che all’epoca aveva 12 anni: “Di lui ricordo soprattutto la gentilezza, era gentile con tutte le persone che incontrava, sempre disponibile verso gli altri. E’ stato molto difficile superare quel periodo, ma ora posso dire che sono orgogliosa che sia stato mio fratello e se fosse qui gli direi quanto gli voglio bene, cosa che non ho potuto fare.” Successivamente parla la madre Roberta, che promise al figlio di creare un’associazione in suo onore. “Livio era un ragazzo solare, allegro, che amava gli abbracci e che parlava molto in famiglia. I suoi riferimenti erano l’amicizia, in cui credeva fortemente, l’onestà, la gratitudine e l’amore. Frequentava il gruppo adolescenti della parrocchia che raggiungeva a piedi ogni mercoledì sera, incurante del tempo. Amava la letteratura e la storia e si cimentava in grandi dibattiti con gli amici, forse risultando noioso per alcuni. Si lamentava per le regole che avevamo in casa, come quella di guadagnarsi con l’impegno le cose che voleva, o le limitazioni sull’uso dei social.

In quel periodo però era contento perché era riuscito ad entrare nella squadra di rugby del paese e perché stava dimagrendo. Era contento anche perché, nonostante sapesse di essere bocciato, avrebbe ritrovato il suo professore preferito l’anno seguente. Avevamo programmato le vacanze estive in campeggio e in montagna. Nessuno di noi immaginava quello che sarebbe successo. Era una domenica mattina e come sempre eravamo andati a mangiare dalla nonna, mentre lui era rimasto a casa come faceva quando aveva le partite di rugby. Inoltre quel giorno doveva partecipare ad un evento musicale. Al ritorno lo abbiamo trovato e da quel giorno la nostra vita è stata sconvolta. Non mi sono sentita più la mamma di nessuno, ed immaginate cosa può essere stato questo per la piccola Emma. Mi sentivo malata, in colpa, e la cosa peggiore è stata la vergogna. Non riuscivo ad uscire di casa, perché sentivo lo sguardo della gente che mi giudicava come madre inetta, che non si era accorta del disagio di suo figlio e che non era riuscita a capirlo e salvarlo. Sono riuscita a chiedere aiuto e ora, dopo 13 anni, va un po’ meglio.”

Livio Cinetto e i suoi genitori
Livio Cinetto e i suoi genitori

Segue la testimonianza del padre, Stefano, che ebbe il dispiacere di trovare il figlio quel fatidico giorno. “Quel giorno l’ho trovato io ed è finito tutto. Sarebbe bastata magari una telefonata di un amico, cinque minuti prima, per distoglierlo da quel terribile pensiero, invece era solo! Ho impiegato mesi a capire cosa l’avesse portato in quel baratro e a combattere con il senso di colpa, ma ho dovuto riprendermi per il bene di Emma. Non abbiamo mai cercato giustizia contro gli esecutori di quel video anche perché all’epoca, come anche oggi, l’istigazione al suicidio è difficilmente dimostrabile. Ci siamo sentiti lasciati soli, soprattutto dalla scuola, che non ha voluto incontrarci e prendere atto dell’accaduto. Ci siamo resi conto che purtroppo non ci sono regole univoche, come succedeva ai nostri tempi, quando c’era più dialogo tra famiglie e si seguiva una linea di condotta comune. Oggi ognuno fa da sé, mancano legami e dialogo sia tra famiglie sia con la scuola.”

Sapete cosa fosse accaduto a scuola?

Abbiamo saputo che era stato preso di mira da alcuni compagni per il suo aspetto e perché aveva confidato il suo interesse per una ragazza ad un amico, ma questa confidenza è diventata di dominio pubblico. Il tradimento dell’amico immagino sia stata una cosa insuperabile. Abbiamo trovato un video postato su Facebook, prontamente rimosso il giorno stesso della tragedia, in cui Livio veniva preso in giro in classe durante un’assemblea in assenza dei professori. Ha subito una violenza psicologica, non fisica. Mostrava una spiccata sensibilità e per questo era considerato diverso e purtroppo non è riuscito a chiedere aiuto nemmeno ai suoi migliori amici o a noi, e in quel momento si è sentito completamente solo.

Perché avete sentito il bisogno di creare l’associazione AUTO AIUTO LUTTO?

Ci siamo resi conto che le famiglie di figli che si suicidano sono dimenticate e quindi abbiamo deciso di diventare testimoni, e portare la storia di Livio per cercare di aiutare altri con la nostra stessa esperienza. Ricordiamo Livio ogni anno con una festa il giorno del suo compleanno, non della sua morte, per avere sempre un pensiero positivo. Organizziamo gruppi di ascolto per aiutare famiglie e amici nell’elaborazione del lutto dove si può parlare del proprio dolore e cerchiamo di aiutare a superare il senso di colpa e la vergogna per non aver salvato il proprio figlio. Il nostro sogno è quello di creare gruppi di auto aiuto nelle scuole, nelle società sportive dove i ragazzi possano parlare delle proprie emozioni. Organizziamo eventi dove si parla di salute mentale, adolescenza, prevenzione al suicidio per cercare di mettere in evidenza i labili segnali premonitori, come il calo del rendimento scolastico o l’isolamento. Tante persone ci hanno detto: “Ma non può essere successo a voi che siete una famiglia perbene!”, la verità è che può succedere a chiunque. Argomenti che fanno paura, ma che devono essere trattati per cercare di evitare il peggio.

Sorella e madre di Livio Cinetto
Sorella e madre di Livio Cinetto

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