Don Ferdinando Rancan, il sacerdote veronese inizia il viaggio verso la santità

Sono molte le figure che si distinguono per la loro vita ricca di fede e di speranza, nonostante le continue sofferenze. Una di queste è don Ferdinando Rancan, abitante di Tregnago e sacerdote della diocesi di Verona, per il quale la Santa Sede sta avviando il processo di beatificazione.

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Ordinazione Don Ferdinando Rancan (edizioni Ares 1)

Ferdinando Rancan nacque il 14 giugno 1926 da una famiglia povera di Tregnago, un paese in provincia di Verona. Sin dalla più tenera età ebbe una vita piena di dolore e sofferenza: il padre morì in un incidente sul lavoro, e le sue malattie ai polmoni lo costrinsero a passare gran parte della sua vita andando e venendo dagli ospedali.

La figura della madre influenzò molto l’infanzia di Ferdinando, la quale, infatti, dopo diverse insistenze da parte degli abitanti, fu costretta a lavorare come infermiera all’ospedale aperto nel paese poco prima, mentre continuava ad accudire da sola il ragazzo e la sorellina Assunta. Nei giorni di ricovero, Ferdinando sentiva forte l’amore della madre, ma allo stesso tempo soffriva per le sue mancate visite dovute al lavoro, tanto che questo senso di solitudine lo portò ad avere delle visioni di Maria. Quest’ultima lo rassicurava, ricordandogli che lei era la sua mamma e tra le sue braccia non avrebbe dovuto temere.

Ebbe un’altra apparizione dopo che ebbe cominciato gli studi in seminario, stavolta di Gesù, e con essa si rese conto che “chi non conosce il dolore difficilmente capisce l’uomo e capisce Gesù”, come ha rivelato. Ferdinando è sempre stato descritto da chi l’ha conosciuto come una persona di speranza, che si faceva vicino ai bisogni della gente con grande comprensione e viveva anche i momenti di dolore con il sorriso.

Presto si aggiunse anche un altro grande ostacolo, che lo costrinse ad andarsene da Verona: in occasione della festa per il 25° anniversario dell’episcopato del vescovo, ai seminaristi vennero affidati alcuni compiti, tra cui la realizzazione della parte letteraria, a carico proprio di Ferdinando. Egli compose tre poesie, ma il vescovo interpretò male il loro significato e decise di sospendere l’autore dal seminario. Fortunatamente il rettore venne comunque incontro al giovane, consigliandogli di proseguire gli studi altrove. Ferdinando allora studiò a Maguzzano per gli esami di maturità classica e successivamente si trasferì a Roma, dove, ospitato dai sacerdoti del Don Calabria, si laureò in Scienze naturali. Era un periodo triste, ma Ferdinando non nutrì mai dei risentimenti verso il vescovo di Verona, anzi era convinto che ci fosse un progetto divino dietro a ciò che gli era capitato. Era solito infatti girare con i vestiti da seminarista, come simbolo di un sogno che continuava a vivere dentro di sé, quello di diventare sacerdote per poter “essere un altro Cristo in mezzo alla gente”.

Fu proprio a Roma che venne a conoscenza dell’Opus Dei, incontrando anche il fondatore Josemaría Escrivá, oggi santo. All’inizio, questa scoperta gli fece nascere un senso di paura, poiché per entrare a far parte dell’associazione avrebbe dovuto abbandonare tutti i suoi progetti; il suo direttore spirituale però lo spronò a seguire questa strada, così alla fine Ferdinando acconsentì. Tornò quindi a Verona, dove venne finalmente ordinato, e divenne uno dei primi sacerdoti appartenenti sia ad una diocesi sia all’Opus Dei.

Passarono diversi anni in cui don Ferdinando si dedicò all’insegnamento di scienze e religione in alcune scuole e alla diffusione dell’Opus Dei ai veronesi. Scrisse e pubblicò anche alcuni libri, tra cui La Madonna racconta…, in cui narra dell’apparizione di Maria a lui da bambino, Ricevi questo anello e Fiori di melograno, la raccolta delle sue poesie.

Anche durante gli ultimi anni della sua vita, nonostante le condizioni fisiche non fossero molto buone, si dimostrò fedele a Dio e sempre disponibile per le persone. Ogni giorno celebrava la messa in chiesa, e quando non fu più in grado, ottenne il permesso di realizzare quotidianamente la celebrazione in casa propria fino a pochi giorni dalla sua morte. Don Ferdinando abbandonò la vita terrena il 10 gennaio 2017, lasciando a tutti i suoi cari un grande messaggio di vita vissuta pienamente e con gioia anche se piena di ostacoli. Don Ermanno Tubini, grande amico di Don Ferdinando con cui quest’ultimo si confidò specialmente nei suoi ultimi anni di vita: lo ritenne una figura d’esempio e che meritava di essere conosciuta da tante persone; scrisse diversi libri su di lui, come Un somarello e la sua storia, in ricordo dell’animale allegro e capace di portare pesi su di sé a cui si paragonava il sacerdote, e Don Ferdinando Rancan – i luoghi, i volti, le stagioni. Questi, uniti alle pubblicazioni di don Ferdinando, riscossero non poco successo, poiché ancora oggi tante persone si emozionano nell’ascoltare la storia di questa figura che presto potrebbe venire riconosciuta dalla Santa Sede e iniziare il cammino verso la santità.

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