Quanto ancora oggi si fa fatica a fidarsi di chi ci sta intorno, quanta vergogna nutriamo nel mostrare le nostre debolezze… Eppure tante volte basterebbe poco: ad Alessandro servono solo bastone, iPhone e una grande voglia di vivere davvero ogni secondo nonostante le difficoltà, dimostrando a tutti che il mondo è in realtà un posto bellissimo.
Tutto ha inizio nel 2005, quando la sorella di Alessandro sta per inaugurare il suo nuovo negozio. Venendo a sapere che sarebbe passato proprio da Nogara il pilota di una mongolfiera, ad Alessandro viene un’idea per far pubblicità all’attività della sorella come regalo: il giorno dell’inaugurazione trovarsi in volo sulla mongolfiera con il nome del negozio attaccato su di essa. Arrivati all’altezza di 1.000 metri, due amici di Alessandro, che si trovavano con lui, si lanciano dalla mongolfiera con il paracadute; Alessandro ne rimane affascinato e decide di imparare questo sport che tanto l’aveva colpito. Dopo tre anni di studio, ottiene il brevetto di paracadutista e piano piano se ne avvale sempre più, fino a che questa sua passione non si trasforma in una valvola di sfogo per tutte le difficoltà e i problemi che in quel periodo lo stanno sopraffacendo.

Ma la situazione, purtroppo, sfugge di mano: nel 2009, a seguito di un tremendo atterraggio con il paracadute, viene ricoverato in ospedale in coma e con diverse ossa fratturate, al limite tra la vita e la morte. Passano i mesi e Alessandro riesce a tornare a casa, ma con una triste notizia: i suoi occhi non saranno mai più in grado di vedere. Inizia con la riabilitazione per il corpo, ma dentro si sente ancora debole, tanto da vergognarsi ad uscire di casa, sino al giorno in cui un incontro gli accenderà la prima di tante scintille che lo porteranno a vedere la luce nel buio in cui era sprofondato. Quel giorno, infatti, trova un amico, anche lui non vedente, e da lui scopre che può imparare ad utilizzare cellulare ed altri dispositivi elettronici. Un altro grande passo si realizza dopo che Alessandro si iscrive ad un’associazione che opera per il bene del prossimo: è proprio lì, infatti, che fa conoscenza con una ragazza con la quale avrà una relazione di qualche mese. È un grande momento di crescita per Alessandro, ha capito che quel buio portatogli dalla cecità gli ha in realtà permesso di realizzare obiettivi che prima non avrebbe mai pensato di raggiungere, gli ha ridonato la speranza; adesso è pronto a tornare a vivere. Ed ecco che finalmente ricomincia ad incontrare persone, fare esperienze, ma soprattutto torna allo sport, la sua più grande passione.
La vita ha però ancora in serbo qualcosa per lui: è passato qualche anno dall’incidente con il paracadute, e Alessandro decide di tornare a far visita all’ospedale in cui era stato ricoverato per salutare le persone che lo avevano assistito. Sale sul treno, ma quando arriva alla stazione si sente spaesato, è da solo e non sa dove andare. Fortunatamente, due persone, vedendolo spaventato, si avvicinano e gli offrono il proprio aiuto. “Da quel momento iniziai a fidarmi “ciecamente” di chi mi sta intorno”, dice Alessandro; anche quell’incontro l’aveva fatto riflettere e credere su come il mondo sia costellato di persone buone che però non emergono a causa della diffidenza che regna tra la gente. E questo lui è pronto a dimostrarlo. A soli tre anni dall’incidente, migliorata la sua conoscenza delle lingue, si sente pronto, e con solo uno zaino in spalla, bastone e telefono in mano, e la sua grande fiducia negli altri, eccolo in giro per il mondo! Francia, Brasile, Zanzibar: attualmente sono 90 i Paesi nel quale a messo piede Alessandro, i cui viaggi sono documentati nel suo blog Light the planet senza più vergogna di mostrare ciò che per lui era stato motivo di tanto dolore, chiedendo indicazioni o aiuti a chi incontrava per strada. Oltre ad aver pubblicato nel 2019 il suo libro Crescere al buio: tecniche e strategie per affrontare i cambiamenti con atteggiamento vincente e trasformarli in opportunità, ha creato i primi puzzle per non vedenti, disponibili sul sito Smarty Puzzle, per promuovere l’inclusività e portare un po’ più di luce a chi, come lui, non può più riceverne dagli occhi.












