SBULLONIAMOCI: violenza tra i giovani

Un incontro avvenuto a Buttapietra da un nuova consapevolezza sul bullismo

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L’11 aprile 2025 si è tenuto un incontro nella Sala Civica di Buttapietra, chiamato SBULLONIAMOCI – VIOLENZA TRA GIOVANI. Durante questo evento, il dottor Giacomo Pelosato, psicologo e criminologo, e l’avvocato penalista dott. Nicola Rinaldo si sono confrontati con il pubblico, rispondendo a domande sul bullismo e sulla violenza giovanile, che, nell’ultimo periodo, sono diventati una triste normalità.

Incontro SBULLONIAMOCI
Incontro SBULLONIAMOCI

Quanti tipi di bullismo ci sono?

Il bullismo è un fenomeno sociale che si sta accentuando dal periodo post Covid19 e si riferisce a comportamenti non idonei, aggressivi e persecutori messi in atto da alcuni individui nei confronti di soggetti considerati deboli. Coinvolge per lo più adolescenti, anche se si sta assistendo ad una progressiva diminuzione dell’età in cui questo tipo di reato viene commesso. E’ una problematica che coinvolge non solo il singolo ma anche la collettività e che impone una presa di coscienza per riuscire ad affrontare il problema e cercare di prevenirlo.

Ci sono quattro forme di bullismo:

  • fisico: riguarda la violenza fisica e/o danneggiamenti ad oggetti personali, è quello più visibile ma nello stesso tempo è quello che più normalizzato;
  • verbale: meno visibile perché non lascia segni evidenti sull’aspetto fisico, si tratta di offese, prese in giro o minacce che feriscono e umiliano la vittima;
  • psicologico: si manifesta attraverso l’emarginazione e la diffusione di bugie riguardo la vittima. E’ più difficile da percepire poiché solitamente i ragazzi lo tengono un po’ più nascosto cercando di gestirlo da soli;
  • cyberbullismo: tipo di bullismo attuato attraverso l’uso di dispositivi elettronici e social media con diffusione di foto, commenti offensivi che generano umiliazione e senso di impotenza nella vittima. Questo sta facendo molte vittime ed è pericoloso poiché è possibile metterlo in atto sempre e poiché tutto ciò che viene messo in rete rimane per sempre

Chi è il bullo e perché mette in atto certi comportamenti? 

Il bullo è un soggetto fragile emotivamente, spesso più fragile della vittima, che attacca per non essere attaccato a sua volta o agisce per il bisogno di dominare l’altro e/o per sentirsi forte agli occhi degli altri. Nella maggior parte dei casi il bullo riflette i modelli negativi che ha in famiglia: infatti, se quotidianamente un ragazzo respira violenza, aggressività e mancanza di rispetto dell’altro, poi agisce di conseguenza. C’è poi il gruppo che costringe a comportamenti stereotipati. Se il gruppo decide di mettere in atto alcune azioni, per non essere escluso un ragazzo si deve adeguare. L’ultimo aspetto che va sottolineato è la scarsa presenza di empatia, cioè la capacità di percepire le emozioni degli altri. Spesso i giovani non sanno leggere le proprie emozioni e non sanno gestirle e, ovviamente, questo rende impossibile anche pensare agli altri e ad identificarsi nella vittima.

Giorgio Pelosato, Criminologo-specialista in psicopedagogia forense
Giorgio Pelosato, Criminologo-specialista in psicopedagogia forense

La famiglia e la scuola che ruolo giocano? Quali strategie educative possiamo mettere in atto per prevenire il bullismo? 

La cosa più importante è la divulgazione di questi argomenti e quindi passando obbligatoriamente dall’utilizzo dei social media. Dobbiamo quindi imparare ad utilizzarli in maniera corretta e responsabile, come importante strumento che permette il contatto simultaneo tra migliaia di persone. La scuola ha un ruolo fondamentale nell’educazione dei ragazzi, ma bisogna necessariamente fornire gli strumenti e la formazione agli educatori per renderli capaci di capire determinate situazioni. Il ruolo più importante lo gioca la famiglia in due aspetti che non si possono tralasciare: il dialogo e l’attenzione. Parlare ad un adolescente è difficilissimo, ma i genitori hanno l’obbligo di provarci, cercando di penetrare il muro che spesso viene alzato dal ragazzo. C’è poi l’attenzione: il genitore, anche se non capisce tante cose del mondo dei figli, ha la responsabilità di guardarli e fare attenzione a tutto ciò che fanno, cercando di vedere le piccole sfaccettature, i cambiamenti, la tristezza, l’isolamento. Il genitore deve educare al rispetto altrui, alla gentilezza, alla disponibilità ma anche a non farsi influenzare dal gruppo.

A quali conseguenze va incontro un bullo?

Il fenomeno del bullismo è affrontato dalla giurisprudenza considerando tre profili: 

Nicola Rinaldo, avvocato penalista
Nicola Rinaldo, avvocato penalista
  • Scuola
  • Famiglia
  • Revenge porn

La magistratura sta prendendo consapevolezza sul fenomeno e numerose sono le sentenze degli ultimi anni. Per esempio, nel 2024, la Corte d’Appello dell’Aquila ha riconosciuto come responsabile il Ministero dell’Istruzione condannandolo a pagare 450 mila euro per non aver vigilato su fenomeni di bullismo avvenuti all’interno della scuola nei confronti di un ragazzo bullizzato.
Invece in ambito famigliare, nel 2019, la Corte di Cassazione ha condannato i genitori di un bullo a risarcire la vittima con 80 mila euro. La sentenza ribadisce l’obbligo e non la facoltà di educare il proprio figlio al vivere civile, mettendo in atto tutte le misure necessarie alla prevenzione di comportamenti scorretti. Queste sono alcune sentenze del tribunale civile, però ci sono conseguenze anche dal punto di vista penale. Infatti una sentenza della Cassazione del 2020 ha riconosciuto come il fenomeno del bullismo possa rientrare nell’ambito del reato di violenza privata, cioè usare violenza psicologica e fisica per obbligare qualcuno a modificare il proprio comportamento, e quindi portare a pene abbastanza severe (da 1 a 4 anni di reclusione). Per ultimo il revenge porn, in notevole crescita tra i minori, che riguarda la diffusione pubblica di immagini o video senza il consenso dei protagonisti, prevede pene fino a otto anni di reclusione.

In che modo la scuola e il carcere possono educare e rieducare?

La scuola ha poteri, previsti dall’ordinamento, che possono dissuadere un ragazzo dal mettere in atto alcuni comportamenti. Credo non si possa tollerare che chi commette questi atti possa continuare senza intoppi la propria carriera scolastica. La pena deve essere rieducativa e, per poter esserlo, si devono munire le carceri di personale e di mezzi per renderla tale.

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