Augusto Malizia, storia di un soldato ritrovato

A distanza di 80 anni dalla morte in un campo di prigionia, a seguito di alcuni lavori stradali in Polonia, sono stati rinvenuti e riconsegnati alla figlia i resti del militare veronese.

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I famigliari e la figlia Arnalda ricevono dai vertici dell'Arma le ceneri di Augusto Malizia.
I famigliari e la figlia Arnalda ricevono dai vertici dell'Arma le ceneri di Augusto Malizia.

«Sono nata di mercoledì e battezzata la domenica, perché lunedì sarebbe dovuto partire e, poi, non è più tornato». Queste le parole di Arnalda Malizia, che dovette salutare il padre per la prima e ultima volta, appena nata. Chissà se quella piccola bambina si sarebbe mai aspettata che a distanza di 80 anni dalla morte del papà, le sarebbe arrivata la comunicazione della riconsegna delle sue spoglie mortali. Eppure è proprio ciò che è accaduto.

Soldati delle Forze Armate con le spoglie dei soldati ritrovati in Polonia.
Soldati delle Forze Armate con le spoglie dei soldati ritrovati in Polonia.

Augusto Malizia, nato a Mizzole nel 1913, e poi trasferito a Grezzana, faceva parte del 18esimo reggimento della fanteria divisione Acqui durante la Seconda guerra mondiale. Si sposò con Erminia nel 1942, con la quale ebbe una figlia, Arnalda, e poi partì verso il fronte. Fu fatto prigioniero, ma poi riuscì a scappare trovando rifugio presso una famiglia residente a Merano, «ma la guerra è dura per tutti, soprattutto per le famiglie», racconta la figlia. Ed è così che fu denunciato e portato nel campo di prigionia di Łambinowice, allora territorio tedesco e oggi polacco.

L'urna contenente le spoglie dell'alpino Augusto Malizia.
L’urna contenente le spoglie di Augusto Malizia, a sinistra il piccolo Crocifisso di legno e metallo.

Qui, dopo mesi e mesi di sofferenza, il destino volle che si incontrasse col fratello Guerrino, di due anni più giovane, il quale, alla pari del fratello, era stato deportato in quel campo. «Se tu esci vivo da questo inferno promettimi di sposare mia moglie e prenderti cura della bambina», queste le ultime parole di Augusto rivolte al fratello, prima che la fame, il freddo e la malattia lo portarono al Dio al quale era molto devoto. Guerrino sopravvisse e mantenne la promessa sposando Erminia, con la quale ebbe altri due figli, e prendendosi cura della piccola Arnalda, entusiasta di avere finalmente un papà, come spiega ai nostri microfoni di Ermes. 

Le urne dei soldati avvolte dal Tricolore.

Per decenni però non si seppe più nulla del corpo di Augusto. Nel 2017 il Ministero della Difesa dichiarò che probabilmente era stato sepolto in una fossa comune con altri prigionieri stranieri, rendendo impossibile una futura identificazione. Un risvolto positivo e inatteso è però avvenuto nel settembre 2024, quando lo stesso Ministero comunicò alla famiglia che, durante dei lavori stradali in Polonia, erano state rinvenute alcune tombe con i nomi dei soldati. Tra quelle, anche quella di Augusto.

Dopo un anno, circa due mesi e mezzo fa, l’8 ottobre 2025 presso il tempio dell’Internato Ignoto di Padova, i suoi resti e quelli di altri 16 soldati sono stati finalmente restituiti ai familiari. Questi, con gioia e incredulità, hanno potuto finalmente riportare a casa quei padri, zii, mariti, fratelli, figli dovuti salutare nel fiore della giovinezza. Al termine della cerimonia solenne, ad Arnalda è stato consegnato un altro oggetto insieme all’urna: un piccolo crocifisso di legno e di metallo ritrovato insieme ai resti del corpo che aveva conservato per tutta la sua permanenza nel campo.

La consegna dell’urna ad Arnalda (a sinistra) e a una figlia di Guerrino.

Un momento di incredibile commozione per tutti ma soprattutto per la figlia che, con le lacrime agli occhi, ci ha confessato: «E’ stato l’unico tra tutti del quale hanno trovato anche un piccolo oggetto, l’unico! Questo è davvero incredibile». Ritornati a Verona, dopo una sosta nella baita degli Alpini di Quinto, Augusto è stato finalmente fatto ricongiungere coi suoi parenti e quindi sepolto nella tomba di famiglia nel cimitero di Marzana. Una storia incredibile che sembra non essere vera, ma che ci fa riflettere e apprezzare la nostra vita e, l’esempio di Arnalda, può forse aiutarci a non perdere mai le speranze anche quando sembra che la sofferenza e la mancanza tentino di sovrastare la luce che risplende in ognuno di noi.

La celebrazione avvenuta al cimitero di Marzana.
La celebrazione commemorativa avvenuta al cimitero di Marzana.

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