La più antica biblioteca al mondo ancora in attività, sorge a Verona ed è la Biblioteca Capitolare: nata nel quinto secolo dopo Cristo sui resti di basiliche paleocristiane e situata nel cuore della Verona Antica, tra Ponte Pietra e la riva destra dell’Adige, custodisce tesori inestimabili, tra cui 1280 codici antichi.
Anticamente, in questa zona sorgevano la Scuola per la formazione dei sacerdoti e lo Scriptorium per la produzione dei manoscritti, documentato nel 517 grazie alla datazione indicata dall’amanuense Ursicino sul Codice VI, uno dei più antichi evangeliari purpurei sopravvissuti ed ammirabili nella sua interezza.

A partire dal XII secolo la biblioteca iniziò a conservare i libri realizzati e a diventare un luogo di studio non solo per i sacerdoti ma anche per personaggi illustri come Dante Alighieri e Francesco Petrarca.



Dal XV secolo fino ad oggi con l’invenzione della stampa a caratteri mobili, lo Scriptorium fu chiuso e la biblioteca iniziò il compito di conservazione dei preziosi volumi.
Tra le opere più prestigiose vi è la più antica copia al mondo del De Civitate Dei di S. Agostino, scritto all’inizio del V secolo, l’Iconografia Rateriana, la prima rappresentazione grafica di Verona datata 1739 e il celebre indovinello veronese, prima testimonianza del passaggio dalla fase orale a quella scritta della lingua volgare.
Sono raccolte inoltre in un archivio circa 11 mila pergamene di cui la più antica risale al 710, manoscritti, diplomi e documenti. Vi sono circa 100 mila volumi a stampa e un Museo canonicale che custodisce una pinacoteca e un corpus di arredi sacri.
Per rendere accessibile al pubblico almeno una parte di questo patrimonio stupefacente sono stati creati spazi museali ed è stata approfondita la collaborazione con atenei nazionali e internazionali, «per approfondire e studiare sempre meglio i testi che abbiamo qui», ha detto ai microfoni della Radiotelevisione della Svizzera italiana RSI monsignor Bruno Fasani, prefetto della Biblioteca.













