L’intelligenza artificiale è un argomento sulla bocca di tutti. Non solo le grandi aziende tecnologiche mondiali stanno investendo importanti risorse per svilupparla e adattarla ai propri servizi, ma anche gli utenti hanno oggi la possibilità di accedervi in modo semplice e spesso gratuito, utilizzando software come ChatGPT. L’AI non rappresenta di per sé una novità come tema, ma l’innovazione che sta destando maggiore interesse è l’essere una tecnologia generativa, ossia capace di produrre contenuti, partendo dai dati con i quali viene alimentata e addestrata. Dalle aziende alla scuola, questa tecnologia viene utilizzata ormai da chiunque, ma molti, non conoscendone i benefici, non comprendono nemmeno come essa possa essere integrata positivamente nelle nostre vite e attività. Ne abbiamo parlato con Massimiliano Turazzini, imprenditore digitale e blogger, grande esperto di AI e autore del libro “Assumere un’Intelligenza Artificiale in azienda”.

Innanzitutto partiamo dall’interesse che le aziende stanno dimostrando verso l’intelligenza artificiale: quali sono i principali benefici che può portare l’AI?
Uno dei principali benefici è che possiamo immaginare di offrire lavoro in azienda a chiunque grazie all’intelligenza artificiale generativa, perché è come affidare a chi lavora uno stagista speciale al proprio fianco. Uno stagista pieno di super poteri che lo può aiutare ad essere più efficiente, più efficace e più creativo. Con il suo aiuto, il lavoratore può anche pensare di evolvere e migliorare nel proprio modo di lavorare. Nelle aziende, questo è l’obiettivo finale, cioè evolvere il lavoro che viene fatto oggi verso un qualcosa che ancora non si conosce.
E quali potrebbero essere i principali svantaggi nella sua adozione?
Gli svantaggi possono essere legati al suo “cattivo” utilizzo. Infatti, un’adozione confusionale può provocare mancanza di controllo sui dati che si vanno a fornire all’AI, che rischiano di finire in mani sbagliate. Ma, al tempo stesso, pensare di non utilizzarla porterebbe al rischio che l’azienda non stia al passo con le evoluzioni tecnologiche a discapito della propria competitività. Ci sono anche altri svantaggi potenziali da analizzare: per completare la risposta a questa domanda, potrebbero servire settimane ed in ogni caso le stesse risposte potrebbero essere sbagliate, considerando la velocità con cui si evolve questa tecnologia. Di sicuro preferisco pensare, più che agli svantaggi, al grande strumento che essa rappresenta nell’affiancare le persone che lavorano in azienda.
Con l’introduzione dell’AI nelle aziende, quali figure professionali serviranno per gestirla e utilizzarla in modo ottimale?
Serviranno figure di ogni tipo, in particolare capaci di accogliere ed integrare l’AI con grande creatività e innovazione. Quello che suggerisco alle aziende è di creare dei team multidisciplinari, che studino questa tecnologia e che permettano di capire quali competenze siano necessarie per gestirla all’interno del proprio business. Non c’è un manuale in questo momento. Cosa diversa, invece, per le aziende che sviluppano l’AI, per le quali sono richieste figure professionali con conoscenze specifiche e una preparazione mirata.
Parlando di formazione, quale percorso di studi potrebbe essere intrapreso dai futuri professionisti di AI? Umanistico, scientifico o tecnico?
Secondo me servono tutte e tre queste competenze. Ho un’idea piuttosto personale sulla scuola: dovrebbe essere un ambiente nel quale dovremmo imparare l’aspetto umanistico, perché dobbiamo essere capaci di relazionarci e di comunicare tra di noi umani; scientifico, perché non possiamo più far finta che non siano successe tutta una serie di cose per le quali la scienza ci fornisce le risposte; tecnico, se per tecnico intendiamo il saper fare le cose. Quindi è difficile dire quale sia il percorso migliore, perché dipende da tantissimi aspetti e soprattutto dall’utilizzo che le aziende faranno dell’AI: se saranno semplicemente degli utilizzatori o se svolgeranno il ruolo di sviluppatori di questa tecnologia. Per funzionare l’AI ha bisogno di molti umanisti, di molti scienziati e di molti tecnici, ma soprattutto di molti di umanisti.
Come pensa che possa essere integrata nelle scuole per supportare la formazione degli studenti?
Questo è il momento migliore in cui alunni e insegnanti si mettano a studiare assieme questa tecnologia. Va analizzato e compreso sia come essa potrà essere di aiuto ai ragazzi per imparare, sia come possa essere di supporto agli insegnanti per educare. L’AI potrà essere un fattore che consentirà alla scuola di cambiare. Infatti, mi aspetto che la scuola dei prossimi anni sarà molto diversa da quella che conosciamo oggi.
Può rappresentare un rischio a livello didattico a causa di uno scorretto utilizzo?
Rischi ce ne sono tantissimi: il più grande è ignorarla o pensare che sia solo una tecnologia che serve agli studenti per barare o agli insegnanti per fare prima il proprio lavoro. Torno alla risposta precedente: è necessaria una collaborazione tra alunni e insegnanti per evitare che l’AI sia un rischio a livello didattico. Non sarà sicuramente una moda passeggera, ma si integrerà in tutti i nostri processi, anche quelli educativi, con la forza di una rivoluzione tecnologica.












