Nel mondo dei veterinari, cosa significa avere un animale domestico al giorno d’oggi?

Tra aumento dei costi e difficoltà di proprietari e professionisti, chiediamo spiegazioni alla dottoressa Vittoria Rossi

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Fotografia di una visita veterinaria
Fotografia di una visita veterinaria

Negli ultimi anni, nelle famiglie italiane vi è stato un aumento notevole della presenza di animali da compagnia: si stima infatti che il numero complessivo superi i 19 milioni divisi equamente tra cani e gatti. Da tempo però, si è assistito anche ad un innalzamento dei costi che le famiglie sostengono per la cura dei loro amici a quattro zampe sia in termini di controlli o esami medici sia per i farmaci.

Chiediamo quindi alla dottoressa Vittoria Rossi, medico veterinario, libero professionista di Verona laureata nel 1993 a Parma, cosa significhi lavorare nell’ambito veterinario di piccoli animali al giorno d’oggi.

Per voi medici, si nota l’aumento del numero di animali rispetto agli anni passati?

Fotografia di un cane abbandonato
Fotografia di un cane abbandonato

Sono aumentati notevolmente gli animali, come cani, gatti e conigli, e sono diminuiti i figli. Il punto però è che l’animale ha diritto di rimanere animale e non diventare un piccolo umano. Per fortuna, abbiamo visto negli anni un sano attaccamento ai propri pet (con solo pochi casi di proprietari con animali tenuti in cortile o lontani dall’abitazione) e la giusta attenzione ad un essere di cui si è deciso di prendersi cura, ma sta crescendo anche l’aspetto della umanizzazione. Chiamare figlio un animale non è corretto: veicolare su di lui l’affetto e l’accudimento di un figlio non fa bene né all’animale né tantomeno all’umano. Il pet può riempire un vuoto ma non si può togliergli la dignità di un essere vivente per farlo diventare una risposta alle esigenze umane.

Cosa si aspetta un proprietario, oggi?

Abbiamo notato una maggior richiesta di attenzione specialistica insieme ad empatia per un animale considerato elemento importante della famiglia. Un proprietario da noi si aspetta che prendiamo in carico la situazione dal punto di vista medico, ma a volte non basta. Dobbiamo capire cosa vogliono fare per dare il giusto consiglio (non solo la giusta diagnosi). Le possibilità diagnostiche si sono molto ampliate, quindi dobbiamo sapere dove inviare il paziente per eventuali approfondimenti. Anche gli approcci terapeutici cambiano con l’uscita di nuovi farmaci e quindi dobbiamo mantenerci aggiornati costantemente.

Cosa comporta l’aumento dei costi? Questo complica il lavoro del veterinario?

L’aumento dei prezzi è legato all’aumento di prestazioni specialistiche. Non tutti i proprietari (anche se molti) possono permettersi alcune prestazioni, quindi ci è richiesta una valutazione anche di questo, cercando di scegliere il meglio possibile ad un costo limitato. La difficoltà per noi veterinari è etica e professionale. Il nostro lavoro ha a che fare con esseri viventi che spesso fanno parte integrante della famiglia. Pensare che la loro cura sia legata alla disponibilità economica del proprietario ci mette a volte eticamente in difficoltà. D’altro canto, noi siamo liberi professionisti a cui viene chiesto competenza e professionalità, e l’aspetto economico poco c’entra con questo.

Quali suggerimenti potrebbe dare ai proprietari con meno risorse?

Fortunatamente esistono strutture che possono permettersi di sostenere chi ha bisogno, poiché hanno come scopo il bene dell’animale, non scordando che si tratta del loro lavoro. Purtroppo però, non credo che ci sia una possibilità di un sostegno da parte dello Stato se non l’aumento di detrazione per le spese veterinarie e rendere più accessibili le forme assicurative.

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