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«Incrociamo le dita affinché vada tutto bene. Sarà un momento per gli studenti per ricominciare a vivere la loro vita e siamo molto soddisfatti di questo. Siamo comunque un po’ preoccupati per l’andamento dei contagi, che rischia di elevarsi, ma guardiamo con fiducia la ripresa delle attività, soprattutto per i ragazzi.» queste le parole del presidente della Provincia di Verona Manuel Scalzotto riguardo l’imminente riapertura delle scuole superiori di secondo grado.

Manuel Scalzotto

A partire dal primo febbraio, infatti, le scuole superiori del Veneto ripartiranno in presenza, sebbene solo al 50%: dovranno quindi attenersi alle norme contenute nel DPCM del 14 gennaio, valido fino al 5 marzo, alternando giorni di didattica a distanza e di presenza fisica a scuola.

Nonostante alcune regioni abbiano deciso di ripartire un paio di settimane prima, la regione Veneto ha predisposto un piano di rientro per le scuole superiori, variabile da istituto a istituto, ma che prevede obbligatoriamente lo scaglionamento degli orari e il rafforzamento del sistema dei trasporti. In molte strutture si è deciso di dividere le classi a metà scambiandosi di giorno in giorno, mentre altre hanno preferito procedere di settimana in settimana. Diverso discorso per le università e per i conservatori, che resteranno aperti chiusi su autonoma decisione, in base all’andamento dell’epidemia.

Con i contagi in aumento, il ritorno a scuola incute timore sia agli studenti che al governatore del Veneto, Luca Zaia, che a inizio gennaio si era visto costretto a posticipare il rientro di un mese: «Se non cambia lo scenario epidemiologico e va tutto bene – ha spiegato – si andrà al 75% in presenza, come previsto dalla legge. Le famiglie comunque possono chiedere di far stare i figli a casa in DAD. La situazione sarà monitorata a vista, e a fine febbraio, ci faremo il segno della croce se tutto andrà bene. Non c’è dubbio che non sarà una passeggiata e la riapertura delle scuole rappresenta una preoccupazione per noi.»

Luca Zaia in diretta.

Sono quindi molto contrastanti le opinioni riguardo al ritorno tra i banchi, c’è chi si schiera dalla parte di Zaia, chi insiste sul fin troppo tardivo rientro e chi pensa che questo piano d’azione porterà solo guai. L’unica soluzione sembra essere confidare nell’attenzione e nella responsabilità di tutti per poter vedere la luce in fondo al tunnel ed arrivare pian piano ad una parvenza di normalità.

Un’altra novità, inoltre, entrerà in vigore a partire dal primo febbraio: il ministro della salute, Roberto Speranza, ha annunciato che anche il Veneto si ritroverà in zona gialla, insieme a Lombardia e Lazio. I bar e i ristoranti riusciranno pian piano a riprendere i ritmi di settembre facendo entrare i clienti e servendoli al tavolo, nonostante sia ancora d’obbligo la chiusura non oltre le 18. Resta anche il coprifuoco, fissato ancora per le 22, mentre per gli spostamenti personali bisognerà fare affidamento ai protocolli regionali, tenendo conto della capienza al 50% dei mezzi pubblici.

«Come ho sempre detto, le zone non sono un gioco a premi dove si vince o si perde. Dobbiamo prendere atto che siamo ancora nel pieno della pandemia, ed è fuori luogo pensare che sia finita. Il ritorno in area gialla va vissuto da ognuno di noi con responsabilità, evitando gli assembramenti, indossando in modo maniacale la mascherina e igienizzando con grande frequenza le mani, perché in un battibaleno lo scenario potrebbe cambiare in arancio o in rosso, e quindi portare a nuove chiusure. Anche se la vita potrà sembrare riavvicinarsi alla normalità come movimentazione complessiva la vera sfida si dovrà combattere ancora, perché se le cose peggiorano, gli ospedali rischiano il collasso.» ha infine concluso Zaia.

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