Calciatrici, astronaute, chef, imprenditrici, dirigenti e giornaliste. Esistono ancora lavori ritenuti solo per uomini? Ciò che nei secoli e decenni scorsi era considerato inappropriato o inadatto per una donna, oggi è sempre più parte della normalità. E così dovrebbe essere. L’8 marzo, festa della donna, si celebra una società riconoscente delle loro invenzioni, scoperte e contributi anche nel campo del lavoro, necessari per creare e guidare il mondo di oggi.

Ma può una donna diventare sindaco, imprenditrice o giornalista affermata, magari grazie alle proprie capacità e non al proprio genere? A sfatare il mito, due donne del territorio che svolgono lavori in un immaginario collettivo associati agli uomini. E lo fanno con gran successo, dedizione e sensibilità.
Luisa Lavelli è il primo sindaco donna di Sirmione, la “perla” del Lago di Garda. Laureata in Economia e Commercio, mamma di due bambini, dopo aver ricoperto l’incarico di consigliere alla Pubblica Istruzione, assessore ai Servizi sociali e al Bilancio, svolge oggi il ruolo di primo cittadino della penisola. Più volte ha dichiarato di non voler essere definita sindaca, ma semplicemente sindaco, proprio come tutti gli altri colleghi: le abbiamo chiesto perché.
«La scelta che la gente mi chiami sindaco e non sindaca viene dal pensare che il mio sia un ruolo non legato ad un genere, ma affidatomi dopo aver compiuto un lungo percorso, partendo dalle piccole esperienze, fino ad assumere degli incarichi sempre più rilevanti, che mi hanno portato a rivestire questa carica. Ciò è avvenuto indipendentemente dal fatto di essere uomo o donna», afferma Lavelli. Le donne hanno solo differenti qualità, che non sono motivo di superiorità, ma di positiva diversità. «Come donna posso portare una differente sensibilità, capacità di ascolto e sintesi. La donna solitamente si pone più in fase di ascolto, tiene conto dei vari punti di vista, che spesso l’uomo non coglie», puntualizza.
Ma cosa significa provarlo sulla propria pelle? «Non è sempre facile. Alle riunioni o nella stessa giunta comunale, mi accorgo che, per quanto adesso le donne stiano aumentando, sono spesso circondata da uomini, ai quali sono affidati i ruoli più importanti. Io non mi sono mai sentita inferiore in quanto donna, ma la percezione che altri a volte lo abbiano considerato l’ho avuta. Credo che sia solo un atteggiamento che gli uomini hanno, quello di affermare la propria autorità maschile, ma che non lo pensino veramente», afferma Lavelli.
L’unica differenza tra un sindaco uomo e donna, è la stessa di quella che ci può essere tra due uomini o due donne. Le capacità, qualità, competenze, il carattere. Non dovrebbe esserci una vera e propria distinzione; entrambi stanno dedicando tempo, passione e competenza all’unica vera cosa a cui tengono molto: il proprio paese.

Camilla Ferro, giornalista di esperienza trentennale, è nata e risiede in provincia di Verona. Dopo essersi diplomata al liceo classico, consegue una laurea magistrale in Lettere antiche e una in Filosofia. Fin da giovane scrive articoli per L’Arena, per poi passare alla Gazzetta di Mantova, ambiente prettamente maschile. Assunta dall’allora direttore Feltri, diventa cronista di nera e giudiziaria al Giornale di Milano. «Mi chiesero se fossi laureata, così giovane: un modo per sminuire subito una donna», racconta la giornalista. Lavora poi al giornale di Vicenza, vicino a casa e adatto all’intenzione di creare una famiglia, più compatibile con il suo progetto di vita. In questo periodo trascorre dieci giorni per la Caritas Vicentina nei campi profughi in Kosovo, da inviata. Dal 2002 scrive come cronista per L’Arena, quotidiano veronese.

Le donne nelle redazioni di giornale sono arrivate molto tardi rispetto agli uomini, un tempo erano davvero rare. Per una serie di pregiudizi si pensava fosse un mestiere per uomini, essendo il lavoro piuttosto notturno. Solo gli uomini infatti potevano far tardi alla sera per chiudere le pagine del quotidiano, le donne stavano a casa a badare ai figli. «Assentarsi dalla redazione per la maternità faceva paura a noi giornaliste, era visto come una penalizzazione da parte dei capi, non un valore aggiunto. Sicuramente questo lavoro assorbe molto tempo, con il rischio di sacrificare spesso la famiglia. Ma non per questo è impossibile. In realtà, penso che una donna abbia più sensibilità e capacità di fare pezzi cardiaci, ovvero articoli in cui emerge il cuore. Avere la responsabilità di una famiglia, dover mantenere altro oltre al lavoro sono solo vantaggi: sviluppare abilità organizzative, il cosiddetto multitasking, è una qualità richiesta e utile nel lavoro», racconta Ferro riguardo alla sua esperienza come giornalista donna. «Non mi sono mai sentita sminuita, però, per il fatto di essere una donna. L’ambiente giornalistico è sicuramente ricco di rivalità, ma una rivalità costruttiva, a prescindere dal genere».
Secondo le recenti stime dell’OIL, le donne sono ancora lontane dal raggiungere l’uguaglianza di genere nel mondo del lavoro e sono spesso retribuite in maniera inferiore rispetto agli uomini, anche se più qualificate. In base ai dati, possiamo affermare che gli uomini hanno maggiore probabilità di essere assunti: per l’Italia la quota femminile nell’occupazione nazionale è del 34%. Generalmente, i lavori con orari più ristretti, cioè con meno ore pagate, sono svolti da donne; è più frequente dunque che si occupino di un lavoro sottopagato e poco qualificato.

La situazione sta migliorando? Dal 2015, sempre secondo i dati dell’OIL, le donne ottengono il posto in lavori in cui è richiesta grande qualificazione ad una velocità maggiore rispetto agli uomini, costituendo il 37% degli occupati in questi ambiti rispetto al 35% dell’ambito maschile.
Questo, a dimostrazione che un cambiamento è possibile ed è già in atto, che le donne possano fare tutto, diventare ciò che hanno sempre sognato di essere. E, mentre fanno ciò, aggiungere la loro esperienza, sensibilità e determinazione. Il loro essere donna.












