Il futuro dell’agricoltura può essere in mare?

A quanto pare sì, grazie al progetto “Orto di Nemo”, un sistema di coltivazione subacqueo che mira a creare un valido sostituto alla coltura a terra. Questo orto speciale, biologico al 100%, si trova in Liguria, e potrebbe essere replicabile in qualsiasi mare del mondo.

0
Un sub nell'Orto di Nemo.
Un sub nell'Orto di Nemo.
Tempo di lettura articolo: 3 minuti

In Liguria, più precisamente a Noli, in provincia di Savona, c’è un giardino molto speciale, un’idea da “Ventimila leghe sotto i mari” che di sicuro a Jules Verne non sarebbe affatto dispiaciuta; per poterlo visitare, infatti, non bastano le classiche scarpette da tennis, ma bisogna munirsi di pinne e bombole!

Questo magico luogo, chiamato “Orto di Nemo”, è un complesso sistema di agricoltura nato nel 2012 grazie all’architetto Sergio Gamberini, che ha unito la sua passione per il giardinaggio con la passione per la subacquea, creando, quasi per sfida, le condizioni perfette per coltivare il basilico.

L’orto di Nemo consiste in sei cupole di plexiglass, del diametro di 2 metri ciascuna, posizionate tra i 5 e i 10 metri di profondità; ogni struttura contiene tra le 65 e le 95 piante, ossigenate da circa 2.000 litri di aria, in un microclima caratterizzato da una temperatura compresa tra i 24 e i 32°C.

La temperatura mite, unita alla grande concentrazione di anidride carbonica, favorisce una crescita straordinaria delle piante, che impiegano solo due giorni per germogliare; un tempo davvero ridotto, se paragonato alla settimana richiesta dagli esemplari coltivati in maniera tradizionale.

Questo sistema di coltivazione è totalmente autosufficiente, in quanto ricava la luce necessaria per la fotosintesi dai raggi solari che filtrano attraverso le cupole trasparenti, mentre l’acqua dolce è ottenuta grazie alla condensa che si forma all’interno delle cupole per la differenza di temperatura tra l’interno delle serre e l’acqua marina circostante.

La luce del sole fornisce anche energia ai sistemi di monitoraggio dell’ossigeno, dell’anidride carbonica e alle telecamere poste all’interno di ogni cupola; tutti i cavi delle strumentazioni che trasmettono costantemente i dati alla torre di controllo posizionata sulla battigia scorrono all’interno dell’ “Albero della vita”, una struttura di metallo a spirale posizionata nel mezzo delle cupole.

In questa immagine si possono vedere le cupole e l’Albero della vita.

Tra le piante coltivate ci sono erbe aromatiche come la maggiorana e la menta, piante medicinali come la melissa e l’aloe, ma anche verdure come l’insalata e i piselli. 

La fase più complessa è di sicuro il raccolto, in quanto l’acqua salata è molto nociva per le piante, quindi è necessario evitare alle coltivazioni ogni contatto diretto con essa; gli agricoltori subacquei, ogni volta che entrano nelle cupole, devono perciò sciacquarsi con acqua dolce e usare contenitori stagni quando raccolgono i vegetali.

Coltivazione idroponica e sostenibilità

Il particolare metodo di coltivazione usato in questo giardino è detto “idroponico” e consiste nel coltivare piante senza utilizzare il suolo, ma sfruttando soluzioni minerali contenenti nutrienti a base di nitrato.

Un cavalluccio marino aggrappato ad un ancoraggio di una cupola

Una delle grandi questioni che sono state sollevate con l’installazione delle cupole era il possibile impatto sull’ambiente, ma dalle analisi effettuate è emerso che la struttura non crea disagi agli abitanti del mare, anzi offre rifugio a granchi e polpi che si avvicinano costantemente alle coltivazioni e ai cavallucci marini che hanno trovato un ambiente favorevole per la riproduzione al di sotto delle biosfere.

Non essendo richiesto l’uso di pesticidi, data l’impossibilità da parte degli insetti di raggiungere le piante, la coltivazione è biologica al 100%.

Ciò che è veramente innovativo nel progetto, però, è la possibilità di applicarlo in quasi tutti i mari del mondo, fornendo una valida alternativa alle coltivazioni tradizionali in paesi con caratteristiche climatico-geografiche inadatte alla coltura classica.

Previous articleTransizione ecologica automobilistica: la sfida del domani
Next articleDalla Viola alla Vecchia Signora: Dusan Vlahovic conquista la maglia bianconera
Ho quindici anni e vivo a Verona. Se non mi trovate chiuso in casa a leggere manga o libri fantasy, cercatemi al mare o al lago, anzi, in qualsiasi luogo in cui si possa nuotare. Fin da piccolo, sono sempre stato affascinato dal paesaggio sottomarino e dalla sua tranquillità, dai colori accesi dei pesci e dalle stelle marine. Questa mia passione si riflette negli sport che pratico da anni: apnea, per poter ammirare i pesci senza bisogno di attrezzature; subacquea, per raggiungere i luoghi in cui il mio respiro non riesce a portarmi; barca a vela e kayak, per quando ho voglia di osservare l’acqua da un punto di vista differente. Da grande mi piacerebbe diventare un biologo marino, per unire due miei grandi amori: quello per il mare e quello per la scienza. Ho un sogno nel cassetto: riuscire a visitare il Giappone. Sono attratto dalla cultura giapponese per il forte contrasto tra antico e moderno, tra tradizioni millenarie e avanguardia tecnologica. Vorrei immergermi nei bellissimi paesaggi naturali del monte Fuji o perdermi nella vita frenetica di quartieri come Shibuya; imparare la scrittura kanji, che riesce a far sembrare un semplice testo un’opera d’arte, e sperimentare la cucina nipponica, così diversa da quella italiana.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here