Sentendo parlare di cheerleading spesso si pensa alle ragazze pom pom, ma si commette un errore, poiché questo sport è molto più complesso e faticoso di quello che sembra e oggi c’è lo spiegherà l’allenatrice della squadra che ha vinto arrivando al primo posto ai Campionati italiani di questo sport, Valentina Savoia.
Valentina può spiegarci cos’è il cheerleading?

Io lo descrivo sempre come uno sport di squadra che si rivolge sia a maschi che a femmine ed è una disciplina che unisce la ginnastica nella parte del corpo libero con la danza su base musicale e unisce anche degli stunt con piramidi umane e acrobazie.
Com’è che le è venuta la passione per questo sport insolito?
Ho scoperto il cheerleading per caso perché in Italia non esisteva ed era poco conosciuto. Io non ne avevo mai sentito parlare e casualmente tramite amici di famiglia sono venuta a conoscenza che una società sportiva voleva inserire questo sport tra le discipline e cercavano quindi una ragazza che nella sua vita avesse fatto danza o ginnastica. Così, quando mi hanno detto che stavano cercando qualcuno per fare l’istruttrice di cheerleading, non sapendo cosa fosse, ho fatto prima una riunione e mi hanno spiegato che era un’unione di danza e ginnastica e informandomi meglio ho scoperto un mondo che subito mi ha appassionata.
Nell’immaginario comune il cheerleading viene ridotto all’immagine di una ragazza pom-pom che fa il tifo per delle squadre, invece è ben più articolato di così. Cosa puoi dirci al riguardo?

Certamente appena si sente questo sport subito la mente ci riporta ai film americani con le ragazze pom pom a bordo campo per fare il tifo ad altre squadre e non è assolutamente così, innanzitutto non è uno sport solo per ragazze e poi gli allenamenti sono molto più faticosi di quello che si pensa. Imparare a fare certi salti o piramidi richiede molto impegno, molto tempo ad allenarsi e una preparazione fisica intensa.
Com’è nata la Neon Athletics?
Dopo un periodo da allenatrice per una squadra già formata mi sono staccata da loro e insieme a una mia collega abbiamo fondato da sole la Neon Athletics nel 2015. è stato certamente un rischio, un lancio nel vuoto poiché nessuno conosceva il cheerleading ma facendo un po’ di passaparola abbiamo iniziato con cinque bambine e poi facendo dei progetti con le scuole sempre più ragazzi si sono interessati a questo sport e ora contiamo circa cento ginnasti.
Quando c’è stata l’emergenza Covid come avete reagito?
Quando c’è stato il primo lockdown io l’ho preso come un’occasione per fare qualcosa di nuovo e visto che il mio fidanzato era solito lavorare da casa e fare videochiamate per lavoro ho chiesto il suo aiuto per organizzare delle lezioni online e la cosa ha funzionato benissimo. Già una settimana dopo l’inizio del lockdown eravamo collegati per fare gli allenamenti da casa ed è stato veramente emozionante e il nostro spirito è stato quello di reagire e non farci abbattere da questo ostacolo. Io sono stata molto soddisfatta e poi abbiamo recuperato le lezioni perse facendo gli allenamenti estivi; non ci aspettavamo anche la seconda ondata, ma essendo pronti con la prima è andato tutto bene e poi siamo ritornati piano piano in palestra facendo magari un allenamento a distanza e uno in presenza.
E sul Green Pass?
E’ una situazione complessa perché molte ginnaste sono dovute rimanere a casa ed essendo anche uno sport di squadra che ha dei ruoli, se manca un solo elemento è un problema per tutti, quindi stiamo cercando di risolvere la situazione come abbiamo sempre fatto.













