Un clima di tensione si sta aggirando negli ultimi giorni tra i palazzi governativi italiani, specialmente dopo una dichiarazione fatta da uno degli organi più importanti della Repubblica Italiana, la Corte Costituzionale, il cui compito è proprio quello di verificare la conformità di una legge alla Costituzione. Dal Palazzo della Consulta, i quindici giudici che fanno parte di quest’organo hanno emesso un comunicato stampa lo scorso 27 aprile. L’argomento che viene trattato riguarda la decisione di quale cognome attribuire al proprio figlio. Fino ad oggi, infatti, un neonato viene registrato, per legge, all’ufficio dell’anagrafe locale con il cognome del padre, in modo automatico. Si tratta di una consuetudine che ormai ha affondato le radici nella cultura italiana, ma che da alcuni è stata criticata come un simbolo di maschilismo.

Anche la Corte Costituzionale di recente si è espressa chiaramente contraria a questa legge, definendola non solo “illegittima”, ma anche “discriminatoria e lesiva all’identità del figlio”. Nel comunicato stampa, i giudici hanno pronunciato la propria opinione in merito, secondo cui, anziché dare in modo automatico il cognome paterno, al figlio sarà attribuito quello di entrambi, quindi anche quello materno. Per chi, però, preferisse mantenere un solo cognome, i genitori dovranno decidere, di comune accordo, quale dei due lasciare al figlio. Inoltre, la Corte ha dichiarato che la legge precedente violava completamente alcuni articoli della Costituzione Italiana. In particolare, il numero 3, che afferma la pari dignità sociale e l’uguaglianza di tutti i cittadini, senza compiere distinzioni di sesso, etnia, lingua, religione e opinione politica.
Tuttavia, questa sentenza non è ancora stata depositata, e quindi non è ancora riconosciuta ufficialmente come legge. In questi giorni gli esperti valuteranno la decisione presa dalla Consulta, prevedendo anche le possibili conseguenze future, e nelle prossime settimane, in caso di un risultato positivo agli studi, la Gazzetta Ufficiale riporterà la nuova norma.

Si tratta senza dubbio di un grande passo in avanti per il riconoscimento di pari diritti e opportunità, per i quali le donne stanno portando avanti una lotta da molti decenni. Per queste ragioni, numerosi si sono espressi favorevoli alla sentenza annunciata dalla Corte, definendo la legge precedente simbolo di una società ancora basata sul patriarcato. Altrettante persone, però, hanno iniziato a esporre i propri dubbi e perplessità riguardo a questa decisione. Infatti, l’utilizzo del doppio cognome potrebbe recare confusione e problemi tecnici, oltre a possibili discussioni in famiglia su quale dei due cognomi dare o in quale ordine porli. A risentirne saranno soprattutto le prossime generazioni, che nei documenti ufficiali potrebbero essere costretti a dover firmare con più di due cognomi, dal momento che hanno ereditato anche quello dei nonni. Inoltre, potrà anche essere possibile che all’interno di una stessa famiglia, i vari componenti possiedano cognomi diversi e quindi uno dei simboli che contraddistingue da sempre il nucleo familiare, il cognome appunto, verrebbe a mancare.
In risposta a queste problematiche, si sono presentate diverse soluzioni. Per esempio, si potrebbe imporre un massimo di due cognomi, evitando così la loro “moltiplicazione”. Per quanto riguarda il problema di quale ordine seguire, c’è chi suggerisce di usare l’ordine alfabetico, chi invece di cercare un accordo tra i genitori e, nel caso ciò non fosse possibile, di dare l’incarico a un magistrato.
La decisione presa dalla Corte quindi si mostra ben più complessa da attuare rispetto a quello che potrebbe sembrare. Indubbiamente è un importante passo in avanti verso l’uguaglianza tra padre e madre, tra uomo e donna, ma molti ritengono che ci siano altri problemi, sempre legati a tale questione, che dovrebbero essere esaminati più a fondo e risolti.












