Le chiamano le “culle per la vita”, in Italia sono circa una cinquantina e sono ambienti protetti che permettono nell’anonimato alle madri, che non se la sentono di crescere i propri figli, di abbandonarli appena nati. Sono delle specie di stanze che si affacciano sulla strada, si aprono pigiando un semplice tasto e all’interno, dove non c’è nessuna telecamera, si trova una incubatrice riscaldata.

Luoghi nati in tutta Italia dal 1993 contro l’abbandono dei neonati nei cassonetti o semplicemente in strada, sono stati utilizzati anche il giorno di Pasqua a Milano presso l’ospedale Mangiagalli (qui questa stanza è attiva dal 2007) quando una madre ha abbandonato suo figlio di appena 2,6 chilogrammi. Il neonato, nato sicuramente presso una struttura ospedaliera dove c’è la possibilità di partorire nell’anonimato, con i capelli scuri, caucasico, vivace, con addosso una tutina, era avvolto in una coperta e vicino al suo corpicino c’era una lettera nella quale era scritto: “ciao, mi chiamo Enea, sono nato in ospedale e sono supersano“.

In Lombardia l’ultimo “abbandono” presso questi luoghi risale all’agosto scorso quando dentro queste speciali culle era stata ritrovata una bambina appena nata.
Dopo solo 24 ore per Enea sono arrivate tante richieste di affidamento per una creatura che comunque non avrà più di una settimana di vita. Infatti via mail diverse coppie hanno scritto per ricevere informazioni. Ad occuparsi del caso però sarà il Tribunale dei minori di Milano che entro un mese circa dovrebbe trovare una famiglia al bimbo. Infatti prima di avviare il procedimento di adottabilità dovranno passare dieci giorni, un tempo utile per il riconoscimento formale. Successivamente i giudici formeranno una rosa di aspiranti genitori e circa cinque coppie verranno scelte da una lista di 500 domande da dove poi emergerà la coppia più idonea.

Naturalmente in questi giorni se la madre naturale dovesse pentirsi o ripensarci, verrebbe accolta dalla struttura idonea per capire i motivi dell’abbandono, per parlare, aiutarla e intercettare il disagio non colto in questi mesi visto che appunto la donna ha partorito in ospedale.
Dopo la notizia si sono mossi in tanti, tra cui l’attore comico Ezio Greggio che attraverso un video sui social si è reso disponibile, assieme ad altri amici, ad aiutare la madre naturale, chiedendole di ripensarci e di ritornare quindi al Mangiagalli a riprendere il piccolo Enea.