C’era una volta l’alternanza scuola-lavoro, oggi chiamata PCTO, ovvero Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento. Il percorso intrapreso da qualche tempo da alcuni studenti del Liceo Medi di Villafranca è davvero particolare: i ragazzi leggono i documenti manoscritti presenti nell’archivio del Comune di Castel d’Azzano, li trasformano in formato digitale e li trascrivono in modo da rendere comprensibile anche la grafia di più difficile lettura. E’ il primo passo per aprire le porte a un passato che può raccontarci qualcosa.
L’iniziativa, oltre ad avere un valore storico, ha anche un valore concreto perché permette l’archiviazione sicura di centinaia di reperti di difficile conservazione. A rendere possibile questa esperienza, la collaborazione del sindaco di Castel d’Azzano, Antonello Panuccio, dell’assessore alla Cultura Monica Gasparini e di due insegnanti, la prof.ssa Anna Frinzi del Liceo Agli Angeli e il prof. Daniele Garzon del Liceo Enrico Medi.
Professoressa Frinzi, com’è nata l’idea di creare un progetto di recupero del patrimonio storico del vostro comune rivolto agli studenti veronesi?
L’idea ha origini lontane: i miei genitori, Carla e Gianfranco sono stati a lungo insegnanti nella scuola media di Castel d’Azzano e già dagli anni ‘70 hanno cominciato a studiare la storia del paese e a pubblicare il frutto del loro lavoro. Li muoveva, oltre a un’innata passione per la storia, anche la presa d’atto che quando i loro studenti dovevano fare qualche ricerca sulla storia locale trovavano poco o nulla nei testi in circolazione. Eppure Castel d’Azzano ha una storia millenaria con tracce di frequentazione fin dalla Preistoria. In età romana il paese era attraversato dalla via Claudia Augusta e, a partire dal Medioevo, è cresciuto all’ombra del castello dei famosi conti Nogarola. Di tutto questo ho sentito parlare fin da bambina: tra i tanti miei ricordi d’infanzia ci sono anche pile di scartoffie e bozze di stampa che attendevano di essere riviste, e racconti e scoperte che i miei genitori condividevano con me e mia sorella. Anche per questa passione che mi è stata trasmessa, ho scelto di intraprendere studi umanistici e di dedicarmi all’insegnamento.
Come si arriva al progetto sulla Grande Guerra?
In occasione del centenario della fine della Prima Guerra mondiale, l’Amministrazione comunale mi ha invitato a essere tra i relatori di una conferenza sulla storia di Castel d’Azzano e a raccogliere così l’eredità dei miei genitori. E proprio mentre, con il Sindaco Panuccio e l’Assessore Gasparini cercavamo notizie riguardo alle vicende del paese nel 1918, sono comparse dal fondo dell’Archivio una serie di cartelle contenenti migliaia di documenti mai emersi prima e di conseguenza inediti. Ludovico Violini Nogarola, sindaco di quegli anni, era un tipo molto meticoloso, innamorato del suo paese di cui conservò ogni più piccola testimonianza. Ci siamo trovati tra le mani storie così vere e così affascinanti, pur nella loro drammaticità, che non potevamo restare indifferenti.
Ne abbiamo dato notizia durante la conferenza del 4 novembre dello scorso anno, ma ci è subito parso evidente che essi meritavano uno studio più approfondito. E, abituati per vari motivi a stare insieme ai ragazzi, abbiamo pensato di coinvolgere proprio gli studenti: su quei fogli ingialliti è scritta una storia concreta, viva, certamente diversa da quella che spesso emerge dalle pagine dei libri; decifrarla e narrarla può diventare per i ragazzi una sfida avvincente.
Ci può fare qualche esempio?
Ci sono lettere dal fronte scritte da soldati che chiedono al sindaco di ottener loro una licenza per poter seminare e assicurare così un po’ di cibo alla loro famiglia; ci sono informazioni sanitarie relative alla malaria e alla pellagra; fogli che fanno sorridere, come quello della multa a un cittadino che circolava in città, fuori dall’orario previsto, con un carro di letame; lettere di maestre, alle prese con classi deserte perchè i bambini sono a lavorare nei campi. E drammatici squarci sulla vita, e la morte, di prigionieri che, dal novembre del 1918, furono rinchiusi in un grande campo di prigionia all’interno delle mura che delimitavano le proprietà dei conti Nogarola.
Perché il progetto ha avuto inizio proprio con gli studenti del liceo scientifico Enrico Medi di Villafranca?
Spesso sono le circostanze fortuite della vita a guidarci. Nella scorsa primavera, quando il progetto era ormai pronto, il Comune di Castel d’Azzano ha organizzato una giornata ecologica. Era un gesto simbolico, in quanto si era già provveduto alle “grandi pulizie” ma l’intento era comunque quello di raccogliere mozziconi di sigarette e cartacce per le vie del paese. Gli scout erano in prima fila e come genitore di uno scout non potevo mancare, anche se quel giorno ne avrei fatto volentieri a meno: era una giornata nuvolosa e avevo molte cose da fare, ma alla fine sono andata. E nel mio gruppo di volontari ho conosciuto un insegnante di Storia e Filosofia del Liceo Medi, il professore Daniele Garzon, anch’egli genitore di una ragazza scout. Mentre procedevamo con i nostri sacchi della spazzatura gli ho raccontato del progetto, a lui è piaciuto e poi ha coinvolto i suoi studenti.
Qual è l’obiettivo che lei, il Sindaco e l’assessore vi siete posti?
Il progetto, oltre alla digitalizzazione dei documenti, prevede anche la progettazione di una mostra permanente da collocarsi presso Villa Nogarola: tra i viali del parco del “Castello”, si snoderà un percorso che accompagnerà i visitatori mediante un sistema di segnaletica turistica interattiva. Sarà questa la fase più creativa per gli studenti che, guidati da esperti, potranno creare i testi e costruire una narrazione intorno ai documenti che hanno studiato. La passione per la storia può diventare una scelta di vita e magari trasformarsi in una professione legata al marketing turistico, all’interno di quel nuovo turismo green e slow, che privilegia luoghi lontani dai grandi flussi ma capaci comunque di forte attrattiva.

Come hanno reagito gli studenti alla proposta di collaborazione? Quanti ne avete coinvolti?
I diciassette studenti di quarta e quinta liceo coinvolti stanno lavorando con serietà e forte motivazione, nonostante il progetto preveda uno o due pomeriggi di attività la settimana. Una collocazione nel mese di giugno o di settembre potrebbe, per il futuro, risultare più consona. Per noi adulti che li seguiamo è bello vedere quanta passione mettano nel lavoro: c’è chi ormai è un esperto di “ventriere”, gli indumenti di lana che le donne durante la guerra confezionavano per i soldati e chi si ferma a guardare la data della tumulazione di un prigioniero morto: 24 dicembre 1918, la Vigilia di Natale!
E’ stata necessaria una formazione per loro prima di intervenire sui documenti originali?
Abbiamo organizzato alcuni incontri introduttivi in cui è stato presentato il materiale, suddiviso per temi, in modo che gli studenti stessi potessero scegliere l’argomento che più interessava loro; il Sindaco, come esperto informatico, ha mostrato i programmi informatici da utilizzare; la professoressa Zerbato, esperta nel settore del marketing turistico, ha tenuto un incontro sulle nuove opportunità offerte dal turismo. Gli studenti, nel lavoro di lettura dei manoscritti, sono sempre affiancati dai curatori del progetto.
Quanto durerà questa esperienza?
La prima parte del progetto dovrebbe concludersi nell’anno scolastico in corso, con la presentazione alla cittadinanza dello stato dei lavori da parte degli studenti. Prevediamo che nuovi gruppi possano partire nei prossimi mesi e nel prossimo anno scolastico, digitalizzando e studiando nuovi documenti.