Karol Wojtyla nasce a Wadowice in Polonia il 18 maggio 1920. Era il terzo figlio nella famiglia. Cominciò sin da piccolo a fare il chierichetto. Quando sua madre Emilia morì nel 1929 e Karol, ad appena 9 anni, seppe della notizia disse: «Era la volontà di Dio». Dopo la morte della moglie il padre, un uomo molto religioso si impegnò per far studiare il figlio. Suo fratello maggiore, Edmund, un medico, morì nel 1932 di scarlattina, all’età di 26 anni.
La sorella Olga invece, era morta prima ancora che Karol nascesse. Terminati gli studi presso la scuola superiore, nel 1938 si iscrisse all’Università di Cracovia. Quando le forze di occupazione naziste chiusero l’Università nel 1939, il giovane Karol lavorò (1940-1944) in una cava ed, in seguito, nella fabbrica chimica Solvay per potersi guadagnare da vivere al fine di evitare la deportazione in Germania. Nel 1941 morì suo padre. A partire dal 1942, sentendo la vocazione al sacerdozio, frequentò i corsi di formazione del seminario maggiore clandestino di Cracovia.

A dare una svolta decisiva alla scelta di diventare sacerdote fu un sarto: Jan Tyranowski. Di quest’ultimo custodiva una piccola foto nella sua stanza da letto nel Palazzo Apostolico. Fu a lui infatti che Giovanni Paolo II attribuì il fiorire della sua vocazione nel periodo in cui voleva diventare attore. “Mi ha svelato le ricchezza della vita interiore, della vita mistica”. Nel frattempo fu uno dei promotori del “Teatro Rapsodico“, anch’esso clandestino. Si applicò quindi come drammaturgo e regista. Per questo viene chiamato l’ “attore di Dio”, e data la sua passione per lo sport fu soprannominato inoltre l’ “atleta di Dio”.
A guerra finita nel 1946 venne ordinato sacerdote, mentre due anni dopo conseguì il dottorato in Teologia a Roma. Nello stesso anno si recò a San Giovanni Rotondo, accompagnato dal professor Enrico Medi, per incontrare Padre Pio. Più avanti quest’ultimo raccontò che appena Padre Pio lo vide, lo guardò negli occhi e gli disse: ‘Tu sarai Papa, ma vi sarà sangue e violenza”.
Il giovane Karol Wojtyla, mentre andava via disse: “Professore, Padre Pio ha voluto scherzare. Io sono polacco, non potrò mai diventare Papa!”. Da allora i due santi cominciarono a scambiarsi lettere. In una di queste il futuro Papa chiese una speciale intercessione per una amica, madre di 4 figli, malata di cancro. San Padre Pio ottenne la grazia e la donna guarì. Karol Wojtyla tornerà a San Giovanni Rotondo sia da cardinale che da Papa per onorare il Santo frate di Pietrelcina. Viste le sue capacità di trascinatore di giovani e famiglie, con le quali una volta divenuto Papa, riuscirà ad istituire le famose GMG, e la sua preparazione teologica e filosofica, venne nominato da Papa Pio XII Il 4 luglio 1958, Vescovo titolare di Ombi e Ausiliare di Cracovia.
Il 13 gennaio 1964 fu nominato Arcivescovo di Cracovia da Papa Paolo VI, che lo creò Cardinale nel 1967. Partecipò al Concilio Vaticano II (1962-1965) con un contributo importante nell’elaborazione della costituzione Gaudium et spes.
I Cardinali, riuniti in Conclave, lo elessero Papa il 16 ottobre 1978, il famoso anno dei tre papi, dopo l’improvvisa e misteriosa morte di Giovanni Paolo I. Inizialmente pensò di prendere il nome di Stanislao I, come il patrono della Polonia, ma infine decise di chiamarsi Giovanni Paolo II in onore del predecessore. Il 22 ottobre, data in cui ricorre la sua memoria, iniziò solennemente il ministero Petrino, come 263° successore dell’Apostolo. Il suo pontificato ebbe numeri da record: è stato il terzo più longevo nella storia della Chiesa, è durato infatti quasi 27 anni. Durante i quali fece oltre 104 viaggi internazionali visitando più di 130 paesi in tutti i continenti. Percorse oltre 1.160.000km pari a 29 volte il giro del mondo. Proclamò quasi 500 santi, e più di 1300 beati. Emanò 14 encicliche e indisse 9 concistori.
Subì ben due attentati: il primo, quello più noto, è del 13 maggio 1981, compiuto in Piazza San Pietro, per mano di Ali Ağca, con 4 colpi di pistola, venne colpito due volte. Il vero movente e i mandati, sono tutt’ora ignoti. Questo evento viene da molti ricollegato al Terzo Segreto di Fatima. Il Papa stesso affermerà che fu proprio Maria Santissima a deviare la traiettoria della pallottola, che lui stesso porrà proprio sulla corona della statua di Nostra Signora, come riconoscimento, quando andò in pellegrinaggio.
Proprio in questo viaggio di ringraziamento, compiuto ad una anno di distanza, il 12 maggio 1982 a Fatima, subì un secondo attentato, a tanti sconosciuto, Un prete spagnolo, Juan María Fernández y Krohn, tentò di colpire il pontefice con una baionetta, ma venne fermato in tempo dai servizi di sicurezza. In realtà, come si saprà ufficialmente soltanto nel 2008, per bocca del suo segretario il cardinale Stanislaw Dziwisz, Giovanni Paolo II fu davvero ferito.
Grande fu la sua testimonianza di fede nella sofferenza negli ultimi anni. Durante i quali, nonostante fosse affetto dal morbo di Parkinson, non smise mai di vivere in pienezza il suo Ministero, fino alle 21.37 del 2 aprile di 15 anni fa. I rintocchi lenti e solenni delle campane hanno segnato la fine di un grande pontificato, ricco di insegnamenti… In questi giorni di dura prova sono molto incoraggianti queste sue parole: “Non abbandonatevi alla disperazione. Siamo il popolo della Pasqua, e Alleluia è la nostra canzone”.
Speriamo che queste sue parole si rivelino profetiche e che dopo questa lunga quaresima a cui siamo sottoposti, possiamo uscirne realmente rinnovati per vivere nella pienezza della Pasqua.