Ciò che è successo la mattina del 16 novembre in tutta Italia, da nord a sud, sembra la trama di un film di fantascienza: centinaia di persone si sono accalcate alle porte di ogni punto vendita Lidl, in cerca delle famigerate scarpe appena uscite. Ciò che per il designer veneto Guzzonato era nato per scherzo, è diventato ben presto un vero e proprio argomento di tendenza, che oltretutto ha portato un picco di vendite e, soprattutto, di rivendite online, dove i prezzi sono lievitati fino a 2000 o più euro (cifre che in periodo di Covid-19 fanno rabbrividire qualunque lavoratore).
Ovviamente il tema su cui riflettere non sono le scarpe in sé, ma l’inspiegabile accanimento verso di esse che si è diffuso in tutto il Paese. Saranno stati i colori sgargianti e il design kitsch a conquistare il cuore degli italiani? Difficile da pensare. Sarà stato il modico prezzo di 12,99 euro? Forse sì, ma probabilmente no. Sarà stato il boom mediatico che tali prodotti hanno generato in poche ore? Probabile.
Il web e i social infatti per giorni sono stati saturi di pubblicità e, soprattutto, di meme con protagonista la nuova linea di sneakers. Ciononostante, non si può certo dire che il tutto si possa ridurre a questa motivazione; infatti, secondo la psicologa veronese Federica Tisato, «l’acquisto di un prodotto riesce a sollevare una sofferenza o un’ansia, assuefando la mente del consumatore; inoltre, l’obiettivo di qualsiasi agenzia è quello di far scaturire una pulsione d’acquisto generale, indipendentemente dall’attuale situazione sociale, economica e sanitaria». Per “pulsione d’acquisto” si intende infatti quel temporaneo bisogno irrefrenabile di fare acquisti del consumatore, che viene influenzato dai propri comportamenti o da terze parti, al fine di diminuire i problemi che lo circondano: questo fattore viene sempre preso in considerazione da qualsiasi azienda.

Tuttavia non si parlerebbe così tanto di questa vicenda se fosse accaduta in circostanze normali, ma ciò che lascia più basiti è che in una situazione nella quale un virus si sta lentamente appropriando di ogni cosa, si prenda sul serio una moda che, si sa, durerà poche settimane. Ed eccole però le centinaia di mamme e ragazzini assembrarsi in coda, disposti a qualsiasi cosa per accaparrarsi il proprio indispensabile paio di scarpe. A quel punto gli slogan trasmessi dalle varie catene buoniste, come “restate a casa” o “andrà tutto bene”, postate poco prima sui social dai consumatori stessi, saltano completamente: le scarpe Lidl fanno eccezione. Se da una parte ci si trova senza lavoro e a combattere per mantenere la propria famiglia e permettersi l’educazione dei propri figli, dall’altra correre il rischio del contagio per la nuova ed esclusiva linea di sneakers Lidl sembra senza dubbio legittimo. L’importante è ricordarsi, appena usciti dal punto vendita, di levare la maschera da consumatore accanito e rientrare invece nelle comodissime vesti di allarmista convinto, postando sui social la quotidiana frase indignata nei confronti dei giovani, rei solamente di essere tali.

Per concludere, è proprio quest’ultimo aspetto che lascia più perplessi: in un’Italia sempre più martoriata da virus e D.P.C.M, i cittadini sembrano scordarsi (o ignorare) ciò che sta succedendo e ciò di cui essi stessi poco prima si lamentavano. Arrivati a questo punto, è persino inutile puntare il dito contro il Governo, quando l’atteggiamento della popolazione è completamente distaccato dalle circostanze e non contribuisce in alcun modo a cambiare le cose. “Ma questa è l’Italia degli anni ’20”, diranno tra cent’anni nei libri di storia, probabilmente e giustamente con tono sprezzante e per certi versi ironico, riferendosi ad un paese dove il Governo non ha rispetto per i cittadini, e i cittadini non hanno nemmeno rispetto per loro stessi.