Zaia: «Dad fino a febbraio, abbiamo rispettato le restrizioni, i risultati non si vedono»

Il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, per effetto dell'Ordinanza n. 2 del 4 gennaio, rimanda a febbraio l'eventuale ritorno degli studenti nelle classi, «troppo rischioso riaprire adesso».

Il Presidente della Regione Veneto in una delle sue conferenze stampa a Marghera.
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«Abbiamo rispettato tutte le restrizioni ma i risultati non si vedono. Per cui qualche elemento che non ci torna c’è, non torna a noi, e non torna nel mondo scientifico. Come Veneto la situazione è atipica, dopo 15 giorni di restrizioni, visto il bicchiere mezzo pieno le curve non crescono, ma come bicchiere mezzo vuoto non calano», con queste parole il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia dichiara che le norme imposte dallo Stato sono state rispettate, ma che nonostante ciò la curva dei contagi non cambia: per questo ritiene sia meglio posticipare la didattica in presenza per le scuole secondarie di secondo grado a non prima del 31 gennaio, per effetto dell’Ordinanza n. 2 del 4 gennaio 2021.

«Hanno deciso così anche Friuli-Venezia-Giulia e Marche, che faranno interamente Dad per questo primo mese del 2021. – prosegue Zaia – Anche altre regioni hanno deciso di posticipare la data posta da Conte, ossia l’11 gennaio al 50% Dad e 50% presenza, ognuna in data diversa».

I banchi delle scuole rimarranno vuoti ancora

Zaia ci tiene a precisare che questo non va contro le direttive di Conte, infatti nella sua conferenza del 4 gennaio ha dichiarato: «La Regione può intervenire con ordinanza viste le condizioni sanitarie. Non è una contrapposizioni rispetto al ministro Azzolina.». Le scuole primarie e secondarie di primo grado, invece, inizieranno in presenza in gran parte dell’Italia probabilmente, come dicevamo, dall’11 gennaio.

Da febbraio 2020, con l’arrivo in Italia del CoVid-19, abbiamo affidato noi, la nostra salute e la nostra libertà ai nostri capi di stato: il premier Conte è stato il punto centrale di tutte le decisioni, restrizioni e decreti che in questi mesi sono stati varati. Nonostante le disposizioni sue e del resto della maggioranza, scontratasi spesso con l’opposizione non molto collaborativa, oggi ci troviamo ancora in una brutta situazione. È difficile giudicare se quanto deciso sia sempre stato la scelta giusta, soprattutto perché stiamo affrontando una pandemia globale a cui nessuno aveva mai assistito in maniera così personale e allo stesso tempo mondiale. Proprio per questo non si può giudicare solo in negativo la gestione della pandemia da parte del governo: è una “novità” per l’Italia, non ci sono altri periodi storici paragonabili a questa situazione, non ci sono dunque “termini di paragone”.

Il Premier Conte con la Ministra Azzolina

Con altre persone la situazione potrebbe essere stata di gran lunga peggiore, così come potrebbe essere stata migliore, questo è il motivo per cui, non potendo fare grandi confronti, bisognerà riflettere su cosa sia stato utile e cosa dannoso nelle diverse ondate. Il problema è che risulta davvero difficile trovare delle soluzioni semplici che vadano bene a tutti: qualsiasi proposta risulta avere allo stesso tempo uno svantaggio. Per esempio, i trasporti avrebbero dovuto essere più organizzati? Si formavano assembramenti? Può essere, ma limitando ulteriormente la loro capienza, gli studenti non sarebbero più riusciti ad andare a scuola. Questo è quanto successo nei mesi in cui la scuola per le superiori era in presenza: con solo l’80% dei posti disponibili a settembre, ed il 50% a novembre, moltissimi ragazzi e ragazze sono rimasti a piedi. 

Tutto ciò che ci resta da fare, dunque, è rispettare le restrizioni poste dal governo, che sono frutto di studi da parte di scienziati e virologi esperti, e sperare che il vaccino porti con sé un periodo più tranquillo e sereno per tutti rispetto all’anno scorso.

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