La società Hellas Verona è stata fondata ormai più di cento anni fa, cento anni in cui è riuscita a conquistare numerose vittorie, ad ottenere uno scudetto, nel 1984-1985, e a formare attorno a sé una tifoseria famosa in tutta Italia.
Com’è nato l’Hellas?

Era il 1903 quando un gruppo di ragazzi, studenti del Liceo Classico Scipione Maffei, incuriositi e interessati alla disciplina sportiva del calcio, proposero al loro professore di greco Decio Corubolo di creare una piccola squadra di calcio per poter giocare insieme. L’idea venne accolta con grande entusiasmo dall’insegnante e venne quindi fondato un club con il nome di Associazione Calcio Hellas, raccogliendo per le prime spese un fondo di 32 lire. Questo nome, all’apparenza particolare, è stato scelto volendo ricordare l’antica Grecia, che per l’appunto veniva chiamata in greco antico dai suoi abitanti “Ελλας”.
Dopo aver assunto il nome di Football Club Hellas Verona nel 1919, nel 1928 incorporò le sue due rivali, anch’esse veronesi, Bentegodi e Scaligera e scelse la denominazione di A.C. Verona. Nell’anno seguente partì dalla Serie B del campionato nazionale italiano e dopo 28 anni, nel 1957, durante i quali una volta retrocesse pure in serie C, riuscì a essere promossa alla massima Serie. In quel momento l’emozione da parte dei tifosi fu tale che scesero in campo, elogiarono i giocatori e li incoronarono con l’alloro. Purtroppo, però, questa felicità svanì presto: il Verona, infatti, non riuscì a totalizzare abbastanza punti per rimanere in Serie A per più di una stagione e retrocesse in B. Nell’estate dello stesso anno assorbì al suo interno una squadra veronese più piccola, A.S. Hellas, neopromossa in Serie C, e così riprese il nome di Associazione Calcio Hellas Verona, come in origine.

Il trionfo arrivò esattamente undici anni dopo: l’Hellas, insieme al Palermo e al Pisa, poté nuovamente gioire per l’avanzamento di categoria alla massima serie. Dopodiché successe un grande scandalo: nel 1974, infatti, si posizionò al quart’ultimo posto, che non avrebbe quindi previsto una retrocessione, ma per illecito sportivo a causa dello “Scandalo della telefonata”, nel quale furono coinvolti il presidente della squadra Saverio Garonzi e un attaccante napoletano, Sergio Clerici, venne fatta slittare in ultima posizione. Per la squadra non ci fu però nulla di cui preoccuparsi, infatti l’anno seguente riuscì a riottenere il suo posto in A. Negli anni successivi, durante i quali fecero anche una pausa di tre anni in Serie B, migliorarono sempre di più fino ad arrivare all’obbiettivo più importante in assoluto per ogni squadra nel 1984-1985: vincere lo Scudetto diventando così i campioni d’Italia. I tempi a seguire per il club furono abbastanza difficili che percorse un lento declino fino ad essere altalenante tra la Serie A e la B e cambiò inoltre nome in Hellas Verona Football Club, in uso ancora tutt’oggi. In seguito, arrivarono degli anni terribili per i gialloblù, quelli che vanno dal 2006 al 2010, tutti passati in serie C. Piano piano si riuscì a riprendere e finalmente, nel 2013, dopo ben 11 anni, tornò in Serie A e a Verona fu estasi totale. Gli anni seguenti consistettero tutti in un nuovo altalenarsi tra Serie A e B fino ad arrivare ai giorni nostri.
La grande vittoria dello scudetto

L’Hellas aveva appena concluso due grandi campionati in Serie A posizionandosi in uno al quarto posto e nell’altro al sesto e nell’estate del 1984 i dirigenti del club decisero di potenziare ancora di più la squadra comperando due grandi giocatori stranieri: l’attaccante danese Preben Elkjær e il difensore tedesco Hans-Peter Briegel, entrambi molto rinomati. Osvaldo Bagnoli, un ex calciatore, al fine della sua carriera da giocatore era diventato allenatore e in quel periodo si trovava proprio al Verona e riuscì ad allenare e a coordinare la squadra in modo incredibile. La prima partita del campionato fu contro il Napoli, in cui era appena sbarcato il famosissimo attaccante Diego Armando Maradona, e fu vinta 3-1, poi in seguito ottennero un’altra grandiosa vittoria con un punteggio di 2-0 contro la Juventus, la squadra in quel momento migliore d’Italia. Ovviamente queste non furono le uniche partite vincenti, anzi: la squadra gialloblù di quell’anno ottenne ben 15 vittorie, 13 pareggi e solamente 2 sconfitte. Arrivò quindi quel rinomato 12 maggio 1985 nel quale si disputò a Bergamo Atalanta-Verona, che si concluse con un pareggio di 1-1, e che fu sufficiente per la squadra veronese per assicurarsi la denominazione di Campioni d’Italia.
La famosa tifoseria veronese

Il 30 novembre 1971, presso il Bar Olimpia, situato in Borgo Venezia, nacquero le Brigate Gialloblù, a cui presero parte tutte quelle persone che provavano un grande amore per l’Hellas e per la città stessa di Verona. L’organizzazione inizialmente fu molto semplice imitando il modo di tifare in voga in quegli anni, quindi utilizzando tamburi di latta, grancasse, piatti, sciarpe di lana con i colori della squadra e le prime bandiere cucite a mano. Nel 1976 i brigatisti strinsero un’alleanza storica con i tifosi del Chelsea; ciò significa che nello stadio inglese per la prima volta apparì uno striscione delle Brigate Gialloblù e allo stesso tempo in curva sud, la posizione storica dei tifosi veronesi, apparì una Union Jack, che si trova qualche volta ancora oggi. Nel mentre, però, si svilupparono anche le prime rivalità, molto accentuate ancora oggi, soprattutto con il Napoli, il Brescia, l’Atalanta, il Vicenza. Furono inoltre proprio questi gli anni in cui questa tifoseria divenne così famosa in tutta Italia, in particolare per la sua compattezza, vivacità e audacia, i suoi cori e canti e i suoi striscioni. Durante gli anni Ottanta cominciano a formarsi altri sottogruppi di tifosi, ancora molto attivi oggi, come Hellas Army, Gioventù Scaligera, Verona Front e molti altri.

Nel dicembre del 1986 era prevista la partita Brescia-Verona, due squadre che non si erano mai viste di buon occhio. La tifoseria bresciana decise quindi di spargere per tutta la sua città volantini in cui incitava a “spaccare le ossa ai veronesi”. Ovviamente la notizia si sparse velocemente ed arrivò fino ai tifosi dell’Hellas, che decisero di vendicarsi: il giorno della partita presero un treno che li avrebbe portati sul posto in largo anticipo in modo che non ci fosse la polizia a scortarli e cominciarono a distruggere e mettere sottosopra tutto quello che si trovavano davanti. In seguito, arrivò, però, anche la risposta da parte dei bresciani e, durante una delle varie proteste, lanciarono dei sassi contro la macchina dell’allora sindaco di Verona Gabriele Sboarina, alla quale venne rotto il parabrezza, ma fortunatamente non ci furono danni alla persona. La polizia iniziò così ad indagare su vari tifosi gialloblù e il primo febbraio del 1987, 12 di loro vennero arrestati con l’accusa di associazione a delinquere. In loro ricordo e onore venne creato un gruppo di tifosi chiamato per l’appunto 1° febbraio, ancora oggi situato nella parte alta della tribuna ovest. Dopo questa, accaddero altre vicende simili e ciò portò, insieme al sempre più grande accanimento contro di loro dell’opinione pubblica e della polizia, allo scioglimento delle Brigate Gialloblù il 14 novembre del 1991. L’incarico di guidare la tifoseria passò direttamente alla Curva Sud, ma nonostante tutto la passione, il loro spirito e l’entusiasmo rimasero intatti e continuativi nel tempo.
Ovviamente al momento per colpa del Coronavirus, presente ormai da più di un anno, il calcio, come qualsiasi altra categoria, non è più come prima. Gli stadi, infatti, sono totalmente deserti e di conseguenza mancano tutti quei tifosi che prima incitavano e davano forza alla squadra, si tenevano compagnia e passavano dei momenti felici insieme. Si spera, quindi, di poter tornare alla normalità il prima possibile in modo da poter rivivere le grandi emozioni che si provano in quei luoghi.