Come abbiamo tutti potuto sentire, nelle ultime settimane, in particolare dal 16 febbraio, l’Etna ha eruttato moltissime volte, purtroppo causando danni alle zone limitrofe.
L’Etna è un vulcano situato sul versante orientale della Sicilia, a circa 30 km da Catania ed è il più alto vulcano attivo d’Europa. Essendo per l’appunto ancora attivo, le sue frequenti eruzioni nel corso del tempo hanno modificato il paesaggio circostante e in tante occasioni hanno costituito una minaccia per gli insediamenti abitativi presenti alle sue pendici. Con un diametro di oltre 40 km e un perimetro di base di circa 135 km, occupa una superficie di ben 1265 km². La sua altezza è variata molto nel tempo a causa delle sue eruzioni che ne determinano l’innalzamento o l’abbassamento. Per esempio nel 1900 raggiungeva i 3.274 m sopra il livello del mare, mentre al contrario, secondo le più recenti misure, effettuate a luglio 2018 da due squadre indipendenti con GPS ad altissima risoluzione, hanno rivelato che l’altezza attuale dell’Etna è di 3.326 m.
L’Etna presenta inoltre una grande varietà geologica e paesaggistica con fitti boschi, aree desertiche ricoperte da rocce vulcaniche e anche fertili campagne ed infatti un’ampia parte del suo territorio è stata inclusa del Parco Naturale dell’Etna. Dal 21 giugno 2013 inoltre, l’UNESCO ha inserito l’Etna nell’elenco dei beni costituenti il Patrimonio dell’Umanità.
Alcune delle ultime eruzioni più significative sono avvenute il 4 marzo e il 7 marzo, ma il fatto che ha colpito molto è stato che le nubi di fumo innalzatesi sui cieli di quei giorni, esattamente quattro giorni dopo, sono arrivate fino sopra i cieli della Cina. Le immagini delle nubi di anidride solforosa sono state immortalate dal satellite Sentinel 5 e dall’Adam Platform, la piattaforma aerospaziale della NASA.

Al contrario dell’anidride solforosa, che può viaggiare nei cieli, la cenere e i lapilli prodotti cadono nei territori vicini al vulcano. Per esempio, il 16 febbraio, a causa di una grande deposizione di cenere sulle zone limitrofe, l’aeroporto di Catania ha dovuto chiudere per impossibilità di far partire e atterrare gli aerei su una pista totalmente ricoperta da detriti vulcanici. La pagina dell’aeroporto, infatti, scrive così: “A causa dell’attività eruttiva dell’Etna e contestuale ricaduta di copiosa cenere vulcanica la pista dello scalo aeroportuale è al momento chiusa perché contaminata: è in corso l’attività di pulizia e bonifica. Per info sui voli dirottati o cancellati si prega di rivolgersi alle compagnie aeree. Nuovi aggiornamenti seguiranno domattina, 17 febbraio, dopo la riunione dell’Unità di crisi”. Il giorno seguente è stato riaperto. In alcuni punti del territorio siciliano, inoltre, la cenere ha raggiunto persino i 6kg a metro quadrato, che ovviamente hanno provocato grandi disagi agli abitanti di quei luoghi ricoprendo strade, macchine, case e monumenti.
Inoltre, proprio il 12 marzo mattina c’è stato l’ennesimo fenomeno parossistico, esattamente il dodicesimo da quell’ormai lontano 16 febbraio: si è trattato di una fontana di lava dal cratere di sud-est ed è stato osservato a partire dalle 08.40 dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia-Osservatorio etneo (Ingv-Oe) di Catania.
Seppur queste eruzioni, in particolare quando sale la notte, siano affascinanti e diversificate ogni volta, come abbiamo visto, portano purtroppo anche molti problemi ai luoghi limitrofi.