La tendenza “veggie”, ovvero consumare carni prodotte con impasti di vegetali, dal tofu ai legumi, dalle uova ai formaggi, dalle fibre ai carboidrati vegetali, è la moda del momento, come è testimoniato dalla presenza di questi prodotti di nicchia nelle catene della grande distribuzione.
La compagnia pioniera che ha brevettato e registrato questa nuova “carne non carne” è la Beyond Meat, fondata nel 2019 da Ethan Brown, adesso quotata a Wall Street; anche Bill Gates aveva finanziato l’azienda quando era ancora una start up e anche in Europa abbiamo aziende produttrici di carne vegetale, la più importante è la The Vegetarian Butcher (il macellaio vegetariano).

Joseph Puglisi, lo scienziato della Beyond Meat che ha ideato la ricetta della carne vegetale, voleva riprodurre la sensazione che dà la carne in bocca quando la si mangia.
Anche i colossi dei fast food, che sulla carne di manzo e di maiale hanno costruito i loro imperi, si stanno orientando verso questo nuovo mercato eco-sostenibile e salutista, anche con l’intento di migliorare la propria immagine, scrollandosi di dosso l’etichetta di fornitori internazionali di cibi poco salutari.
Burgher King è stata una tra le prime catene ad inserire nel proprio menù i prodotti Plant based, mentre McDonald’s ha previsto di lanciare un nuovo panino con burger di finta carne nel 2021, il McPlant, che non sarà distribuito in Italia.

Dopo il successo dei burger di BK, che imitano il manzo Plant based whopper, 100% vegetali, la new entry nel menù sono i Plant based nuggest, crocchette di pollo vegetale a base di proteine della soia OGM free, il cui gusto è identico a quelle di vero pollo.
l target di riferimento della “carne finta” sono coloro che cercano un’alternativa alla carne da macellazione, sia per motivi etici che di sostenibilità ambientale, in quanto gli allevamenti intensivi (per un approfondimento clicca qui) e le macellazioni rappresentano un problema sotto diversi aspetti: innanzi tutto quello etico, infatti per soddisfare la domanda di carne sono necessari allevamenti intensivi, dove gli animali vivono costretti in spazi limitati, ideali per la proliferazione di batteri e virus, rendendo necessario utilizzare grandi quantità di antibiotici, che debilitano il sistema immunitario animale e fortificano l’antibiotico resistenza, mettendo in pericolo anche la nostra salute.

Oltre al problema etico e sanitario, c’è anche quello ambientale, in quanto la filiera della carne è particolarmente inquinante ed inoltre necessita di una grandissima quantità di acqua e contribuisce al riscaldamento del pianeta.
La nuova frontiera della fake meat è la clean meat, ovvero carne sintetica prodotta in laboratorio e nata dalle cellule staminali degli animali; a seconda del punto del corpo dove le cellule vengono estratte, si riproducono i vari tagli di carne, ma per ora per questa scelta prevale una grande diffidenza, infatti, da una ricerca della Coldiretti, risulta che tre italiani su quattro, sono contrari alla commercializzazione di questa carne.