Sono già passati quattro anni da quando Facebook ha rilasciato una versione di Messenger riservata ai più piccoli. Precisamente ai bambini con età dai 6 ai 12 anni, essendo il tredicesimo compleanno quello che consente di iscriversi ai social. YouTube per primo, già nel 2015, aveva creato la sezione Kids.
Da qualche mese Facebook sta provando ad avere l’autorizzazione per potere offrire la stessa possibilità pure su Instagram. Quest’ultima è la piattaforma più frequentata dai giovani, che vogliono sentirsi sempre più parte di un gruppo, e per soddisfare ciò, solamente i social media sembrano essere la soluzione. Dunque per far sì che ciò accadrà, Instagram avrà inevitabilmente bisogno di una forma di controllo parentale.
Del resto i genitori hanno sempre con difficoltà cercato di negare questo tipo di svago ai propri figli. Perciò si è pensato di trovare un modo per consentire i servizi offerti, ma in tutta sicurezza.
Un portavoce della società ha dichiarato al Guardian: «Spesso i bambini chiedono ai genitori se possono aiutarli ad utilizzare queste app e a comunicare con gli amici. Ad oggi non ci sono molte opzioni per i genitori, quindi stiamo lavorando per costruire prodotti nuovi, adatti ai più piccoli».
Le machine learning sono meccanismi che permettono di scovare gli utenti che mentono sull’età per iscriversi. Inoltre, non permettono agli adulti di comunicare con minori di 18 anni che non li seguono. Quindi si può capire che il problema non è solo tecnico e etico, ma pure giuridico. Vi è anche un continuo incoraggiamento a rendere i profili privati.
Le basi sembrano buone, ma gli esperti di tecnologia e gli psicologi non la vedono allo stesso modo per timore sugli effetti che potrebbero ricadere sui più piccoli.
«L’attenzione di Instagram sulla condivisione di foto e sull’aspetto rende la piattaforma particolarmente inadatta per i bambini che si trovano nel mezzo di fasi cruciali dello sviluppo del proprio senso di sé, soprattutto rispetto agli altri» queste sono state le parole di alcune associazioni per la difesa dell’infanzia.
Si teme che l’influenza che Instagram riesce ad avere possa essere determinante nei bambini, che entrano in un mondo vasto e più grande di loro. La situazione dunque rimane in fase di stallo.