Vi siete mai chiesti chi abitasse in terra veneta prima che i Romani vi costruissero città, strade, ponti, insomma prima che vi portassero la civiltà? Magari pensate che ci fossero solo capanne, campi coltivati in modo rudimentale e greggi che pascolavano? Le cose sono un po’ diverse e quando giungerete alla fine di queste righe forse vi chiederete che cosa sarebbe successo se i Romani avessero preso un’altra direzione. Eh sì perché, tremila anni fa, i tempi dell’agricoltura di sussistenza erano già molto lontani!
Fin dall’età del Bronzo finale, a partire dal 1150 a.C, nell’attuale Veneto meridionale si svilupparono importanti centri quali Frattesina, vicino a Rovigo, o Valli grandi veronesi, nella nostra “Bassa”: non avete idea di che cosa abbiano restituito gli scavi archeologici in questi siti.
Una zona industriale del passato
Erano dei veri e propri distretti industriali dove venivano lavorate materie prime locali, come il vetro o il corno di cervo, accanto ad altre fatte arrivare da terre lontane come il bronzo da giacimenti alpini e dalla Toscana, l’avorio di elefante e le uova di struzzo dall’Africa settentrionale, la preziosa ambra dal mar Baltico
Ricordate l’antico mito di Fetonte che vuole guidare il carro del Sole, suo padre, senza esserne capace? Dopo aver provocato disastri, il ragazzo viene gettato in un fiume, l’Eridano che altro non è che il Po.
Le sue sorelle inconsolabili vengono trasformate in pioppi, e le loro lacrime in preziose gocce d’ambra: si tratta di un antichissimo mito greco ma collocato in un paesaggio e in un contesto che i progenitori dei Greci dovevano conoscere bene!
A Frattesina ci sono ancora i crogioli utilizzati per la fusione, gli scarti di lavorazione, i ripostigli con le scorte da lavorare, oggetti finiti, e migliaia di perle, sia semplici, di vetro blu, sia complesse in vetro di colori diversi, con inserti di pasta a contrasto.
I preziosi manufatti, in vetro, ambra o in altri materiali preziosi, così come gli strumenti da lavoro, venivano commercializzati sul territorio italiano, compresa la Sardegna, ma raggiungevano anche le regioni transalpine e il Mediterraneo orientale. Ceramica del periodo miceneo testimonia in particolare i contatti con l’area greca.

Genti fenicie
Nel basso Veneto di quel tempo doveva esserci grande viavai di artisti, operai, mercanti. E assai trafficati dovevano essere anche l’Adige e il Po, attraverso i quali i prodotti finiti raggiungevano l’Adriatico. Ma chi gestiva tutto ciò?
Il sito di Frattesina somiglia in modo straordinario ad un altro distretto commerciale, collocato però sulle coste spagnole: si tratta dell’emporio fenicio di Huelva in Andalusia, poco più recente di Frattesina.
E’ ipotizzabile che i Fenici che dalle coste dell’attuale Libano crearono empori commerciali in tutto il Mediterraneo, abbiano costituito proprio nella nostra terra un centro di produzione, trasformazione e scambio di prodotti industriali.
Fine di un mondo
E come spesso avvenne anche per altre civiltà, l’incontro della realtà locale con apporti del vicino Oriente fece scattare un salto di qualità nella tranquilla vita degli abitanti del Veneto, tanto che nel periodo successivo nacquero forme embrionali di città.
Non deve essersi trattato di una invasione da parte di elementi esterni ma di un lento processo di formazione, finchè, intorno all’800 a. C. per motivi non ancora indagati, i centri del basso Veneto vennero abbandonati e nacquero nuove città, quale Este, Padova, o altri centri minori anche del Veronese.
Cosa accadde? Forse la reazione di gruppi che meglio avevano saputo amalgamare le innovazioni esterne con il substrato locale e che stavano creando una nuova civiltà. Il popolo dei Veneti si estese nel territorio dell’attuale Veneto, del Friuli e parte del Trentino.
Questo popolo, in un’epigrafe ritrovata a Vicenza, ci ha lasciato scritto anche il proprio nome, Venetkens, Venetici. La civiltà che elaboreranno sarà più legata al contesto sloveno e balcanico, piuttosto che vicino orientale, ma manterrà contatti con il mondo etrusco che si sta formando a sud.
I Venetkens sono gli Enetoi che combatterono a Troia?
I Venetkens furono quegli Enetòi che, provenendo dalla Paflagonia, combatterono nella guerra di Troia a fianco dei Troiani? Quelli che, morto in guerra il loro capo Pilemene, chiesero al saggio troiano Antenore di condurli verso una nuova terra in intimum maris Hadriatici sinum (nel profondo golfo del mare Adriatico)?

Forse questo è solo un mito, riportato dal padovano Livio, che voleva nobilitare le origini della propria terra, legandole alle sorti degli eroi troiani? O, forse, l’apporto di genti provenienti da lontano ancora una volta non è casuale? Sta di fatto che da questo momento in poi il volto della nostra terra cambia nuovamente.
Così i Veneti costruiscono strade, canali, opere di edilizia pubblica ben progettate. Incomincia una netta divisione tra luoghi pubblici e abitazioni private.
La vita nelle città
I Veneti costruirono le proprie abitazioni con una struttura in legno, ricoperta di argilla, mentre la base era in pietra, per ridurre l’umidità.
I pavimenti erano di argilla battuta, mentre il tetto era di paglia. Il cuore era il focolare, realizzato da una base di argilla sulla quale erano posti frammenti di ceramiche e ciottoli, in modo che trattenessero il calore.
Attorno al focolare c’erano gli alimenti, conservati in contenitori, qualche mensola, una panca e degli alari, sostegni usati per sorreggere la legna nel focolare, talvolta decorati con forme di teste di animali. Sotto il pavimento si era soliti collocare offerte alla divinità della casa.
Talvolta la struttura delle abitazioni veniva riproposta nelle tombe. L’ossuario che conteneva le ceneri del defunto poteva essere inserito in una tomba “a cassetta” che riproduceva i vari ambienti della casa, come la cucina o lo spazio per la filatura, se si trattava di una donna. Nell’aldilà il defunto doveva poter ritrovare tutto ciò che lo aveva accompagnato durante la vita.
Le loro case divennero sempre più complesse, così come lo loro città. Crearono una vasta rete commerciale che andava dal vicino Oriente al Baltico alle aree transalpine. Furono famosi per l’allevamento dei cavalli, che erano rinomati in tutto il mondo antico.
Dagli Etruschi appresero l’alfabeto e crearono vere e proprie scuole di scrittura.
Venerare gli dei
I Veneti avevano i loro “templi” ma non dobbiamo pensare a strutture architettoniche complesse. Gli dei abitavano nei boschi o in prossimità delle acque ed era proprio in questi luoghi che si poteva percepire la presenza del divino.

Talvolta quelle stesse acque guarivano dalle malattie, come avveniva ad Abano o a Montegrotto, dove tuttora le acque termali sono usate per scopi terapeutici. E che dire delle spade ritrovate sul fondo dei fiumi? Erano spade rituali gettate nell’acqua per ingraziarsi le divinità.
Le situle venete
Ma l’elemento forse più originale dei Veneti antichi è “l’arte delle situle”, la tecnica di decorare a sbalzo grandi recipienti di bronzo, spesso usati come ossuari funerari, che trova riscontri in molti siti dell’area balcanica. Con le raffigurazioni che gli antichi Veneti ci hanno lasciato possiamo immaginare il loro mondo e vedere anche i loro volti.
La studiosa Giulia Fogolari ha definito la cosiddetta “situla Benvenuti” l’epopea delle genti venete. Sulle fasce parallele incontriamo guerrieri di ritorno da una grande vittoria con i prigionieri nudi in catene; più sopra ecco gli animali fantastici, leoni alati o grifoni, insieme a bovini aquile, cervi; infine la vita quotidiana degli uomini di allora: una scena di mercato o la lotta dei pugili. Tutto sembra fissato come in un fermo immagine e ci chiediamo di cosa stanno parlando i personaggi avvolti nei mantelli, coi buffi copricapi e gli strani zoccoli ai piedi.

L’arrivo dei Romani
Nel III-II secolo a.C., gradualmente gli antichi Veneti si avvicinarono ai Romani: non li combatterono ma furono loro alleati contro i Galli, nella vittoriosa Battaglia di Clastidium del 222 a.C. Da questo momento il popolo veneto entra a tutti gli effetti nell’orbita di Roma.
Nel 181 a.C, nel territorio orientale dei Veneti i Romani fondarono la colonia di Aquileia e costruirono importanti strade. Nel 148 la via Postumia, da Genova ad Aquileia; nel 131 la via Annia, che collegava Adria e Aquileia. Così la grande civiltà veneta che si era distinta per cultura e commerci si unì alla sfera romana ma perse via via la propria specificità.