In questi giorni l’Alfa Romeo ha terminato il rapporto professionale con il pilota italiano Antonio Giovinazzi, promessa del nostro Paese.
Per molti questa scelta è stata una delle azioni più ingiuste nella storia recente della Formula Uno. E questo perché? Non per il fatto che sia finita, ma in particolare per come nel rapporto tra le due parti non sia mai stata trovata un’intesa, che deriva dalla mancanza di organizzazione ai vertici. Il pilota non ha mai avuto la possibilità di crescere, dato il poco interesse per un progetto duraturo.
Atteggiamento passivo e mancanza di fiducia
Questo modo di fare ha portato a conseguenze e risultati deludenti, che hanno frenato il potenziale di Giovinazzi, e che non sono dipesi dai suoi comportamenti in pista, dove ha sempre mostrato il proprio valore.Fin dal primo anno di contratto, Giovinazzi è stato sempre sottovalutato, anche se le sue prestazioni sono sempre state più che dignitose, certamente contrassegnate da alti e bassi, ma comunque hanno sempre mostrato il suo buon potenziale.
Come abbiamo visto, in pista è stato spesso in grado di superare Kimi Raikkonen e questo può certo essere considerato un punto di merito.
Il clima non è mai stato ideale e l’atteggiamento passivo della dirigenza verso di lui non ha contribuito. In più da parte del team non c’è mai stato un incoraggiamento, un po’ di sostegno. Semplicemente, delle comunicazioni secche e oggettive, senza passione. Poi c’è l’aspetto della sfiducia di fondo: quest’anno la più bella occasione si è presentata è stata al Gp d’Ungheria, con la pioggia, attualmente una delle poche occasioni a vantaggio dei team minori per ottenere punti.

Strategie sbagliate e rimpianti
Questo non è stato l’unico grande rimpianto dell’anno, visto che tutte le volte – in particolare nelle occasioni in cui la corsa ha visto variabili improvvise– le scelte tattiche del team hanno finito per penalizzarlo.
Scelte assurde, quasi vergognose per un pilota di F1, che fa della fiducia col team un elemento di forza per la propria carriera.
Come sappiamo, le strategie di gara dei team vengono in genere individuate da sistemi informatici. Per quanto riguarda il team Sauber, tutte le volte in cui si seguono le indicazioni del software i risultati sono nella norma. Quando invece viene fatta una scelta improvvisata, causa cambiamenti in gara – pioggia, incidenti- le strategie dell’Alfa Romeo non si sono mostrate all’altezza della situazione.
In situazioni del genere, è normale pensare di correre in maniera distaccata, anche se a ben guardare come si è comportato in pista verrebbe da lodarlo per il contrario, perché resta un esempio concreto di fiducia, nonostante i comportamenti del team.

Scarsa competenza e organizzazione
Nel frattempo la squadra continua a distinguersi per la poca organizzazione e competenza a livello tecnico, per una macchina poco competitiva.
Però, alla fine, ha risentito di questi atteggiamenti solo l’italiano, mentre pare che Raikkonen abbia deciso di arrivare alla fine del contratto da solo. In tutta questa disorganizzazione Antonio Giovinazzi sembra essere escluso dalla F1 in modo non rispondente a criteri di meritocrazia e ai valori espressi in pista.
L’anno prossimo è pronto a ripartire da una nuova esperienza in Formula E, dove avrà la possibilità di mostrare il proprio reale valore.
