Dopo un lungo processo legislativo, iniziato il 9 giugno 2021 con la prima delle quattro approvazioni richieste, l’8 febbraio 2022 è stata approvata dalla Camera dei deputati la modifica agli articoli 9 e 41 della Costituzione italiana, inserendo così la tutela dell’ambiente tra i principi fondamentali della Carta costituzionale.
Articoli 9 e 41 in origine
L’articolo 9 è uno dei 12 articoli principali della Costituzione e cita “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”, mentre l’articolo 41 menziona “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.”
Entrambi gli articoli non si riferivano in alcun modo alla tutela dell’ambiente o dell’ecosistema, né accennavano a controlli o programmi che potessero coordinare l’attività economica per evitare danni ambientali, né identificavano tra i danni punibili quelli all’ambiente o alla salute.
Cosa cambia con la modifica costituzionale?
Finalmente, grazie alla modifica dell’art. 9, è stato messo per iscritto l’importanza di proteggere la biodiversità, l’ambiente e gli animali, grazie all’aggiunta di un intero comma: “ […] Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.”.
La riforma dell’articolo 41 prevede invece solo l’aggiunta di alcuni termini: al secondo comma, dopo la parola “danno”, è stato inserito “ […] alla salute, all’ambiente” e al terzo comma, dopo le parole “fini sociali” si è introdotto “ […] e ambientali”, così da proteggere maggiormente l’ambiente e la salute.

Qual è il processo per modificare la Costituzione?
La Costituzione è la principale fonte del diritto della Repubblica Italiana e, visto che nessuna legge può prevedere disposizioni che vadano contro quanto sancito in essa, per modificarne il contenuto, è necessario approvare una legge costituzionale che prevede due deliberazioni da parte di entrambe le Camere, in un arco di tempo non minore di tre mesi l’una dall’altra.
Nel caso che la maggioranza dei voti sia solo assoluta e non raggiunga i due terzi, è possibile da parte di cittadini qualificati o membri del parlamento richiedere un referendum confermativo, rendendolo un processo molto lungo e delicato.
Fortunatamente il testo di questa legge nell’ultima istanza è stata accolto con una vasta maggioranza di voti, 468 favorevoli, un contrario e sei astenuti, rendendo la giornata dell’8 febbraio una “giornata epocale”, per citare il Ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani.
Molto importante è sottolineare che nella legge costituzionale è messo per iscritto che anche le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e Bolzano devono rispettare i cambiamenti apportati all’articolo 9, nei limiti delle competenze legislative.
Sarà un cambiamento reale?
Se ci limitiamo a leggere quanto aggiunto alla Costituzione italiana vediamo un grande cambiamento, purtroppo però è difficile pensare che poche righe scritte possano trovare un riscontro immediato nei fatti: l’Italia infatti possiede il record di trasgressioni e di violazioni delle direttive europee in ambito ambientale e climatico. Tuttavia la speranza è che nel tempo si attuino altre mosse legislative atte a salvaguardare l’ambiente e la biodiversità e che si riesca a passare da una visione antropocentrica ad una più focalizzata sull’ecologia, dato che noi italiani abbiamo la fortuna di vivere in un Paese bellissimo, con ambienti unici e speciali, che vanno salvaguardati.