Una scoperta che scriverà nuove pagine di storia e archeologia. Qualche settimana fa, un’equipe di otto archeologi e ricercatori dell’Università Cà Foscari di Venezia ha effettuato uno scavo nella Grotta di Veja, che si trova a Nord di Verona, nel Parco della Lessinia.
I ricercatori hanno portato alla luce alcune tracce di frequentazione umana riconducibili a 10-12 mila anni fa. In soli due metri cubi di materiale asportato, gli studiosi sono riusciti ad analizzare circa 200 resti fossili di alcuni animali, come orso, lupo e tasso. Alcuni reperti minori sono ancora in fase di analisi.

Gli scavi sono stati eseguiti in una cavità carsica, la cui origine è collocabile circa 38 milioni di anni fa e la sua formazione è dovuta allo scorrimento di acque ipogee. Finora è stata studiata solo in parte e può fornire alcune fonti molto utili per avere informazioni riguardanti la convivenza tra uomo e fauna locale, all’epoca dell’ultima glaciazione. La zona di scavo è situata alla fine del ramo principale di questa grotta, a una profondità di circa 180 metri. Questa zona così profonda non era mai stata esplorata prima.
Le prossime fasi di studio prevedono la radiodatazione e lo studio molecolare dei materiali situati negli strati più profondi della grotta, probabilmente riconducibili a un’epoca antecedente l’ultima glaciazione (oltre a più di 20000 anni fa), oltre ad analisi chimiche per esaminare i processi di accumulo dei sedimenti e le loro caratteristiche.
Il materiale fossile ritrovato, nelle due settimane di ricerca archeologica, presenta uno stato di conservazione particolare, il quale è causato dall’ambiente del fondo grotta, che ha consentito un buon mantenimento dello smalto dei denti e dei carboni, ma non delle ossa.
Si tratta di una scoperta di straordinario interesse storico e archeologico resa possibile anche grazie a tecniche di analisi dei materiali sofisticate e moderne.