La scomparsa della ventenne Mahsa Amini, la ragazza morta il 16 settembre a Teheran in seguito all’arresto da parte della polizia morale iraniana perché non portava correttamente il velo, ha sollevato in Iran una serie di proteste che proseguono da oltre due mesi in moltissime città.
Un ciuffo di capelli fuori posto, il velo forse troppo allentato hanno portato una giovane donna a morire. Era stata portata nell’ospedale di Kasra e due giorni più tardi ha perso la vita, dopo che era stata in custodia della polizia iraniana. Secondo il referto medico, diffuso dall’organizzazione di medicina legale iraniana, la ragazza però non sarebbe morta a causa di percosse o di botte da parte delle forze dell’ordine, ma per colpa di una malattia al cervello pregressa; la morte è stata correlata a “un intervento chirurgico per un tumore al cervello all’età di 8 anni”; la ragazza pare avrebbe “perso improvvisamente coscienza” e fosse “caduta a terra”. Così ha dichiarato lo Stato anche in tv in seguito all’autopsia. La famiglia della ragazza però continua a smentire che Mahsa abbia sofferto di problemi di salute, ma ci sono anche dei testimoni che dichiarano che la giovane pare sia stata picchiata alla testa.

Le proteste arrivate in tutto il mondo, hanno riunito molti cittadini di diverse nazioni, anche italiani, che per mostrare il loro dolore e la loro opposizione contro ciò che era accaduto, hanno messo in atto una serie di azione simboliche come il gesto da parte di molte donne di tagliarsi un ciuffo di capelli.
Inizia così in Iran una rivoluzione da parte delle donne e non solo: tutto parte infatti dalla rivoluzione attuata nel ‘79 da Ayatollah Ruhollah Khomeini con la quale le donne sono state private sempre di più dei loro diritti e delle loro libertà.
È proprio in questi ultimi giorni infatti che la protesta è dilagata ed è stata incendiata la casa di Khomeini. In una notte infatti i manifestanti hanno dato fuoco alla casa natale della prima Guida suprema dell’Iran che nel 1979 dopo essere rientrato in patria da un esilio in Francia guidò una rivoluzione, conosciuta anche come rivoluzione Khomeinista, una serie di stravolgimenti politici e sociali, che portò l’Iran a diventare, dall’essere una monarchia, una Repubblica islamica sciita. Il regime degli Ayatollah è tuttora in piedi da oltre 40 anni, ma scosso dalle proteste che stanno avvenendo negli ultimi mesi.

La casa dove Khomeini nacque nel maggio del 1900 era da 30 anni diventata un museo della Rivoluzione Islamica; questo è stato un atto estremo da parte dei manifestanti delle contestazioni antigovernative. Negli ultimi tre giorni infatti le manifestazioni sono diventate anche simbolo dell’anniversario della Rivoluzione avvenuta tre anni fa. Gli attivisti anti regime avevano convocato una protesta a livello nazionale fra martedì e giovedì in onore del “Novembre di sangue” del 2019 dove persero la vita 1500 persone e di cui da pochi giorni è appena avvenuto il terzo anniversario.
“Donna, vita, libertà”, “No alla dittatura”: donne a capo scoperto, migliaia di persone sono scese in piazza in tutto il Paese durante questi mesi di protesta e a differenza del passato queste rivolte sembrano essere più ampie e inclusive, si pensa che forse stavolta potranno davvero cambiare il paese.
Dal gesto di tagliarsi un ciuffo di capelli, per mostrare vicinanza alla famiglia di Mahsa Amini e a tutte le donne del Paese, a un “bacio proibito rivoluzionario”.
Altro simbolo delle rivolte infatti è proprio la foto del bacio di Shiraz che ritrae due giovani in mezzo al traffico della città a baciarsi. La foto è definita “rivoluzionaria” proprio perché in Iran è vietato baciarsi in pubblico e oltre a ciò la ragazza è a capo scoperto. L’immagine, di cui non si conosce l’autore, divenuta virale in questi giorni, è proprio il simbolo della libertà voluta soprattutto dai giovani iraniani.
