Narcisismo sano e patologico: un termine nato dalla mitologia

Spesso considerato uno dei principali difetti della società moderna, il narcisismo ha in realtà origini molto antiche e radicate nella mitologia greca. Con il passare del tempo, il termine ha poi acquisito molteplici significati a seconda del contesto in cui viene utilizzato.

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Nel linguaggio corrente, la parola narcisismo assume una vasta gamma di diverse accezioni a seconda che venga usata per descrivere un particolare tratto della personalità, un concetto inerente alla psicoanalisi, un disturbo mentale, oppure un problema sociale o culturale. Nel parlato quotidiano, il termine è divenuto sinonimo di atteggiamenti considerati tendenzialmente negativi quali egocentrismo, vanità, presunzione ed egoismo. Infatti, una persona viene solitamente definita narcisista quando tende ad esaltare e glorificare in modo esagerato se stessa, le proprie doti e i propri successi, mettendo in secondo piano i traguardi e le qualità di altri. 

In psicologia, invece, il sostantivo presenta un duplice significato: in base alle circostanze in cui lo si utilizza, può descrivere il cosiddetto sano amor proprio oppure l’innato egocentrismo causato da un disturbo della percezione di sé. Nel primo caso, narcisismo sta ad indicare la propria autostima e quindi il naturale amore verso se stessi, mentre nel secondo fa riferimento ad una vera e propria malattia mentale chiamata, appunto, narcisismo patologico. Il soggetto che soffre di un disturbo narcisistico della personalità sviluppa un disperato bisogno di attenzione e ammirazione, nonché una fissazione per certi versi morbosa riguardo l’immagine di sé che mostra agli altri. 

Tuttavia, nonostante sia stato definito in ambito psicologico solamente negli ultimi anni, il termine ha assunto il comune significato che noi tutti conosciamo molti secoli prima. Alcuni, infatti, non sanno ancora che la parola narcisismo proviene in realtà dalla cultura greca, più precisamente dal mito di Narciso. Vediamo insieme come la storia del personaggio leggendario sia collegata alla dimensione psicologica del narcisismo, secondo l’opinione di molti sempre più diffusa nella società odierna. 

Il mito di Narciso: di che cosa si tratta? 

Probabilmente uno dei miti più celebri nella storia, quello legato alla figura di Narciso è stato per secoli fonte di ispirazione artistica, letteraria, cinematografica e non solo. Ancora oggi, infatti, non è raro sentir parlare delle vicende che coinvolgono questo personaggio, vittima dell’amore per se stesso. Esistono diverse versioni del mito, di cui la più nota è quella di Ovidio, contenuta nelle Metamorfosi e basata sulla versione del poeta greco Partenio. 

Figlio del dio fluviale Cefiso e della ninfa d’acqua dolce Liriope, una delle Naiadi, Narciso fu straordinariamente bello, ma senza mai saperlo. Secondo la leggenda, preoccupata per il futuro del bambino data la sua eccezionale bellezza, la madre decise di consultare l’indovino Tiresia, il quale le rivelò che Narciso sarebbe vissuto solo finché non avesse conosciuto se stesso. Queste parole non furono inizialmente comprese dalla donna ma la spiegazione della profezia non tardò ad arrivare qualche tempo dopo. 

Ormai raggiunti i sedici anni, Narciso era un giovane di tale fascino che chiunque, uomo o donna, giovane o vecchio che fosse, si innamorava di lui; tuttavia questo, piuttosto altezzoso e sprezzante, li respingeva tutti con orgoglio. Un giorno, mentre era a caccia di cervi, il ragazzo incontrò la ninfa Eco che, da tempo desiderosa di conoscerlo e rivolgergli la parola, si innamorò perdutamente di lui. Narciso, però, dimostrando ancora una volta la sua terribile vanità, non volle corrispondere il suo amore e allontanò in malo modo la ragazza, poiché si riteneva troppo bello per potersi associare ad una semplice ninfa. Eco, con il cuore spezzato, si rifugiò in valli solitarie, gemendo per la sua sofferenza: di lei rimase soltanto la voce e, per il resto della vita, si limitò a ripetere l’ultima sillaba dei viandanti che passavano lungo la sua strada. 

Allora, Nemesi, la dea che assicurava la giustizia punendo i falli e le dolcezze degli uomini, dopo aver ascoltato i lamenti della ninfa, decise di vendicarla e di castigare il crudele Narciso. Ella condusse il giovane sulla sponda di una fonte le cui acque limpide, come una sorta di specchio, gli rimandarono l’immagine della sua bellezza. Non appena vide per la prima volta nella sua vita il proprio riflesso, egli se ne innamorò perdutamente non trovando più la forza di staccarsene. Vinto dalla folle ammirazione del proprio aspetto e lacerato dal più frivolo amore, Narciso si lasciò quindi morire cadendo nel lago. 

Così, la profezia era compiuta e, quando le ninfe tentarono di recuperare il corpo per collocarlo sul rogo funebre, si narra che al suo posto trovarono uno splendido fiore bianco, che da lui prese il nome di Narciso.

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Mi chiamo Sara Castagnedi, ho quindici anni e abito a Zevio, un paese in campagna nella provincia di Verona. Sono una studentessa del liceo classico “Alle Stimate” che ho deciso di frequentare seguendo il mio vivo interesse per le materie umanistiche. Inglese, letteratura e storia sono le materie che preferisco ma trovo particolarmente affascinante anche l’arte, in tutte le sue forme. Di solito trascorro il tempo libero scrivendo, leggendo libri di vario genere e guardando serie tv ma amo anche stare all’aria aperta facendo lunghe passeggiate o andando in bicicletta. Un’altra delle mie più grandi passioni è viaggiare: mi da l’opportunità di apprendere usanze e tradizioni diverse dalle nostre e mi permette di coltivare il mio interesse per la fotografia. Mi ritengo una persona determinata e testarda che si impegna assiduamente e con costanza per raggiungere i propri obiettivi. Riguardo al mio futuro non ho ancora delle idee molto precise ma spero di trovare un lavoro che sia per me motivo di grande soddisfazione e ricompensi tutti i sacrifici fatti.

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