L’aereo, un trimotore Fiat G.212, partito da Lisbona dove i giocatori del Torino avevano appena disputato un’amichevole contro il Benfica per aiutare con l’incasso il capitano della squadra lusitana Francisco Ferreira, il quale non godeva di ottime condizioni economiche, stava portando all’aeroporto di Torino la squadra di calcio.
Il viaggio continuò tranquillo fino al confine tra Francia e Italia, quando il velivolo fu coinvolto in una tempesta che aveva preso di mira il capoluogo piemontese. A causa della scarsa visibilità, durante l’atterraggio, il pilota non vide la collina sulla quale si trovava la basilica di Superga e l’aereo si schiantò sul terrapieno posteriore di essa.
L’incidente causò la morte di 31 persone di cui 27 passeggeri e 4 uomini dell’equipaggio. Tra i passeggeri, a perdere la vita furono tre giornalisti, tre allenatori, i tre dirigenti della squadra e i 18 giocatori del Grande Torino.
Il giorno dei funerali in piazza a Torino c’erano un milione di persone a dare l’ultimo saluto ai giocatori. Lo shock fu tale che, ai Mondiali in Brasile dell’anno successivo, la nazionale italiana si recò in Sud America in nave invece che in aereo.