Era il 1971 quando Jerry Baldwin, Zev Siegl e Gordon Bowker, che frequentavano l’Università di San Francisco, aprirono il primo Starbucks della storia alla 2000 Western Avenue di Seattle. Durante questo periodo, l’azienda produceva solo chicchi di caffè interi, mai il classico caffè da vendere, se non campioni gratuiti. Durante il loro primo anno di attività acquistavano i chicchi di caffè esclusivamente dalla Peet’s Coffee & Tea, iniziando solo più tardi a comprarli direttamente dai coltivatori.
La svolta arrivò da un’idea di Howard Schultz, storico amministratore delegato che diede un significativo incremento agli utili di Starbucks, nonché alla sua internazionalizzazione, con un’idea venutagli durante un viaggio a Milano, dove entrò in contatto con la tradizione del bar italiano come punto di incontro. Infatti, uno dei più importanti motivi del suo successo è che viene considerata dal proprio pubblico una sorta di third home, ossia una “terza casa”, un luogo di completo relax e d’evasione da una vita frenetica, l’alternativa perfetta al caffè tra le mura domestiche o in ufficio.

Il fatto più curioso, però, è la scelta del suo nome: Starbucks viene da Starbuck, un personaggio di Moby Dick di Herman Melville, scelto dai fondatori dopo aver considerato i nomi Cargo House e Pequod, tratti sempre dallo stesso romanzo. Sia Bowker che Terry Heckler, il creatore del logo della catena, pensarono che le parole che iniziavano con “st” dessero più enfasi al nome stesso e Bowker, dopo aver scoperto la città mineraria di Starbo vicino alla Catena delle Cascate in America, ebbe l’intuizione di dare questo nome ad una semplice caffetteria di Seattle, destinata a sfondare in tutto il mondo. L’azienda, infatti, ha un fatturato annuo di circa 22,3 miliardi di dollari, 28 720 punti vendita in 78 paesi diversi, di cui 12 000 negli Stati Uniti, e 330.000 dipendenti.
A marzo 2012 Starbucks arrivò anche in Europa, nelle grandi metropoli come Parigi, Madrid, Berlino e Londra come in città più piccole. L’Italia, invece, ha dovuto aspettare ancora sei anni: finalmente il 6 settembre 2018 la catena ha aperto il primo Starbucks nazionale a Milano e si pensa all’apertura di altri venticinque. Ma perché si è dovuto aspettare tanto?
«Agli italiani non piacciono le tazze di plastica, poiché essi non considerano neanche la possibilità di prendere il caffè fuori dal bar, bevendoselo mentre camminano o guidano». Howard Schultz ha sempre ritenuto che l’immagine di una caffetteria come Starbucks, che nonostante tutto trae ispirazione dal modello sociale e commerciale dei caffè italiani, in Italia non funzionerebbe. Ma nel 2016 sono iniziate le trattative che hanno portato al suo approdo anche qui.
La strategia della catena americana delle caffetterie mira a crescere nelle medie città dello stivale e dopo Milano e Roma, punterà al nord-est, in città come Venezia, Padova e Verona. Tra meno di un anno, potranno i veronesi vedere la sirena di Starbucks tra le viuzze del centro?
(Foto di copertina: https://www.cntraveler.com/stories/2016-02-29/starbucks-will-open-its-first-store-in-italy)