Ahmad Joudeh, il ballerino contro l’ISIS

Una storia toccante quella dell'artista che ha superato numerose difficoltà e minacce pur di realizzare il suo sogno.

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Ahmad è nato in Siria in un campo profughi vicino a Damasco nel 1990 e grazie alle sue azioni è diventato un simbolo della lotta coraggiosa contro l’ISIS, testimonianza che con desiderio e ostinazione si può fare di tutto.

Questa storia parla di un ragazzo che vive tra dolore e felicità, dramma e gioia, guerra e pace, sogni e realtà di cui l’unico obiettivo è ballare; è resistito prima alle botte del padre, poi alle bombe della guerra, alle minacce dell’ISIS, alla distruzione della sua casa e del teatro di Damasco. Il suo idolo è Roberto Bolle, grazie al quale è riuscito a trovare la forza per andare avanti in una cultura dove la danza è considerata una sciagura ed è proibita agli uomini, perché considerata poco mascolina.

Ahmad ha raccontato che ha iniziato a ballare da piccolo, osservando i video del suo idolo di nascosto sul tetto di casa, ma quando il padre lo scoprì, lo bastonò in quanto tutta la sua famiglia era contraria a tale disciplina. Sempre di nascosto si allenava all’Enana Dance Theatre, si è diplomato all’Higher Istitute for Dramatic Arts e all’età di 17 anni ha iniziato a dare lezioni ai bambini. Quando la sua casa venne bombardata morirono cinque membri della sua famiglia e fu costretto a trovare rifugio in una tenda sopra il tetto di alcuni amici, dove continuava ad allenarsi sentendo le bombe poco lontano.

Per reazione alle minacce subite si è tatuato la scritta “Dance or die”, cioè danza o muori sul collo, dietro la nuca, dove i boia dell’ISIS infilano la lama del coltello quando tagliano la testa, in modo che anche loro avrebbero saputo che per lui non esistevano altre strade se non la danza.

Il ballerino insegnava anche ai bambini orfani a ballare perché, secondo lui, questo era un modo per salvarli. Ahmad è riuscito dopo molte sofferenze ad incontrare Roberto Bolle al Dutch National Ballet, ballando anche con lui più volte, come nel suo show, andato in onda su Rai1, intitolato “Danza con me”. «Ero emozionato, piangevo e tremavo durante l’incontro», afferma il ballerino.

Bolle, ascoltata la storia del ragazzo, l’ha subito trovata molto commovente e significativa, testimonianza del fatto che, nonostante condizioni di vita difficili, chi ha un sogno ed è determinato a realizzarlo con tutto se stesso, potrà raggiungere grandi risultati.

Questa storia è tuttora raccontata, diffusa e sostenuta dal famoso Roberto Bolle e narrata nel libro di Ahmad Joudeh, dal titolo “Danza o muori”, uscito il 6 novembre 2018. Oggi Ahmed vive dei Paesi Bassi e lavora come coreografo e ballerino internazionale.

“Una vita dedicata alla danza. Una danza dedicata alla vita e per la vita”, questo è il messaggio che il ballerino siriano vuole trasmettere a tutto il mondo, simbolo di coraggio e resistenza.

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Sono una ragazza di quindici anni proveniente da Ronco all’Adige. Frequento la V ginnasio del liceo classico alle Stimate che ho scelto perché fin da piccola mi ritengo più portata per le materie umanistiche. Sono desiderosa di scoprire le cosiddette lingue morte che, secondo me, possono far capire meglio la vita di tutti i giorni. Sono curiosa, determinata, raramente mollo anche se a volte mi arrabbio con me stessa, perché le cose non sono andate come desideravo. Pratico danza classica da quando avevo quattro anni e nel mio tempo libero (praticamente inesistente) mi piace incontrare i miei amici e ascoltare buona musica. Non so precisamente cosa vorrò fare in futuro, a volte mi vedo con il camice in sala operatoria come chirurgo, a volte in un’azienda con compiti direttivi. Sarà solo il tempo a darmi una risposta.

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