Don Gabriele Battistin è il vicerettore del Seminario Maggiore e giudice del Tribunale Ecclesiastico Triveneto.
In questo periodo un po’ difficile di quarantena abbiamo deciso di intervistarlo affinché ci spiegasse all’incirca come la chiesa stesse affrontando questo momento complicato e come sia nata questa sua vocazione.
Quando crede che la sua vocazione sia arrivata nella sua casa e come ha capito che questa strada sarebbe stata quella giusta per la sua vita futura?
“Ulisse che conobbe le città e i pensieri di molti uomini, molti dolori patí sul mare e nell’animo suo per acquistare a sé la vita e il ritorno ai compagni” rispondo così, citando un piccolo pezzo del proemio dell’Odissea riferito ad Ulisse, io credo che conoscenza e passione, come ci ricorda Omero, siano i veri capisaldi per una vita eroica, che vuol dire ben spesa, la parola eroica racchiude l’espressione “eros” che vuol dire passione, ecco una vita spesa per la felicità propria personale ma soprattutto per la felicità degli altri, una vita eroica e appassionata che io ho sentito essere quella della vocazione dell’essere prete, questo dono che mi è stato consegnato da Dio, e che ho abbracciato molto volentieri e che ho deciso di iniziare a vivere all’età di 18 anni dopo l’esame di maturità, proprio per essere sempre più vicino a Gesù, seguirlo e farlo conoscere a più persone possibili.
Parlando di questo momento di pandemia che è stato un po’ difficile per tutti, e sappiamo anche che la celebrazione del culto è limitata, quale è il suo pensiero a riguardo? ci spiegherebbe un po’ come è la situazione?
La situazione è cambiata dal 18 Maggio, prima abbiamo vissuto due mesi abbondanti di lockdown anche nelle chiese, dove le celebrazioni delle messe erano solamente private con i soli sacerdoti presenti, e i sacramenti come la comunione e la cresima sono stati tutti rinviati a settembre.
Si potevano ufficializzare solo i matrimoni, alla presenza degli sposi dei testimoni e del prete, soli, e i funerali di dovevano vivere nel contesto del campo santo, al cimitero, solo alla presenza di pochi intimi e con una benedizione della salma, nulla di più.
Il protocollo è invece cambiato dalla settimana scorsa, abbiamo riaperto le chiese, adesso si valuta in base ad un distanziamento di un metro frontale, ed un metro laterale, fra una persona e l’altra, fino a raggiungere un massimo di 200 persone presenti in una chiesa, 1000 persone invece in un contesto aperto, all’aria aperta.C’è un protocollo da osservare, ci sono delle disposizioni però tutto è tornato abbastanza nella normalità.
Credo che questa situazione abbia provato molto le coscienze delle persone, nel senso che noi siamo fatti di materia, ma siamo fatti anche di spirito, di carne ed anche di animo,ed avevamo bisogno di accostarci un po’ a questo alimento spirituale dell’animo, perché custodisca e ci alimenti per il prosieguo della nostra vita. Siamo tornati adesso ad una parvenza di normalità e siamo tutti molto felici.
Sappiamo anche che lei insegna, ai suoi ragazzi nel seminario, e come si trova lei con questo nuovo sistema di videolezioni, crede che l’insegnamento digitale potrà mai sostituire quello frontale?
Manzoni al capitolo sesto dei Promessi Sposi, esordisce con questa affermazione: “Le tribolazioni aguzzano il cervello”, ecco in una situazione un po’ tribolata come quella che abbiamo vissuto, abbiamo tutti dovuto adoperarci per far sì di proseguire anche le lezioni, come la vostra scuola, ecco anche noi facevamo circa quattro o cinque ore giornaliere di videoleizoni, un po’ al mattino un po’ alla sera, dipendeva dalle materie.
Le tecnoscienze ci hanno aiutato in questo ma credo che tutto questo appunto non sostituisca la lezione frontale, la cosiddetta lezione in presenza, essa rimane il migliore approccio fra studente e docente, in presenza ad esempio puoi renderti conto delle emozioni, dei sentimenti, del linguaggio verbale nella sua completezza, ma anche ad aiutare in maniera completa lo sviluppo della crescita dell’uomo e dell’alunno. Quindi diciamo che va benissimo tutto questo, ma a mio giudizio non può sostituire la dinamica della relazione frontale, quindi della vita di classe.
Quali sono state le richieste d’aiuto principali, che le sono arrivate da parte delle famiglie e dai giovani in questo periodo un po’ complicato?
Le richieste sono state molteplici; partiamo dagli anziani, i nostri nonni, gli anziani ci telefonavano, ci invitavano appunto a chiamarli ogni giorno, almeno un minuto, due minuti, per salutarli, per fargli compagnia, perché si sono sentiti davvero soli e molto provati.
Tante famiglie purtroppo hanno passato un momento di restrizione economica, ci hanno chiesto si vari enti caritativi, materialmente le borse della spesa con la spesa al suo interno, appunto con i generi di prima necessità. Altre famiglie, magari un po’ più giovani,un microcredito, per adempiere alle piccole spese quotidiane, di cui avevano bisogno.
Ed anche molti giovani, che in un contesto del genere erano molto impauriti per il loro futuro, perché questa situazione agli inizi, non sapevamo quanto potesse durare, come non avere una via d’uscita, ed erano molto preoccupati per il futuro, per le scelte che avrebbero dovuto fare, adesso pian pianino si sono un po’ rasserenati, ma non è stato un periodo facile.
Due conclusioni:
Voi siete alunni di una delle più prestigiose scuole del panorama scaligero e dovete sentirvi onorati di questo, di fare parte di un istituto educativo di ispirazione cattolica che ha educato moltissimi professionisti e personaggi illustri del nostro scenario veronese, provinciale ed anche internazionale, una scuola che educa alla libertà ed alla responsabilità ispirata al vangelo.
Sarà sicuramente un mondo diverso, un mondo nuovo, quello che andremo a vivere nei prossimi tempi ma, mi auguro migliore.