Cheerleading, saltano i Mondiali, non la passione per questo sport

La Nazionale italiana che sarebbe dovuta partire il 24 aprile per i Mondiali di cheerleading ad Orlando, Florida, ha dovuto rimandare il viaggio in data ancora da stabilirsi per l’emergenza Covid-19. Ne abbiamo parlato direttamente con l'allenatrice Elisabetta Marchesini.

Tempo di lettura articolo: 3 minuti

Il cheerleading è uno sport di origine americana, ancora poco conosciuto in Italia. Nacque il 2 novembre del 1898 presso l’Università del Minnesota.

Il Cheerleading prevede all’interno di una coreografia parti di tumbling (acrobatica), stunt (sollevamenti e lanci di persone), piramidi (unione di più stunt), jumps, cheer (la parte specifica di tifo, dove si intona un canto accompagnato dall’esecuzione di stunt) e dance.

Dal 1923 questo sport ha accesso ai mondiali, ed è proprio questo argomento che andremo ad affrontare. Dal 24 al 27 aprile si sarebbero svolti ad Orlando, in Florida, gli ICU Worlds, la competizione a livello mondiale di cheerleading

La nazionale italiana si stava allenando duramente in vista della partenza prima che l’evento venisse posticipato a causa del Coronavirus. In seguito a questi avvenimenti ho deciso di intervistare Elisabetta Marchesini, allenatrice della categoria Junior di FICEC  (Federazione Italiana Cheerleading e Cheersport), per sapere come stanno affrontando la situazione. 

Foto della Nazionale italiana Junior e Senior.

Avendo già partecipato a quest’evento nel 2018, come si vivono quei momenti? Che emozioni si provano esibendosi su quella pedana? 

Le emozioni che si provano al momento della gara sono assolutamente indescrivibili, potrei stare qui ad elencare tutte le parole del mondo, ma comunque non riuscirei a rendere davvero l’idea dell’emozione che si prova a rappresentare la propria Nazione. 

E’ una cosa pazzesca, soprattutto per delle adolescenti che per la prima volta si ritrovano dall’altra parte del mondo, indossando la maglia con la scritta “Italia” e rappresentando tutti gli atleti del proprio sport. La responsabilità è gigantesca e nel momento in cui si porta a termine il percorso fatto l’emozione e l’orgoglio che si provano si ricorderanno per tutta la vita.

Partecipare agli ICU Worlds è una delle esperienze più forti di questo sport, come avete reagito alla notizia che sarebbero stati sospesi e rinviati?

Alla notizia dell’annullamento tutti ci siamo sentiti come se fossimo appena stati colpiti da una bella botta, perchè gli atleti hanno iniziato ad allenarsi a settembre del 2018, quindi è stato un percorso molto lungo e, con l’avvicinarsi della data, saliva sempre di più l’eccitazione e l’entusiasmo.

Dal momento in cui, a metà del mese di febbraio, durante un raduno hanno annullato l’allenamento abbiamo capito che sarebbe andato sempre peggio, fino a quando ci hanno comunicato che gli ICU non sarebbero stati posticipati, ma bensì cancellati per quest’anno e rimandati al 2021.

c’è una grande incognita in quanto non sappiamo come poter proseguire il percorso, anche perchè si tratterebbe di un altro intero anno di lavoro, e queste ragazze sarebbero coinvolte nella nazionale per quasi tre anni.

Ritiene che i suoi atleti fossero pronti a gareggiare?

Diciamo che per un evento del genere non si è mai abbastanza pronti, però dopo l’ultimo allenamento (quello del 23-24 febbraio) avremmo avuto ancora tre incontri prima della partenza, la coreografia era pronta, gli elementi pure, ciò che mancava da fare era la parte di allenamento mentale, fondamentale per affrontare la competizione.

La preparazione psicologica di Team Building, raggiungimento degli obiettivi e accrescimento della consapevolezza e della responsabilità individuali.

Sostanzialmente sì, la parte tecnica e fisica era pronta, mancava da lavorare su questo “collante” che serve per tenere uniti tutti gli atleti.

Che tipo di pressione influisce di più al momento dell’esibizione, quella fisica o quella emotiva? 

Al momento dell’esibizione è sicuramente il tratto psicologico quello che influisce di più sull’atleta, che però nel cheerleading è molto equilibrato poiché essendo uno sport di squadra, può diventare sia un circolo virtuoso di positività, sia in negatività. La mentalità dell’allenatore e dell’atleta dev’essere quella giusta, nel senso che il singolo atleta non deve essere psicologicamente fortissimo o prontissimo, ma deve avere almeno una scintilla di positività. In questo modo ogni piccola scintilla dei 24/25 atleti del team, formano un enorme fuoco di energia.

In sostanza, nel momento in cui si deve gareggiare l’aspetto fisico conta, ma relativamente, poichè se si è pronti mentalmente si può affrontare qualsiasi cosa.

Nonostante i mondiali siano stati posticipati, continuate ad allenarvi anche da casa?

Assolutamente si. Sotto questo punto di vista noi siamo avvantaggiati, essendo che ci sono atleti provenienti da tutta Italia non ci vedevamo spesso, una volta ogni due settimane/ ogni mese. Quindi le ragazze erano già abituate a lavorare da sole, seguendo moduli di allenamento che inviavo loro regolarmente ed eseguendoli seguite dai propri allenatori.

Siamo state bloccate da questa emergenza, ma eravamo già abituate a queste modalità di lavoro. La cosa che è cambiata è il fatto di non allenarsi più in palestra, ma siamo riuscite a sentirci telefonicamente e tramite videochiamate un paio di volte, nonostante la difficoltà di organizzazione tra 25 individui diversi.

Ringraziamo tantissimo Elisabetta per essere stata con noi oggi e per averci parlato del suo lavoro e della sua passione, e auguriamo a tutto il Team Italia il meglio!

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Sono una studentessa al secondo anno di liceo classico alle Stimate, mi chiamo Mariavittoria e abito nella provincia di Verona. Sono una persona solare e cerco sempre il lato positivo delle cose, mi piace contagiare gli altri con l’entusiasmo e vedere in loro la serenità che provo a trasmettere. Nel tempo libero mi piace disegnare, ascoltare musica di vari generi e trovare sempre nuovi passatempi, ma più di tutto mi piace dormire. Pratico uno sport a livello agonistico tre volte a settimana e partecipo a diversi corsi extrascolastici. Il fine settimana (oltre a dormire molto) cerco di “staccare la spina” dalla frenesia di tutti i giorni e mi distraggo uscendo con gli amici e guardando serie tv. Non ho un’idea precisa su un eventuale professione dopo gli studi, ma ciò a cui aspiro è trovare un lavoro che mi piaccia e, soprattutto, che mi permetta di viaggiare il più possibile. Mi piacerebbe molto fare l’esperienza di studio all’estero durante il liceo.

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