A trattare questo argomento poco conosciuto Roberto Cruciani, attivista ambientale che dedica il suo tempo all’informazione su uno stile di vita più sostenibile attraverso i suoi profili social.
Tra i più svariati ambiti da lui trattati quello che ci colpisce di più è stato proprio quello sul Digital detox, che ha trattato circa 5 settimane fa.
Il Digital detox, come riportato sopra, è un periodo di tempo in cui si sceglie deliberatamente di stare “sconnessi” per migliorare il proprio rapporto con la tecnologia. Infatti, secondo i dati raccolti dalla Royal Society of Public Health la tecnologia creerebbe più dipendenza rispetto al fumo e all’alcol. Inoltre moltissimi disagi sociali riportati nei giovani sono causati da falsi stereotipi di bellezza e perfezione divulgati tramite i social media.
A tutto questo si aggiunge il fatto che le nostre attività digitali hanno un impatto ambientale. È questo l’aspetto che ci ha lasciato più stupiti: chi avrebbe mai pensato che i social potessero causare una qualche sorta di inquinamento?
Moltissime delle azioni che compiamo quotidianamente come mandare una mail, fare una ricerca su Google o inviare un’immagine producono CO2. Come?
Prendiamo come esempio l’invio di una email; ogni mail che noi spediamo via posta elettronica ha un peso. Questo peso per essere salvato ha bisogno di essere trasportato in un data center, che è uno spazio fisico. Questi data center per funzionare devono essere alimentati e refrigerati e per farlo serve molta energia; se si surriscaldassero i dati contenuti al loro interno verrebbero compromessi, perciò maggiore è il numero di dati che noi “muoviamo”, maggiore sarà l’energia impiegata per salvarli.
Per evitare lo spreco di energia e, di conseguenza, emissioni inutili di CO2 basta eliminare mail inutili e cercare di ridurne l’invio eccessivo.
Nonostante sia un argomento estremamente attuale ed interessante è davvero poco conosciuto. L’informazione è alla base del cambiamento e spetta a noi in prima persona diffonderla.