“Maradona meglio ‘e Pelè” cantavano a gran voce i tifosi napoletani quando il grande Diego regalò alla città partenopea gli unici due Scudetti vinti nella sua lunga storia calcistica. Autodefinitosi “La Mano De Dios”, grazie allo strabiliante e furbesco gol di mano contro l’Inghilterra al Mondiale del 1986, che portò alla vittoria della sua amata Argentina, Diego Armando Maradona nacque proprio nei pressi di Buenos Aires il 30 ottobre 1960 da una famiglia di origine molto umili.
Con il Napoli, come dicevamo, vinse due Scudetti, una Coppa Italia, una Supercoppa e una Coppa Uefa, oltre che più di quaranta riconoscimenti, una Coppa del Mondo con la sua Nazionale e l’onore di essere proclamato il miglior calciatore popolare del XX secolo da Fifa 1986. Seppur non molto alto, era potente fisicamente, compatto ed era quasi impossibile togliergli il pallone anche con le scorrettezze: il calcio giocato da Maradona era togliere il fiato.

Il 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il Pibe de Oro ci ha lasciati. Il 3 dello stesso mese era infatti stato sottoposto ad un difficile intervento per rimuovere un coagulo di sangue al cervello, che in un primo momento sembrava avere dato i suoi frutti. Dopo un paio di settimane, però, una complicanza ha fatto smettere il suo cuore di battere, lasciando in tutti un senso di vuoto e di tristezza.
Ma cos’è veramente Maradona per la città partenopea? Molti lo definiscono un “eroe perfetto”, due parole che però si distaccano dalla consueta concezione dell’eroe senza macchia e senza paura. Diego è un mito perfetto per chi non ha conosciuto quella modernità dei valori più classicheggianti. Gli sbagli del Pibe de Oro lo rendono malvagio per quella parte d’Italia che ha deciso di legarsi a questa “modernità”, mentre nella parte più sincera, più vera e più arcaica di Napoli e dell’Argentina, i suoi sbagli e i suoi vizi non sono certo visti in modo negativo: sono considerati una parte di lui. È infatti la sua figura nella sua complessità a renderlo un vero e proprio eroe.

Diego Armando Maradona è stata un’icona anomala in tutto e per tutto: la sua unicità in campo, ma anche fuori, hanno fatto sì che il mondo gli facesse credere di essere dio senza spiegargli che prima di tutto era un uomo, una persona come le altre che aveva vissuto la sua gioventù senza acqua, senza luce e senza telefono: quella del numero dieci è quindi la rivincita del povero sul ricco, la rivincita di un uomo che sapeva interpretare lo spirito del suo popolo.
Mentre tutto il mondo lo cercava nelle più belle ville napoletane, Diego era nelle più piccole stradine ad allenarsi. Si racconta che si fosse addirittura recato in un Istituto per bambini ciechi solo per parlare e giocare insieme ai ragazzini. Non c’era nessun giornalista e nessun titolo in prima pagina, solo Diego che, qualche giorno più tardi, sarebbe tornato di nuovo ad allenarsi per poi giocare la domenica e lasciare tutti a bocca aperta.

«Al campione che era in campo eravamo tutti abituati. Quanto a quello che era fuori… molti, probabilmente, lo devono ancora capire» queste le dichiarazioni del nuovo capitano del Napoli, Lorenzo Insigne, che avrà la responsabilità di portare sulle spalle l’eredità lasciata dal solo e unico Diego Armando Maradona.
