La nuova missione per lo studio dell’asteroide Didymos (dal greco “gemello”), chiamato così per la presenza di un altro asteroide satellite che gli ruota intorno, è il frutto della collaborazione tra NASA ed ESA.
Oltre al lavoro di NASA ed ESA, si aggiunge anche quello di Thales Alenia Space, che si occupa del sistema di comunicazione del veicolo Hera, e di OHB Italia, che si occupa dell’ingegneria di sistema.

Intervistiamo ora Giovanni Bay, ingegnere aerospaziale che lavora sui sistemi di guida, navigazione e controllo che alimentano i veicoli spaziali (GNC engineer; dall’inglese “Guide”, “Navigation” and “Control”) per conto dell’azienda europea GMV, che ha sede principale in Spagna. L’azienda GMV collabora con l’ESA nella missione Hera e si occupa di realizzare una parte del software del veicolo.
Dottor Bay, ci può spiegare da chi e come è partita l’idea per questa missione?
Alcuni studi effettuati sulla superficie lunare hanno dimostrato come il nostro satellite sia stato colpito da milioni di impatti con asteroidi. Allo stesso modo la Terra è a rischio di collisione con questi oggetti orbitanti nel nostro Sistema Solare. Bisogna inoltre considerare i danni potenziali di questo tipo tipo di collisione: se un oggetto di circa 150 metri di diametro colpisse la superficie terrestre, causerebbe un danno ben superiore rispetto a quello generato dal terremoto di Tohoku in Giappone l’11 marzo 2011, che ha causato più di 15.000 morti.
Per questo motivo la NASA e l’ESA si stanno impegnando in una missione di cooperazione per dimostrare che l’umanità è in grado di deflettere l’orbita di asteroidi potenzialmente pericolosi per il nostro pianeta.
È la prima volta che la NASA e l’ESA collaborano per deviare l’orbita di un asteroide?
Anche se ESA e NASA hanno spesso collaborato in passato su numerose missioni spaziali, questa è la prima missione che investigherà tecniche di difesa planetaria.
Come funzionerà esattamente la missione? E quante probabilità ci sono di riuscita?
La missione si svolgerà in due fasi. Un primo satellite, chiamato DART (Double Asteroid Redirection Test), verrà lanciato a luglio 2021 e dopo un anno di viaggio colliderà con il sistema di asteroidi binario Didymos (delle dimensioni di 780 metri di diametro, insieme alla sua luna orbitante delle dimensioni di 160 metri di diametro), in modo da deviare la sua traiettoria.

Successivamente nel 2023, il satellite HERA, realizzato dall’ESA, verrà lanciato dalla Terra e dovrà raggiungere Didymos per analizzare la nuova orbita dell’asteroide dopo l’impatto. Sarà inoltre equipaggiato con vari strumenti scientifici, fra cui TIRA, uno strumento termico ad infrarossi, per mappare la temperatura della superficie dell’asteroide. Inoltre, HERA rilascerà due Cubesat (piccoli satelliti di forma cubica), chiamati rispettivamente Juventas e Milani, che saranno equipaggiati con ulteriori strumenti scientifici per studiare le proprietà fisiche del sistema binario, avendo la possibilità di avvicinarsi ulteriormente agli asteroidi rispetto al satellite madre.

Di cosa si occupa all’interno del progetto?
Attualmente sto lavorando su uno dei Cubesat di Hera, Juventas, per realizzare il software responsabile di guidare e controllare il satellite durante la durata della missione. Si tratta di un aspetto particolarmente importante, dal momento che la navigazione dei satelliti a distanze molto ridotte rispetto al sistema binario richiede che i cubesat siano in grado di effettuare le manovre in maniera pressoché autonoma.
È soddisfatto del lavoro che svolge? Cosa la appassiona?
Il lavoro che svolgo mi sta piacendo molto, poiché unisce la mia grande passione per lo spazio insieme alla complessità tecnica del progetto, che richiede un grande sforzo da parte di tutti coloro che collaborano alla realizzazione della missione.