Tra i protagonisti di questo pezzo di storia legato all’emergenza Coronavirus, ci sono senza dubbio medici, volontari ed infermieri che quotidianamente rischiano la vita per salvare quelle dei pazienti.
Per premiare il loro impegno in prima linea nella lotta contro il Covid-19 fin dall’inizio della pandemia, lo Stato italiano ha deciso coniare una moneta speciale da 2 Euro per rendere onore a queste figure portanti per la nostra società. Il Paese ha deciso in questo modo di ringraziare in modo simbolico l’immenso lavoro che il personale sanitario svolge ogni giorno e premiare, se così si può dire, la loro dedizione professionale.
Le caratteristiche della moneta
Riguardo alla moneta in sé, raffigurerà un uomo e una donna a fianco, che indossano i camici e mascherine ed altro particolare interessante sarà l’incisione della parola «grazie» con accanto una croce rossa e un cuore.
L’iniziativa della Zecca dello Stato si concretizzerà con la messa in circolo di circa tre milioni di monete da 2 euro. L’annuncio ufficiale ci arriva direttamente dal Ministero dell’economia e delle finanze, il quale ci annuncia che l’emissione avverrà in questo 2021.

Un’idea lodevole quella di ricordare tutti coloro che hanno prestato servizio negli ospedali e nelle strutture mediche e paramediche, tuttavia qualcuno potrebbe porsi giustamente la domanda se questo appunto sarà l’unico riconoscimento dato a una categoria di persone encomiabili, almeno dal punto di vista del sacrificio.
Auspichiamo forse un po’ tutti che il personale sanitario possa essere premiato non solo con una semplice moneta, che indubbiamente porta con sé un bel significato, ma riteniamo che ci sia bisogno di un aiuto più concreto (magari anche dal punto di vista economico).
Un oggetto da collezione
In ogni caso, tali monete celebrative, prodotte in quantità limitata, magari fra qualche anno, potrebbero benissimo diventare oggetti di valore e di collezione, proprio come sta accadendo ora in Francia, perché l’Italia non è sola ad aver avuto questa meravigliosa idea, infatti, anche oltralpe è stata coniata una moneta commemorativa, proprio messa a disposizione dei più grandi collezionisti.
Insomma, un piccolo gesto, ma significativo per tutti noi, poiché non solo va a riconoscere un merito a queste persone che hanno e stanno dando ancora, ma ci fa anche riflettere su quanto sia indispensabile in questo momento fare dei sacrifici nel rispetto di noi stessi, di chi ci sta attorno e delle persone che combattono tutti i giorni rischiando la propria vita per garantire la salute degli altri.
Alcuni numeri legati all’emergenza
Non dobbiamo essere egoisti e pensare solo ai nostri bisogni e necessità momentanee, pensiamo piuttosto a tutto quello che queste persone ogni giorno devono sopportare anche a livello morale e non solo fisico. Pertanto, se riflettiamo anche sul contesto italiano, molte sono state le vittime ma altrettanti sono stati i medici ed in generale gli operatori sanitari che si sono messi in prima fila (sacrificando talvolta la loro vita) contro la lotta di questo virus.
In Italia fino a questo momento i morti a causa di Covid sono ben 80.000 e 263 sono medici. Inoltre, secondo alcuni studi universitari, l’86% dei lavoratori che operano in questo ambito, finiscono la giornata pieni di preoccupazioni e soprattutto vivono in una situazione di stress perenne che sicuramente grava su quella che è la quotidianità di queste persone.
Purtroppo l’elenco di medici ed in generale i caduti, durante questa pandemia causata dal Covid non è assolutamente da trascurare.
Ungaretti scriveva «I morti non fanno rumore, non fanno più rumore del crescere dell’erba». Α riprendere questo discorso è proprio Filippo Anelli, nonché il presidente della FNOMCEO, il quale afferma: «Εppure, i nomi dei nostri amici, dei nostri colleghi, messi qui, nero su bianco, fanno un rumore assordante. Così come fa rumore il numero degli operatori sanitari contagiati, che costituiscono ormai il 10% del totale e non possiamo permettere che questi siano mandati a combattere a mani nude contro il virus. E’ una lotta impari, che fa male a noi ed al paese».
La richiamata “alle armi”

Alcuni medici addirittura, nonostante fossero pensionati sono stati richiamati all’attività data l’emergenza Covid e certi hanno addirittura dichiarato che «Non si smette mai di essere medici, lo si resta sino in fondo e per tutta la vita, anche di fronte a tali difficoltà» e così dicendo hanno ripreso i loro camici e sono rientrati in prima persona sul campo.
Tuttavia, bisogna precisare che se da una parte, tanti solo coloro che hanno deciso (nonostante siano stati contattati) di tornare ad indossare il camice, dall’altra parte sono numerosi anche i medici che hanno rifiutato per preservare la loro salute.