“Digital Detox”: cos’è, a cosa serve e perché dovremmo provarlo

Tutto quello che c’è da sapere sul Digital Detox raccontato da chi lo pratica in prima persona. Intervista a Roberto Cruciani, sostenitore della pratica e di una vita sostenibile a 0 waste.

Tempo di lettura articolo: 4 minuti

In una quotidianità all’insegna dei social, dove lo smartphone ha assunto il controllo dei nostri rapporti sociali, è difficile ricordare che fino a pochi anni fa tutto questo non esisteva. Spesso si perde di vista il mondo reale e tutto ciò che ci circonda. Nasce proprio con l’obiettivo di ricordarci il nostro legame indissolubile con la terra il Digital Detox. Esso consiste nel distaccamento, per un determinato periodo di tempo, dai social e in generale dagli apparecchi elettronici quali tv, giochi online, computers…

La durata della disconnessione è libera e autonoma, ognuno può scegliere le modalità e il tempo da dedicare a questa pratica, in modo da assumere consapevolezza e trarre le proprie conclusioni sull’utilizzo dei social. In merito abbiamo voluto chiedere una testimonianza ad una persona che pratica il Digital Detox da diversi anni, con regolarità e consapevolezza: Roberto Cruciani, un’attivista ambientale che cerca di ridurre a 0 l’impatto ambientale della sua quotidianità, ci ha raccontato la sua esperienza in merito e di come, per scelta, abbia deciso di passare il periodo di Natale disconnesso dal mondo.

Roberto Cruciani in uno dei suoi post Instagram

Roberto, innanzitutto, ci puoi spiegare cos’è il Digital Detox?

Il Digital Detox è un allontanamento volontario da quante più abitudini digitali possibile. Siamo abituati a svegliarci e a connetterci immediatamente a chat, social media, mail, motori di ricerca, e continuiamo a farlo tutto il giorno senza avere una percezione reale di quante ore di “Online” accumuliamo sommando ogni piccolo accesso. La media giornaliera va dalle quattro alle sette ore al giorno di utilizzo di smartphone. Andare offline, e quindi fare Digital Detox, vuol dire passare un periodo di tempo senza accedere a nessun social o chat per riprendere pieno contatto con un mondo più naturale di quello che viviamo ogni giorno.

Purtroppo sappiamo che, per quanto i social possano essere utili per tenersi in contatto con gli altri, comunicare e sapere sempre cosa fanno gli amici, possono causare anche gravi problemi sociali. È il caso del cyberbullismo e di altre patologie che si sviluppano da un uso sbagliato degli stessi.

Quali sono i benefici principali che derivano dal distaccamento periodico dai social media? 

Per quella che è la mia esperienza personale, la cosa più bella è il recupero di alcuni spazi della giornata, ma anche della mente, che mi sfuggono durante i periodi in cui uso normalmente i social. Non avendo più la possibilità di distrarmi “on demand” grazie allo smartphone, sono costretto ad annoiarmi.

La noia è un grande motore per la creatività, perché siamo obbligati a trovare soluzioni per non annoiarci. E più creatività porta a più concentrazione. Dopo qualche giorno di offline mi sento più attivo mentalmente e allo stesso tempo più rallentato, rilassato, ho la sensazione che le giornate siano più lunghe. E’ qualcosa che ha a che fare con il rilassamento e l’abbassamento dei propri ritmi per arrivare a percepire con più intensità emozioni e relazioni.

Ogni nuovo periodo di digital detox qualcosa cambia, e si assumono consapevolezze diverse sul nostro rapporto quotidiano con i dispositivi e con i social.

Come hai scoperto il Digital Detox? Da quanto lo pratichi tu personalmente? Con quale frequenza?

Ho scoperto su Instagram che esisteva un piccolo movimento fatto di campagne promosse da singoli e mi sono appassionato. Trovavo interessante l’idea che l’educazione all’uso consapevole dei social passasse attraverso i social stessi. Dietro l’idea di andare offline infatti non c’è la demonizzazione, ma la consapevolezza.

I social media sono una fonte di informazione e di aggregazione assolutamente positiva, ma dobbiamo imparare a governarli e a limitarne l’uso ad alcuni momenti della giornata o della settimana e a capirne i limiti e gli effetti collaterali. Io ormai da qualche anno vado sempre offline ogni weekend, durante le settimane di pausa estiva e durante le feste natalizie. 

Ogni pausa è diversa, a volte alcune sono meno intense di altre, a volte uso una sola chat, a volte non faccio neanche ricerche online. E’ tutto assolutamente personale e senza forzature.

Com’è stato passare un Natale – già diverso dal solito per le restrizioni del governo dovute alla pandemia – in completo “isolamento” dai social network? Non ne hai sentito la mancanza?

Assolutamente no, anzi, ho accusato la botta del ritorno sui social. Ho anche pensato di prolungare l’offline, ma avevo dei progetti su Instagram che volevo presentare e ai quali volevo dedicare la giusta attenzione e sono tornato online. Questo è stato un Natale molto particolare per me. In piena pandemia sono successe cose molto belle che hanno avuto la precedenza rispetto all’offline, quindi ho deciso che, avendo poche occasioni per incontrare dal vivo le persone per me importanti nella vita, avrei lasciato Telegram sempre attivo, anche se senza notifiche.

Per assurdo, la difficoltà è stata quella di mantenermi attivo in chat. Stare offline era così bello che ho sentito molto l’utilizzo della chat, ma l’ho fatto con gioia. Da quanto abbiamo appreso, “staccare la spina” anche per brevi periodi, non è affatto un peso, ma un sollievo. È un’azione che, ripetuta periodicamente, diventa un’abitudine e, per di più giova alla salute. In fondo tentar non nuoce, no?!

Cosa consiglieresti quindi a chi vorrebbe fare una prova e iniziare un percorso simile al tuo? 

Consiglio di decidere un periodo di prova breve, parlarne prima con amici o amiche, con parenti se necessario, e renderli partecipi. E poi provare, e vedere cosa succede. Magari iniziare evitando solo i social, e poi provare anche con le chat. Non serve essere rigid+, basta fare del nostro meglio e arrivare dove si può, cercando di superarsi ogni volta.

Articolo precedenteGugole: «Sono cresciuto a pane e note, il violino è il mio strumento»
Articolo successivoLondra: la “Queen” dei corvi è scomparsa
Sono una studentessa al secondo anno di liceo classico alle Stimate, mi chiamo Mariavittoria e abito nella provincia di Verona. Sono una persona solare e cerco sempre il lato positivo delle cose, mi piace contagiare gli altri con l’entusiasmo e vedere in loro la serenità che provo a trasmettere. Nel tempo libero mi piace disegnare, ascoltare musica di vari generi e trovare sempre nuovi passatempi, ma più di tutto mi piace dormire. Pratico uno sport a livello agonistico tre volte a settimana e partecipo a diversi corsi extrascolastici. Il fine settimana (oltre a dormire molto) cerco di “staccare la spina” dalla frenesia di tutti i giorni e mi distraggo uscendo con gli amici e guardando serie tv. Non ho un’idea precisa su un eventuale professione dopo gli studi, ma ciò a cui aspiro è trovare un lavoro che mi piaccia e, soprattutto, che mi permetta di viaggiare il più possibile. Mi piacerebbe molto fare l’esperienza di studio all’estero durante il liceo.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here