Lunedì 18 gennaio abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Lorenzo Gugole, grande violinista diplomato presso il Conservatorio di Musica “E. F. Dall’Abaco” di Verona. Dopo svariati anni di studio, Lorenzo ha intrapreso un percorso che lo ha portato allo studio della prassi esecutiva barocca, riuscendo addirittura a suonare più volte come solista accompagnato dall’Orchestra del conservatorio.
In collaborazione con diverse Orchestre ed ensemble barocche, dal 2011 è invitato a suonare per la stagione “Una hora de musica antigua” a Maiorca in qualità di solista e di violino di spalla.
Lorenzo, qual è stato il suo primo approccio alla musica?
Il mio primo approccio alla musica è stato in famiglia. Io abito in un paese, a Tregnago, dove ricordo ci fosse una piccola scuola di musica, in cui però si insegnava solamente pianoforte. I miei fratelli più grandi hanno deciso di intraprendere questo percorso, e quindi di conseguenza ho voluto seguire le loro orme: era un’attività del paese, una cosa che mi piaceva fare! A sette anni ho quindi cominciato a studiare il pianoforte, mentre i miei fratelli, di quattro anni più grandi di me, sono riusciti ad entrare in conservatorio. Ricordo che una volta, tramite un amico di mio fratello che suonava il violino, ho avuto l’occasione di vedere con i miei occhi questo strumento per la primissima volta: ne rimasi subito affascinato! Quando ho dovuto fare l’esame di ammissione per entrare in conservatorio, l’ho fatto sia per pianoforte che per violino, venendo accettato in entrambi i percorsi di studi. Seppur un po’ “al buio”, ho dovuto scegliere, e il violino mi sembrava l’opzione giusta: ad oggi posso dire che sia stata una scelta bellissima.
Ha ereditato da qualcuno questa passione?
Mio papà, in passato batterista, è sempre stato amante della musica classica, ma ascoltava tantissimo anche altri generi come il pop o il rock degli anni ’70. Mia mamma cantava sempre, è stata anche nel coro degli alpini. Mio fratello e mia sorella hanno seguito le orme dei nostri genitori, coltivando anche loro questa passione. A casa nostra il pianoforte non smetteva mai di suonare, e quando lo faceva, si accendeva lo stereo oppure la radio: la musica non mancava mai! E grazie a loro che ho quindi ereditato questo amore per la musica.

Qual è stata la sua formazione?
Ho studiato dieci anni al conservatorio e ho fatto un corso prova. Una volta finito, ho avuto la possibilità di avere accesso al progetto Erasmus e sono quindi partito, un po’ alla cieca, alla volta dell’Inghilterra! E’ stata un’esperienza forte, soprattutto perché mi sono ritrovato da solo in una grande città dove tutti parlavano una lingua diversa dalla mia. Tutti i ragazzi erano molto svegli, sapevano suonare veramente bene. Ricordo che la scuola era aperta anche la notte, per chi voleva studiare fino a tardi. Ho avuto quindi la possibilità di fare il solista con l’orchestra che mi accompagnava, c’era tanta musica da camera e soprattutto musica contemporanea, che non avevo mai toccato. Una volta tornato in Italia ho vinto un concorso a Roma iniziando un lavoro da cui poi mi sono licenziato: volevo continuare a studiare, approfondendo il repertorio verso la musica barocca e antica, su strumenti originali, con un’accademia di musica antica a Bruni. Da qui è nato un gruppo con cui ho fatto tante incisioni e con cui lavoro da ben 17 anni, che mi ha portato anche a collaborare con artisti molto più formati di me. Non ho comunque mai lasciato lo strumento moderno, cominciando a lavorare anche con l’orchestra della Rai a Torino e affrontando il vario repertorio sinfonico.
Quali stili preferisce suonare? Ha un compositore preferito?
A me la musica piace in tutte le sue forme e penso che ognuno di noi, per un motivo o per l’altro, si senta più vicino a uno stile piuttosto che all’altro. Io, ad esempio, sono vicino alla musica antica e a quella barocca: mi piace molto approfondirne la prassi esecutiva, è un repertorio molto stimolante, di ricerca e di riscoperta. Il bello è che ci sempre sono autori, anche sconosciuti, che stimolano la mia attenzione! Un esempio è Borghi, un bravissimo violinista e compositore del tempo nonostante non sia stato così celebre: gli abbiamo dedicato una pubblicazione cercando di ristudiare la sua vita. Una cosa molto affascinante della musica antica è proprio riscoprire come suonare sia i grandissimi autori che quelli definiti “minori”.
Durante la sua carriera ha viaggiato molto. Ora, in tempi di Covid, cosa le manca di più in ambito musicale?
Sicuramente le cose che mi mancano di più sono i concerti, i concerti con il pubblico! Ci capita di farne alcuni in streaming, però ciò che manca è proprio quella vibrazione del suono dal vivo che produce emozioni, che cattura l’attenzione e che trascina in un’altra direzione. Manca la sensazione di sentire il pubblico che partecipa al concerto, l’energia che manifestano nel sentire ciò che si suona: questa è la forza della musica live, che non morirà mai e che non potrà mai essere sostituita!
Oltre alla musica, coltiva qualche hobby?

Diciamo che oltre alla musica non ho moltissimi hobby, ma ho delle attività che mi permettono di stare bene e di scacciare via lo stress di tutti i giorni. Dato che, fisicamente parlando, la vita di un musicista è un po’ logorante, pratico yoga, mi aiuta molto, mi permette di essere abbastanza elastico e stimola la concentrazione mentale. Negli ultimi anni mi sono appassionato molto al reiki, una disciplina energetica che permette uno scambio e un equilibrio dell’energia interna. Oltre a leggere e a guardare serie televisive, adoro i giochi da tavolo: io e mia moglie siamo appassionati, spesso spegniamo la televisione per giocare insieme!
Che cosa consiglierebbe a qualcuno che desidera intraprendere un percorso musicale di alto livello come il conservatorio?
Prima di tutto consiglierei a tutti di trovare un insegnante che sappia appassionare, che sappia trasmettere la gioia di suonare uno strumento. Le scuole di alta formazione musicale sono sempre una delle opzioni migliori se si aspira ad un percorso come il conservatorio, e se c’è anche la possibilità di suonare con e di fronte agli altri, ben venga! Consiglio sempre di vedere più mondi possibili: più insegnanti, più situazioni, più scuol… anche se c’è il rischio di sbagliare. Sbagliando si impara, si impara a scegliere, a capire cosa è necessario per una persona e per la crescita come musicista. La cosa importante è non perdere mai la né la curiosità né l’interesse, tenendo sempre bene a mente che la musica è una delle cose più belle che possiamo fare!