Il cristianesimo, durante il corso dei secoli, è stato di gran lunga la religione più praticata, ma sicuramente anche la più tormentata: infatti le persecuzioni iniziano subito, con la nascita delle loro prime comunità. Quelle che hanno segnato la storia di questo culto sono sicuramente le oppressioni attuate durante l’impero romano: prima con Nerone che accusò i cristiani del grande incendio di Roma, poi con Traiano, Diocleziano… Questa fase poi cessò con “l’editto di Milano” di Costantino, nel 313, che riconosceva la libertà di culto.
Nell’età moderna ci sono state altre persecuzioni nei confronti dei cristiani: durante la Rivoluzione francese, poi in Messico, con il comunismo in diverse parti del mondo, con il regime cinese e quello nazista.
Ogni anno, dal 1997, Porte Aperte (Open Doors), un’agenzia missionaria cristiana, pubblica “l’Indice mondiale della persecuzione dei cristiani”. Questa lista, chiamata anche “World Watch List”, è una classifica dei 50 Paesi in cui la comunità cristiana è più perseguitata.
Secondo i dati, nel 2021, 1 cristiano su 8 nel mondo viene perseguitato.
L’elenco mostra in ordine gli stati con le situazioni più gravi, tra i primi sette: Corea del Nord; Afghanistan; Somalia; Libia; Pakistan; Eritrea; Yemen.
La Corea del Nord è in testa alla classifica dal 2002. Questo stato è un regime ateo che condanna ogni attività religiosa organizzata perché vista come un possibile ostacolo, le più colpite sono quelle cristiane e buddiste. Se i fedeli non aderiscono a organizzazioni controllate dallo stato, si attuano provvedimenti molto duri, tra questi uno dei più gravi ad oggi, è quello dei campi di “rieducazione” (o di lavoro), dove secondo le stime sono rinchiuse tra le 80mila e le 120mila persone, tra le quali circa 50mila o 70mila cristiani.

Riguardo questi luoghi e la vita al loro interno, nel 2014 è stato tradotto in italiano il libro “Fuga dal campo 14”, che racconta la storia che Shin Dong-hyuk, un fuoriuscito, ha descritto. Parla delle condizioni materiali insufficienti e di pessima qualità, dell’igiene, degli abiti, degli stabilimenti, del lavoro, ma soprattutto della crudeltà e della miseria morale delle persone.
Nell’elenco poi vi sono l’Afghanistan, la Somalia e la Libia che sono accomunate da simili situazioni, ovvero una società islamica radicalizzata, estremismo e instabilità. Qui i fedeli cristiani devono professare la loro fede in segreto e, se vengono scoperti, spesso subiscono pesanti violenze.
Al quinto posto poi vi è il Pakistan, dove la persecuzione non avviene solo attraverso la violenza, ma anche con discriminazioni nella vita quotidiana, con alcune leggi limitatorie nei confronti dei cristiani.
L’Eritrea e lo Yemen hanno un numero altissimo di cristiani nelle prigioni, proprio a causa della loro religione. La situazione è critica per i fedeli in quei luoghi, dove vige un regime tanto duro che infligge torture pesanti e processi non corretti.

Tutte queste realtà terribili sono solo alcune di quelle dei 50 paesi più gravi, e anche questi dell’elenco non sono tutti gli stati dove avvengono persecuzioni nel mondo. Molti non rientrano nella classifica perché con situazioni meno gravi, ma non per questo non sono preoccupanti. La situazione, nel mondo, dei cristiani e dei fedeli di altre religioni è veramente grave e il Covid non è stato di aiuto, anzi ha aggravato.
Si pensava che nel 2021 le auto sarebbero state in grado di volare, e invece siamo ancora qua a giudicare quale religione possa essere professata e quale invece no.
«CHE QUESTA PERSECUZIONE CONTRO I CRISTIANI, CHE IL MONDO CERCA DI NASCONDERE, FINISCA E CI SIA LA PACE.»
Papa Francesco
