Nella nostra guerra al Covid 19, le vaccinazioni sono oggetto di vivaci dibattiti tra chi le sostiene e coloro che invece ne sono contrari.
Già nel Settecento, la comunità scientifica dovette combattere contro il terribile virus del vaiolo, una malattia di origine virale, molto contagiosa, fatale nel 30% dei casi e che deturpava il corpo di coloro che guarivano.


Anche allora, non si conosceva un trattamento specifico in grado di combattere il virus: il merito di aver avuto la prima grande intuizione per poterlo sconfiggere fu di un’aristocratica inglese, Mary Wortley Montagu (1689 – 1762), scrittrice e poetessa, moglie di Edward Wortley Montagu, ambasciatore inglese in Turchia.
La lotta contro il vaiolo ebbe un ruolo centrale nella vita di Lady Mary, lei stessa, infatti, contrasse l’infezione e la sua bellezza fu sfigurata irreparabilmente, mentre suo fratello morì.
Nel 1718, Mary Montagu decise di applicare la “vaiolizzazione”, che lei chiamò “innesto”, a suo figlio di cinque anni, con l’aiuto del medico dell’ambasciata inglese e l’operazione ebbe successo.
La “vaiolizzazione” consisteva nell’inoculazione di virus vivi, presi da pustole di ammalati di vaiolo colpiti in forma leggera. Lady Mary aveva appreso questa pratica durante il suo soggiorno a Costantinopoli, dove si appassionò agli usi locali: all’inizio dell’autunno, le donne anziane facevano il giro delle case, portando con sé un guscio di noce colmo del pus del vaiolo raccolto nelle pustole dei convalescenti e facevano il trattamento a chi lo richiedeva. Consisteva in un’incisione a croce su cinque punti del corpo del paziente, dove si inoculava il siero, poi la ferita veniva chiusa, ne seguiva la febbre e la comparsa di qualche bubbone, che non avrebbe lasciato cicatrici.

La nobildonna, rientrata a Londra, cominciò la sua campagna per la vaiolizzazione e fece pubblicare sui giornali come l’utilizzo di questa pratica fosse efficace per la cura del vaiolo, illustrandola come una procedura sicura per combattere la malattia, ma trovò la grande resistenza della comunità scientifica, soprattutto perché questo metodo apparteneva alla tradizione popolare di un paese orientale e non era frutto di una ricerca condotta in Inghilterra; inoltre, non era immune da rischi, infatti, le persone inoculate potevano contrarre la malattia in forma grave, diventando potenziali sorgenti di contagio.
Nel 1721, quando un’epidemia di vaiolo colpì nuovamente l’Inghilterra, Mary Montagu fece inoculare anche la figlia, come aveva già fatto tre anni prima con il figlio, sovvertendo così, con un incredibile coraggio, le convenzioni mediche del tempo e per la seconda volta l’operazione ebbe successo e altre donne iniziarono ad immunizzare i figli, come per esempio Carolina di Ausbach, principessa di Galles, che decise di sperimentare la pratica dell’inoculazione sulle sue figlie. Per essere sicura del risultato, cercò volontari tra i carcerati di una prigione inglese, con la promessa che sarebbero stati liberati, se non si fossero ammalati e volle ottenere un’ulteriore conferma della validità del metodo testandolo, cinicamente, su di un gruppo di orfanelli.
La prova diede ottimi risultati e la principessa sottopose le due figlie all’inoculazione.
Tre anni dopo, la tecnica dell’inoculazione fu esportata in America, in Russia dove venne utilizzata dalla corte di Caterina di Russia e in Germania, dove il re di Prussia Federico Guglielmo I fece inoculare il principe Federico e tutti i fanciulli delle famiglie nobili.
Nel 1762 il medico Edward Jenner, riprendendo gli studi su casi analoghi a quelli avviati dalla nobildonna, sviluppò la tecnica della “vaccinazione”, più sicura rispetto all’inoculazione, utilizzando, su larga scala, il vaiolo bovino “vaccino”, anziché quello umano, e man mano che la “vaccinazione” prendeva piede, la variolizzazione venne abbandonata.

Jenner dimostrò che una lieve infezione prodotta dal virus del vaiolo vaccino fosse in grado di proteggere da quella molto più grave prodotta dal virus del vaiolo umano.
Anche Jenner, come Mary Montagu, trovò l’opposizione della comunità scientifica, in quanto ritenuta “rivoluzionaria”.
La pratica della vaccinazione iniziò nei primi anni dell’Ottocento e nel giro di un decennio i casi di vaiolo furono ridotti da circa 18 mila a meno di 200.
L’ultimo caso di vaiolo si è verificato in Somalia nel 1977 e solo nel 1980 l’OMS ha dichiarato eradicata questa malattia.
Il nome di Edward Jenner è famoso in tutto il mondo per la scoperta del vaccino contro il vaiolo, mentre il grande intuito ed il coraggio di Lady Mary Montagu sono sempre stati ristretti ad una piccola cerchia di persone.