I conflitti sociali derivati dalla pandemia

Il Covid-19 non solo ha causato un’emergenza sanitaria di livello mondiale, ma ha anche acceso conflitti e rivolte all’interno di alcuni Paesi

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Proteste in tempo di pandemia
Proteste in tempo di pandemia
Tempo di lettura articolo: 4 minuti

Oltre a causare migliaia di vittime, stravolgere completamente la quotidianità, provocare una crisi sanitaria, economica e politica, il Covid ha scatenato non pochi conflitti sociali tra e nelle Nazioni di tutto il mondo. 

Infatti, a distanza da un anno dalla pandemia, superato lo stadio di shock iniziale, in molti Paesi si stanno verificando rivolte, proteste, attacchi terroristici, atti di violenza e manifestazioni contro un regime politico non in grado di gestire la situazione. 

Violenza negli Usa

In Usa dopo il boom mediatico generato dall’uccisione di George Floyd, un afroamericano di soli 46 anni ucciso dalla polizia di Minneapolis il 25 maggio 2020 per una presunta “contraffazione di denaro”, sono seguiti molti altri episodi di violenza sui civili da parte delle forze dell’ordine americane.

Negli Stati Uniti vige la politica secondo cui il possesso di armi da fuoco per difesa personale siano legali e questo fa dello Stato uno dei Paesi con il tasso di violenza più alto al mondo. 

La polizia di Chicago che controlla la situazione durante le proteste

I recenti avvenimenti, che stanno ottenendo tanta visibilità in questi mesi, non sono una novità; già da tempo la polizia americana abusa del suo potere sui cittadini, specialmente gli stranieri, causando la morte di 7.663 persone, ovvero in media 1.100 l’anno e circa 0,34 ogni 100mila abitanti, in sette anni. (Fonte Mapping Police Violence)

Secondo alcuni, il motivo principale di queste violenze è proprio l’ex presidente Donald Trump, che avrebbe, con i suoi discorsi razzisti, propagato l’idea politica di odio e la violenza contro il diverso. 

Proteste in Birmania

In Birmania, Paese situato tra il Bangladesh e l’India, al colpo di Stato organizzato da Min Aung Hlaing, sono seguite numerose manifestazioni pacifiche e non violente da parte dei cittadini che, vestiti di colore rosso (colore associato alla Lega Nazionale per la Democrazia) e cantando “Kabar Ma Kyay Bu”, (la canzone che divenne popolare durante la Rivolta 8888 del 1988) hanno manifestato con atti di disobbedienza civile, scioperi e campagne di boicottaggio contro i militari.

Le proteste pacifiche in Birmania, caratterizzate dai manifestanti vestiti di rosso

Il governo militare ha risposto alle proteste con una sanguinosa repressione, uccidendo centinaia di manifestanti e operando migliaia di arresti.

Una delle conseguenze principali e più disastrose delle rivolte è stato lo sciopero degli operatori sanitari, che ha provocato la chiusura di moltissimi ospedali e ha quasi paralizzato la campagna dei test e dei vaccini per il COVID-19. 

L’origine di questi conflitti sicuramente è profonda e complessa, ma uno dei fattori che li ha incentivati è stata sicuramente la pandemia. I militari hanno visto nel disordine e nella disorganizzazione generale un’opportunità di intervenire con la forza gettando il Paese nel caos totale. 

Attacchi terroristici in Africa

Anche nei Paesi in via di sviluppo le ripercussioni del Covid non hanno tardato a propagarsi; Il 17 aprile, almeno 19 civili sono stati uccisi da un gruppo di uomini armati in un villaggio del Niger occidentale. Si tratta dell’ennesimo assalto nella pericolosa zona definita come “tri-border area”, dove convergono i confini di Burkina Faso, Niger e Mali, una regione costantemente presa di mira dai militanti islamisti che operano nel Sahel.

Le autorità governative sono preoccupate per l’escalation di violenza che si sta verificando nella regione, soprattutto per quanto riguarda gli attacchi contro i civili che, dall’inizio del 2021, hanno causato la morte di più di 300 persone in Niger occidentale.

Il 21 marzo, un gruppo di uomini armati ha ucciso 137 civili nella regione di Tahoua, nel Sud-Ovest del Niger, meno di una settimana dopo che 58 persone hanno perso la vita in un attacco in un villaggio situato nella vicina regione di Tillabéri. Il 15 marzo è avvenuto un altro assalto, ancora una volta nel Tillaberi, in cui hanno perso la vita 58 persone. Nella medesima regione, il 2 gennaio, un gruppo di jihadisti ha fatto incursione in due villaggi uccidendo almeno 100 civili, uno degli episodi più letali nella storia recente del Paese.

Anche in questo caso la crisi sanitaria, politica e le tensioni militari sono state amplificate dall’arrivo del virus e dalla mancanza di risorse per combatterlo. 

Alcuni Stati europei, tra cui Francia e Germania stanno pensando di stanziare le loro truppe nella regione per intervenire sulle violenze e gli assalti.

In Italia, sebbene in maniera più contenuta le ripercussioni dei continui lockdown non tardano a farsi sentire attraverso gli imprenditori di tutti i settori. Migliaia di ristoratori, commercianti, tassisti, ambulanti sono scesi nelle piazze a manifestare un disagio sociale ed economico che stanno vivendo. Le continue chiusure e le restrizioni sempre più rigide hanno messo a tappeto moltissime realtà commerciali nel nostro Paese, e i cittadini non ne possono più.

Una delle manifestazioni dei ristoratori in Italia

Anche il mondo dello spettacolo è stremato dalla situazione è sopratutto dalla mancanza di certezze. A un anno dalla chiusura è stato stabilito che, nel rispetto delle norme Covid e mantenendo il coprifuoco alle 22, cinema e teatri potranno riaprire in zona gialla, con una capienza massima del 25% del totale posti che il luogo permetterebbe.

Questi sono solo alcune delle catastrofiche conseguenze che la pandemia ha scatenato nel mondo, per questo è importante ricordare che la violenza non risolve nulla, può solo contribuire ad aggravare la già complicata situazione. 

Un governo saldo e responsabile è il primo passo per uscire dal lockdown e speriamo che, con il recente avvio della campagna di vaccinazione, tutto questo finirà presto.

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Sono una studentessa al secondo anno di liceo classico alle Stimate, mi chiamo Mariavittoria e abito nella provincia di Verona. Sono una persona solare e cerco sempre il lato positivo delle cose, mi piace contagiare gli altri con l’entusiasmo e vedere in loro la serenità che provo a trasmettere. Nel tempo libero mi piace disegnare, ascoltare musica di vari generi e trovare sempre nuovi passatempi, ma più di tutto mi piace dormire. Pratico uno sport a livello agonistico tre volte a settimana e partecipo a diversi corsi extrascolastici. Il fine settimana (oltre a dormire molto) cerco di “staccare la spina” dalla frenesia di tutti i giorni e mi distraggo uscendo con gli amici e guardando serie tv. Non ho un’idea precisa su un eventuale professione dopo gli studi, ma ciò a cui aspiro è trovare un lavoro che mi piaccia e, soprattutto, che mi permetta di viaggiare il più possibile. Mi piacerebbe molto fare l’esperienza di studio all’estero durante il liceo.

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