Francesco Facchini e il mobile journalism

Si è svolta lunedì 26 aprile la seconda riunione della nostra redazione Ermes a tu per tu con ospiti esterni che ci raccontano la loro vita giornalistica. Questa volta è stato il turno di Francesco Facchini, esperto di mobile journalism, il quale ci ha dato la sua preziosissima testimonianza.

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L'incontro con Francesco Facchini.
L'incontro con Francesco Facchini.
Tempo di lettura articolo: 3 minuti

Anche questa settimana, per approfondire la professione giornalistica (soprattutto nell’ambito del mobile journalism), noi di Ermes abbiamo incontrato un esperto in questo campo, si tratta nientemeno che di Francesco Facchini, con il quale abbiamo avuto un dialogo molto positivo all’insegna di ciò che ha influenzato e cambiato la sua vita, ovvero lo sport e lo smartphone.

Biografia

Francesco Facchini, nato a Milano nel 1971 e cresciuto a Udine, è laureato in Scienze Politiche e svolge la professione di giornalista professionista dal 2002. In lui è forte la passione per lo sport. Ha partecipato in prima persona a molti eventi sportivi mondiali come il Mondiale di calcio del 1998 o le Olimpiadi del 2006 e 2008; inoltre non ha mancato di incontrare e intervistare molti personaggi celebri dello sport come Totti ma anche della cultura Piero Angela.

Poi, i tempi sono cambiati e lui con loro. Francesco ha visto nei telefoni cellulari uno strumento in grado di creare contenuti e ha deciso di cavalcare la digitalizzazione diventando mobile content creator. Dal 2016 ha scelto di studiare e divulgare in Italia il mobile journalism e l’uso delle nuove tecnologie, anche insegnando in molte prestigiose università italiane. Oggi Facchini è un giornalista, un produttore di contenuti, un consulente e uno studioso dei media e della comunicazione. 

Francesco Facchini

La sua testimonianza

«Io ho sognato questo mestiere fin da quando ero piccolo, è dall’età di cinque o sei anni che mi mangiavo la telecronaca sportiva di Bruno Pizzul – così si è subito espresso Francesco Facchini durante l’incontro – Sognavo di raccontare le storie di sport e in seguito sono stato umile testimone di fatti storici tra i quali la rivoluzione digitale».

Ci viene raccontato che il suo sogno inizia a prendere forma quando, all’età di sedici anni, il suo parroco, il quale era tesserato all’ordine dei giornalisti, apprende da lui il desiderio di diventare giornalista e lo porta subito dal direttore del giornale diocesano di Udine dove inizierà a pubblicare i suoi primi articoli. Lì è iniziata la carriera che fatto realizzare i suoi sogni.

Ha scritto in seguito per “Il messaggero veneto” e “Il piccolo” di Trieste, dove parlava del calcio professionistico, per proseguire poi in radio, ad Eurosport International, al Corriere della Sera, a Sky e al giornale “Metro”. Una carriera non indifferente. Poi è arrivata la tecnologia che gli ha cambiato la vita lavorativa e dal 2012 ha iniziato a usare gli smartphone per creare video e contenuti. La sua vita non è stata esente da problemi e difficoltà personali, ma con la determinazione tutto è possibile. Questa strada gli ha cambiato la vita drasticamente, infatti da allora è stato tra i pionieri di mobile journalism in Italia, ha fatto corsi, conferenze, ha scritto libri e ha creato varie piattaforme come Algoritmo umano.it

Durante la sua vita ha conosciuto tutti i telecronisti famosi, tra cui Bruno Pizzul, ma quelli di oggi non gli piacciono. «I telecronisti di oggi non ti raccontano la partita, ti vendono la partita, che è una cosa diversa», a suo parere i cronisti del passato erano più sinceri sull’andamento della partita e più naturali. Oggi, anche se una partita va male, ci si sente comunque dire che è andata bene.  

Il dialogo si è poi spostato sul mobile journalism. Non ha mancato di darci consigli visto che questo è il campo in cui il nostro giornale e la nostra redazione lavora. Ci ha spiegato tutte le possibilità dell’uso del telefono nella creazione di video aprendoci un mondo. Secondo Facchini questo tipo di giornalismo permette di sfruttare a pieno i tempi morti per editare un video o preparare un articolo. Un vantaggio che lui stesso ha più volte provato in passato: “Io consegnavo il mio video montato dal tablet mentre le troupe televisive dovevano consegnare la cassetta in redazione».

Francesco è riuscito a trasmetterci le sue emozioni, la sua fatica e la sua esperienza in una maniera incredibile, regalandoci uno spunto alternativo del giornalismo, e per questo lo ringraziamo. 

L'incontro con Francesco Facchini.
L’incontro con Francesco Facchini.

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