Il 1 maggio, festa dei Lavoratori, la Rai ha trasmesso in diretta un evento, Concertone, organizzato da Cgil, Cisl e Uil per supportare i lavoratori del mondo della musica che hanno sofferto parecchio durante la pandemia.
Durante lo spettacolo, condotto da Ambra Angiolini e Stefano Fresi, uno dopo l’altro, 40 artisti internazionali si sono esibiti sul palco e tra questi proprio Fedez, che ha scatenato un boom mediatico in seguito al suo monologo contro la censura delle reti televisive esprimendo anche il suo supporto per l’approvazione del Ddl Zan.
Dopo essersi esibito con due dei suoi ultimi pezzi, Problemi con tutti e Bimbi per strada, Fedez si mette a recitare un monologo che lascia tutti a bocca aperta; poco prima, infatti, la Rai aveva caldamente intimato al cantante di censurare nomi ed “espressioni troppo azzardate” riguardo il discorso preparato per supportare la nuova proposta di legge Ddl Zan, che indica una serie di “misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”.
In primis il rapper cita la Lega per la sua opposizione al Ddl Zan, elencando frasi omofobe pronunciate o scritte da leghisti, con rispettivi nomi e cognomi dei loro autori.
Subito dopo, Fedez si riferisce all’attuale Presidente del Consiglio Mario Draghi, per chiedergli di dedicare ai lavoratori dello spettacolo la stessa attenzione riservata al calcio: «Caro Mario, capisco che il calcio è fondamentale per il gran numero di lavoratori che coinvolge, ma non dimentichiamo che il numero dei lavoratori nello spettacolo si equivale. Qualche parola in difesa di un settore decimato da questa emergenza e regolato da normative risalenti agli anni Quaranta non sarebbe male. Come si è opposto alla Superlega sarebbe gradito un suo intervento per il mondo dello spettacolo».
Conclude il discorso riferendosi agli antiabortisti, il senatore Pillon e il Vaticano che avrebbe investito in un’azienda che produce la pillola del giorno dopo: «Non vi siete accorti che il nemico ce l’avete in casa». Termina l’intervento con il brano Bella storia.
Nei giorni successivi moltissimi personaggi pubblici hanno condiviso il video del monologo sui social, scatenando la reazione della Rai per prima, ma anche di alcuni politici molto in vista nel nostro Paese.
Dopo che la Rai ha smentito una prima volta l’accusa di censura, Fedez ha pubblicato sulle sue storie di Instagram la registrazione della telefonata che, come ha detto, aveva fatto proprio nell’eventualità che accadesse ciò.
Il dibattito non è finito qui, perché nei giorni successivi Fedez ha dovuto far fronte alle accuse che lo vedevano coinvolto in frasi omofobe e “comportamenti incoerenti”, secondo cui nel testo della canzone faccio brutto, uscita nel 2013, il cantante aveva scritto: «Ho un odio represso verso tutte le persone gay, ma poi limono con la foto del cantante dei Green Day». Questo aveva poi smentito le accuse spiegando che tutto il testo della canzone è sviluppato in modo da renderlo una parodia contro le istituzioni.
La Rai però non ha sorvolato la piccola rivolta creata dal cantante tanto che Franco Di Mare, direttore di Rai3, ha affermato che “la vicenda Fedez-Rai al Concertone ha creato molto rumore, ma era una vicenda basata fondamentalmente sulla manipolazione dei fatti, che nelle intenzioni di chi l’ha orchestrata avrebbe dovuto dimostrare una sorta di censura da parte della Rai nei confronti di un artista, censura che non c’è mai stata”.
In ogni caso il gesto di ribellione attuato da Fedez ha avuto un grande impatto, soprattutto sui giovani, stanchi di sottostare a delle regole fatte per censurare, nascondere il marcio. Il coraggio di una persona che, nonostante la sua fama, si è esposto in nome della trasparenza sarà l’inizio di una rivoluzione?