Al centro della frazione di Azzano si trova l’antica villa Malaspina, che oggi, dopo un restauro durato anni, ospita l’omonimo hotel a quattro stelle. Il restauro ha conservato le tracce del passato di quella che per secoli fu dimora di membri dell’importante casata dei Malaspina.
I primi documenti, del 1300, ci riportano a un certo Spinetta Malaspina, importante uomo politico e condottiero del tempo che, lasciati i suoi possedimenti in Lunigiana a seguito di sconfitte politiche e militari, si trasferì a Verona mettendosi al servizio degli Scaligeri.
Quando Spinetta attraversava a cavallo le pianure a sud della città, aveva bisogno di un luogo dove cambiare i cavalli: per questo aveva probabilmente preso in affitto una stalla, forse con annessa una cascina, proprio ad Azzano.
Prima di morire, nel testamento scritto nel 1352, si ricorderà anche degli stallieri di Azzano a ciascuno dei quali lascerà una libbra di denari veronesi piccoli ciascuno.
Le terre dei Malaspina ad Azzano
Gli eredi di Spinetta più tardi acquisteranno quelle terre e costruiranno la loro dimora proprio accanto alla famosa stalla, anzi in aderenza a quella: per questo ancora oggi il complesso di villa Malaspina si presenta con un corpo centrale parallelo alla strada (la nuova costruzione) e con un altro perpendicolare al primo, che si prolunga verso la strada (probabilmente la famosa preesistente stalla di Spinetta).

Nei secoli alla casa si aggiungeranno edifici per i contadini, granai, fienili, portici (poi murati), perfino un essiccatoio legato alla coltivazione del tabacco.
Ma quella casa non vide solo i cavalli di Spinetta o i suoi eredi alle prese con problemi architettonici: assistette anche a fatti misteriosi che dovettero creare non poco subbuglio fra la tranquilla popolazione di Azzano.
L’unione tra Malaspina e Gonzaga
L’11 novembre 1670 Luigia Gonzaga e Ippolito Malaspina si sposano; il loro non è un matrimonio qualsiasi, anzi è una celebrazione piena di sfarzo e ricchezze, come si addice a famiglie nobili come quelle dei duchi di Mantova e come quella dei discendenti del famoso Spinetta.
Carlo, padre di Luigia, ha ereditato dai genitori il principato di Solferino e Giovanni, padre di Ippolito, è molto ricco, colto e stimato. Vive in un palazzo a lato della Chiesa di San Fermo.
Dopo le nozze Luigia viene condotta al palazzo veronese dove abita Ippolito e qui i festeggiamenti sono caratterizzati da una grande ricchezza: vengono sparati fuochi d’artificio, molti servitori accolgono la sposa e le viene dato ogni genere di oggetti preziosi; riceve carrozze, livree, gioie in quantità mai viste prima. Insomma apparentemente il matrimonio tra i due dovrà essere veramente felice, ma non sarà così.

Infatti si tratta di un matrimonio combinato, pratica molto diffusa tra le famiglie nobili dell’epoca, e ben presto arriveranno i guai.
I comportamenti della principessa si rivelano subito molto ambigui e denotano un carattere arrogante e violento, tanto che una sera viene arrestata e bandita dalle terre veneziane per aver forzato il dazio alle porte della città.
Il suocero Giovanni e il marito Ippolito intendono riparare subito all’incidente “diplomatico”: si danno da fare e dopo tre anni Luigia fa ritorno a casa.
Da questo momento in poi la situazione precipita drasticamente e Luigia, avendo nel periodo di allontanamento assaporato la libertà, condizione che non ha mai avuto prima, un giorno dopo un altro litigio col marito che non considera i suoi sentimenti, abbandona i tre figli, fugge e si stabilisce nella villa di Azzano.
Fino a questo momento i Malaspina hanno sopportato tutti questi comportamenti strani, ma adesso desiderano che si tolga di mezzo e abbandoni le loro terre. Ma non sanno come fare.
La fuga della marchesa
Ad Azzano Luigia si nasconde e finge che la casa sia disabitata ma i vicini ogni sera vedono due servi abbandonare la casa e sono certi che la donna sia dentro.
La svolta arriva il 16 luglio 1685: si sentono urla e spari. E’ Luigia che ha colpito uno dei due servi, Marco. La notizia si diffonde nel piccolo paese e, spaventati dagli spari, alla casa giungono alcuni signori del luogo insieme ai braccianti.
Il giorno seguente viene chiesto al domestico e alla marchesa di raccontare la versione dei fatti: la marchesa riferisce che era convinta che in casa fossero presenti il marito e due compagni pronti a ucciderla; questo in realtà era solo un sospetto di Luigia, che era ossessionata dal marito e ogni giorno temeva che le sarebbe capitato qualcosa.
Il marito dovrà pagare le spese per il servo finito in ospedale e porgergli le sue scuse.
Luigia ne combinerà ancora delle sue finchè non morirà, prima del marito che a quel punto all’età di ottant’anni si risposerà.