Al lago di Resia, in Val Venosta, Trentino Alto Adige, sono in corso alcuni lavori di manutenzione e così il livello dell’acqua è stato abbassato, e il bacino idrico in parte svuotato. Per questo motivo sono tornati alla luce i resti del paesino che venne sommerso nel 1950.

La sua storia è legata alla Montedison, importante gruppo industriale e finanziario italiano, che tra il 1949 e il 1950 creò il bacino artificiale del Lago di Resia per la produzione di energia elettrica.
In questa zona, una volta, si trovavano tre laghi naturali: quello di Resia, il Curon e il San Valentino alla Muta. Nel 1950, vennero unificati con la costruzione di una diga.
Per la sua realizzazione i circa 2000 abitanti del paese di Curon furono costretti ad andarsene e a trasferirsi lì vicino, dove il paese venne ricostruito, e il borgo, con 163 case, fu allagato e sommerso. Le popolazioni locali si opposero e chiesero aiuto anche al Papa, ma nonostante i loro sforzi nulla poté impedire la creazione di quella diga e la distruzione delle loro proprietà. L’unico edificio sopravvissuto fu l’antica Chiesa romanica di Santa Caterina d’Alessandria, risalente al 1357, di cui è visibile solo il campanile, che tutt’oggi emerge dall’acqua, regalando in tal modo uno spettacolo agli occhi e diventando una delle più grandi attrazioni della provincia di Bolzano.

Si direbbe un vero e proprio luogo delle fiabe. D’inverno, quando il lago si ghiaccia, è possibile raggiungere il campanile a piedi. D’estate, si possono fare numerose attività: escursioni nella natura, vela, kitesurf, gite in canoa e kayak.
A renderlo ulteriormente famoso, negli ultimi anni, ha contribuito la fortunata serie tv Netflix “Curon”, uscita nel giugno 2020, che racconta la vicenda di una madre che fa ritorno nell’omonimo villaggio insieme ai suoi figli. Una serie drammatica, che sicuramente ha attirato ancora più turisti.
A ricordare il triste passato del paese, rimangono solo le testimonianze degli anziani e una leggenda che narra che, nelle notti d’inverno, si sentano ancora suonare le campane.